giovedì, Aprile 25, 2024

Israele Russia 2021: ministro degli Esteri vola a Mosca

Israele e Russia tornano a incontrarsi dopo il colloquio tra Lavrov e un esponente parlamentare del gruppo di Hezbollah. Lo ha riferito una fonte diplomatica israeliana che si chiede se la tempistica sia studiata o sia una mera coincidenza. Ecco cosa succederà nei prossimi giorni.

Israele Russia: quali premesse?

A breve un vertice tra Israele e Russia. Lunedì, il ministro degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi è volato a Mosca dove mercoledì incontrerà il suo omologo a Mosca. Lo riferisce una fonte interna alla rappresentanza diplomatica israeliana che avanza dubbi sulle tempistiche. L’incontro infatti si terrà a soli due giorni dal meeting tra il ministro degli Affari Esteri russo, Sergej Lavrov, e Mohammad Raad. L’esponente a capo del blocco di Hezbollah nel parlamento libanese. Lo conferma anche l’agenzia statale russa TASS. Eppure, in passato il ministro israeliano aveva cercato di influenzare l’opinione pubblica internazionale affinché Hezbollah venisse considerato un “organizzazione terroristica”. Ivi compresa la sua attività politica. Anche se il Cremlino non ha mai accolto l’invito. Al contrario, i funzionari russi hanno dichiarato di considerare legittimo il gruppo di militanti filo-iraniani.

Coincidenze?

Comunque sia, la fonte diplomatica israeliana ha mostrato una certa circospezione sull’incontro tra il ministro russo e il rappresentante di Hezbollah. A instillare il dubbio sarebbero proprio le tempistiche. Errore di calcolo o coincidenza? Il ministro degli Esteri israeliano è più propenso per la seconda ipotesi. Ashkenazi incontrerà il suo omologo russo mercoledì e di sicuro gli chiederà di cosa è stato discusso col rappresentante di Hezbollah, Mohammad Raad. Inoltre, i rispettivi ministri degli esteri dovrebbero discutere di questioni diplomatiche e di sicurezza. Tra cui proprio l’Iran. In particolare, la Russia sosterrebbe un rientro degli Usa al tavolo dei negoziati sul nucleare iraniano. Mentre sarebbe un’ipotesi osteggiata da Tel Aviv. A tal proposito, lo stesso Netanyahu aveva dichiarato: “Con o senza un accordo, faremo di tutto affinché l’Iran non si doti di armi nucleari“.


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Torna il nucleare?

Nel 2015 l’Iran aveva idee ben precise su come avviare il proprio programma nucleare. Eppure, il risultato scaturito dai negoziati aveva fortemente ridimensionato le sue aspettative. Se non altro, la firma del piano d’azione globale avrebbe consentito un allentamento delle sanzioni occidentali. Ma le trattative tra lo Stato sciita e i membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu (più la Germania) e Ue non sono sopravvissute a lungo. Lo dimostra il ritiro unilaterale dell’amministrazione Trump nel 2018. Di lì in poi la situazione è costantemente degenerata. Non solo perché Washington ha ripristinato le sanzioni contro Teheran con l’accusa di trasgredire gli accordi. Ma anche perché questo fatto aveva irritato le autorità iraniane che hanno cominciato di fatto a violare i termini del Jcpoa. Come? Portando l’arricchimento dell’uranio oltre le soglie pattuite. E passando così dal 3.67% al 20% nell’impianto di Fordow. Una percentuale che potrebbe impiegarsi per lo sviluppo di armi nucleari.

Gli attriti

Di conseguenza, a dicembre il governo iraniano aveva approvato una legge per implementare l’arricchimento dell’uranio e interrompere le ispezioni dell’Aiea. Ossia l’organismo internazionale incaricato di sorvegliare il rispetto dei termini del negoziato del 2015. Ma la situazione si era ulteriormente incrinata a seguito dell’uccisione (attribuita a Israele) del famoso scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh. Una figura chiave del programma iraniano e che Teheran avrebbe vendicato. Mentre a gennaio i media israeliani avevano suggerito l’ipotesi che la nuova amministrazione democratica Usa fosse in procinto di riprendere l’accordo. Seppur con qualche modifica. Illazione a cui il capo di Stato maggiore IDF, il tenente generale Aviv Kohavi, aveva commentato risoluto che “tutto ciò che assomiglia all’attuale accordo o a una sua versione migliorata” sarebbe comunque “inaccettabile” per Israele.


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Israele Russia: cosa fare della Siria?

Ma un’altra questione in agenda sarà sicuramente la situazione in Siria. Per la fonte diplomatica israeliana, infatti, i due ministri degli Esteri potrebbero discutere dei tentativi russi di recuperare i corpi degli israeliani dispersi in azione nel paese. Ad esempio le spoglie della spia Eli Cohen. Per di più, Ashkenazi avrebbe intenzione di raggiungere un accordo vincolante per Mosca in base al quale la Russia dovrebbe riconoscerebbe i “passaporti verdi” israeliani. Così sono chiamati i certificati rilasciati alle persone che hanno sviluppato gli anticorpi per il Covid-19. Perché guarite o vaccinate. Eppure, il ministero della Salute israeliano non ha ammesso l’utilizzo dello SputnikV, il vaccino russo. Del resto, ha riferito la fonte diplomatica, Israele aveva proposto un test sierologico ai cittadini russi interessati a visitare il Paese.


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Israele Russia: cosa pensa Mosca?

Dal canto suo, Lavrov ritiene che nella discussione rientreranno anche altri temi. Tra cui “i tentativi di contrastare la revisione della storia e dei risultati della seconda guerra mondiale“. In effetti la Russia come altri paesi dell’Europa orientale, in particolare la Polonia, erano stati accusati di aver svolto un ruolo di primo piano nel secondo conflitto mondiale. E nella Shoah, il genocidio del popolo ebraico da parte della follia nazista. Inoltre, il dicastero russo ha suggerito che i rispettivi ministri si confronteranno anche sulle sorti del conflitto israelo-palestinese. Intanto, Lavrov ha ribadito la disponibilità di Mosca come mediatrice di una soluzione confacente per entrambi gli Stati. Secondo il programma, Ashkenazi dovrebbe deporre una corona di fiori presso la Tomba del Milite Ignoto a Mosca prima dell’incontro con il suo omologo. Inoltre, il ministro israeliano parteciperà alla cerimonia di inaugurazione di un Memoriale dell’Olocausto presso l’ambasciata israeliana in Russia.


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