La destra di Israele scende in piazza per manifestare in difesa della riforma della giustizia voluta dal governo del primo ministro Benjamin Netanyahu. La riforma è molto contestata dall’opposizione, che afferma che indebolirebbe la democrazia israeliana.
La destra di Israele in piazza in difesa della riforma della giustizia
Decine di migliaia di israeliani di destra sono scesi nelle strade di Gerusalemme per mostrate il loro sostegno alla controversa riforma della giustizia e al governo del primo ministro Benjamin Netanyahu. Fuori dal parlamento israeliano si è radunata una folla di persone, molte delle quali portavano la bandiera nazionale bianca e blu di Israele. Alcuni hanno calpestato un tappeto che mostrava i volti del presidente della Corte Suprema di Israele e dell’ex procuratore generale. Molti manifestanti indossavano spille e tenevano bandiere a sostegno dei partiti politici israeliani di estrema destra. Netanyahu, che non ha preso parte alla dimostrazione, ha scritto su Twitter di essere “profondamente commosso dall’enorme sostegno del campo nazionale venuto a Gerusalemme in massa questa sera”.
L’opposizione protesta da 16 settimane contro la riforma
La manifestazione ha rappresentato una risposta alle proteste che da 16 settimane si svolgono in tutto Israele contro la riforma della giustizia, una riforma che sta spaccando in due il Paese. La riforma proposta dal governo darebbe a Netanyahu, che è sotto processo con l’accusa di corruzione, e ai suoi partner della coalizione di estrema destra e ultraortodossi l’ultima parola nella nomina dei giudici della nazione. Darebbe anche al parlamento, che è controllato dai suoi alleati, l’autorità di ribaltare le decisioni della Corte Suprema e limitare la capacità della corte di rivedere le leggi.
Gli oppositori hanno affermato che il piano è una presa di potere che indebolirebbe la democrazia israeliana e il suo sistema di controlli ed equilibri, concentrando l’autorità nelle mani del primo ministro e dei suoi alleati. Alla fine di marzo, Netanyahu ha annunciato di aver deciso di posticipare la riforma della giustizia dopo proteste senza precedenti e l’appello del presidente Isaac Herzog.
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