Agli inizi del 1940 i nazisti cominciarono a radunare oltre 3 milioni di ebrei e a stiparli in ghetti dislocati in varie città della Polonia. Il ghetto di Varsavia vantava la più alta concentrazione di ebrei, ben 380.000, e si trovava nel centro della città. Quegli ebrei erano destinati al campo di sterminio di Treblinka. Molti di questi morirono di stenti prima che la massiccia deportazione avesse luogo. Quando cominciò la dislocazione, i sopravvissuti decisero di non opporre resistenza, credendo che i loro amici e parenti venissero indirizzati verso i campi di lavoro. Una volta appreso che la lenta marcia avrebbe avuto come destinazione i campi di morte, gli ebrei rimasti organizzarono diversi gruppi di resistenza.
Il 19 aprile, durante la otto giorni di Pasqua ebraica, i soldati nazisti marciarono per le vie del ghetto. Giunti in prossimità di un crocicchio, si videro piovere addosso granate, bottiglie incendiarie e proiettili. Costretti alla ritirata, i nazisti fuggirono, lasciando il ghetto nelle mani dei gruppi di resistenza organizzata.
Appresa la notizia, Himmler, comandante delle SS, ordinò al Brigadeführer Jurgen Stroop di radere al suolo il ghetto. Stroop, forte dei 2.090 soldati a disposizione, prese il comando e, il 17 aprile, entrò nel ghetto con due autoblindo, un carro armato, cannoni antiaerei e un cannoncino leggero. Incredibilmente gli insorti riuscirono a far fronte all’artiglieria e all’ingente numero di soldati, respingendo l’ondata.

Il 20 aprile la battaglia entrò nel vivo. La resistenza adottava una tattica ben studiata: mentre un gruppo appostato all’interno degli edifici sparava sui nazisti, un altro gruppo usava i passaggi sotterranei per prendere il nemico alle spalle. Tattica che funzionò egregiamente, almeno finché Stroop non mangiò la foglia e ordinò ai suoi di allagare i sotterranei.
Il giorno seguente, dopo una notte passata a rimuginare, i nazisti sorpresero gli insorti nella parte est del ghetto. Penetrarono negli edifici e catturarono gli ebrei che li occupavano. I più fortunati fuggirono lasciandosi dietro una scia di proiettili e granate incendiarie ma, alla fine della giornata, la stima degli ebrei catturati e deportati ammontava a 5.200.
Nei due giorni seguenti i nazisti continuarono a distruggere i passaggi sotterranei e ad aggiungere uomini ai reparti dediti al rastrellamento. Uccisero 230 ebrei. Il 24 aprile Stroop ordinò ai suoi di radere al suolo tutto quello che incontravano. I soldati tedeschi incendiarono le abitazioni sgombere e continuarono ad avanzare, ma la resistenza non accennava a mollare.
Il 27 aprile ventiquattro gruppi d’assalto, divisi in piccole unità, catturarono 780 ebrei che si nascondevano nei sotterranei e uccisero quelli che opposero resistenza. Commovente la lettera che il comando dello ZOB, il movimento di resistenza che combatteva nel Ghetto, scrisse ai rappresentanti del governo di Londra a Varsavia: «Il rispetto e l’ammirazione della popolazione polacca ci danno coraggio, e la simpatia che voi ci testimoniate ci commuove, ma ciò che aiuterebbe assai di più, a noi che siamo decisi a lottare fino all’ultimo, sarebbe che voi ci deste armi e munizioni che avete in abbondanza e delle quali non fate uso.»

Le richieste non ebbero seguito, ma gli insorti non si scoraggiarono e, nella notte tra il 30 aprile e 1° maggio, prepararono un serie di attacchi che andarono a segno. Alcuni gruppi partigiani polacchi attaccarono la zona occupata dai tedeschi, sottraendo armi e munizioni per la resistenza e trovando il tempo per alcune azioni di salvataggio.
Quella fu l’ultima azione eroica dei dannati di Varsavia. I combattimenti andarono avanti per altre due settimane, con i tedeschi che sgretolavano i rifugi degli insorti servendosi della dinamite. Il 16 maggio Stroop annunciò che “il quartiere ebraico aveva cessato di esistere.” Come ultima dimostrazione di forza, Himmler ordinò ai suoi di distruggere la grande sinagoga, costruita nel 1877, e di demolire quanto del Ghetto era rimasto in piedi. Le macerie divennero il luogo perfetto per esecuzioni di ostaggi e prigionieri.
Il rapporto finale di Jorgen Stroop fu di 56.065 ebrei catturati: 13.000 morti nel corso della rivolta e i restanti inviati ai campi di concentramento.