venerdì, Aprile 19, 2024

Ipazia : ”astro incontaminato della sapiente cultura”

«Per la magnifica libertà di parola e di azione che le veniva dalla sua cultura, accedeva in modo assennato anche al cospetto dei capi della città e non era motivo di vergogna per lei lo stare in mezzo agli uomini: infatti, a causa della sua straordinaria saggezza, tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale»
(Socrate Scolastico, cit., VII, 15)

Ipazia d’Alessandria fu filosofa, astronoma, matematica, ma prima di ogni cosa è stata una donna. Proprio questo suo ultimo ruolo, di rarezza e bellezza incommensurabile, ha un posto rilevante e stupefacente nella storia e nella scienza greca. Ipazia è una donna che vive la sua vita fra scienza, libertà e sofferenza. E mentre ci avviciniamo all’8 marzo, è doveroso prenderla come esempio di forza femminile nella storia del mondo.

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Illustrazione di ”Bambine ribelli’‘ , storia per bambine di donne che ce l’hanno fatta

La vita

Nasce ad Alessandria d’Egitto, il Suda ( l’enciclopedia storica greca più importante per la cultura classica) riporta che
«fiorì durante il regno d’Arcadio» , quindi presumibilmente dal 395 al 408. Ma la principale fonte sono le lettere che il dedito allievo Sinesio le inviava. Sappiamo anche del profondo legame col padre Teone, scienziato anch’esso. Secondo Filostorgio fu iniziata alle scienze dal padre, ma «ella divenne migliore del maestro, particolarmente nell’astronomia e che, infine, sia stata ella stessa maestra di molti nelle scienze matematiche» . Per questo prese il suo posto come capo della Scuola d’ Alessandria, e in quanto donna fu la sua prima , grande, vittoria. Non sono stati ritrovati suoi scritti, eppure sappiamo che non solo rese la Scuola di

Alessandria una scuola di libero pensiero, ma che perfezionò le nozioni astronomiche e geo-scientifiche : secondo ciò che Sinesio scrive, fu lei ad inventare l’idroscopio:
« un tubo cilindrico avente la forma e la misura di un flauto. In linea perpendicolare reca degli intagli, a mezzo dei quali misuriamo il peso dei liquidi. Da una delle estremità è otturato da un cono fissato strettamente al tubo, in modo che unica sia la base di entrambi. È questo il cosiddetto barillio. Quando s’immerge il tubo nell’acqua, esso rimane eretto e si ha in tal modo la possibilità di contare gli intagli, i quali danno l’indicazione del peso» , come riporta delle sue lettere.

La filosofia

Ipazia, secondo Socrate Scolastico, «era giunta a tanta cultura da superare di molto tutti i filosofi del suo tempo, a succedere nella scuola platonica riportata in vita da Plotino e a spiegare a chi lo desiderava tutte le scienze filosofiche. Per questo motivo accorrevano da lei da ogni parte tutti coloro che desideravano pensare in modo filosofico» , essa escluse la corrente magico-teurgica proposta da Giamblico , che non era ostile al cristianesimo. Ipazia, dopo esser giunta al possesso delle scienze, sembra si sia interessata alla filosofia, alla vera filosofia: essa , secondo alcune fonti, indossava un mantello , correva in strada e spiegava le teoria di Platone e Aristotele a chiunque volesse ascoltarla. Sinesio, infatti, scrive «non si mosse alla ricerca dell’essere e del divino attraverso un discorso retorico-dimostrativo che costruisce il vero facendo a meno dei fenomeni e dell’esperienza»

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Muore come martire della libertà di pensiero

Durante il violentissimo scontro fra ilo vescovo Cirillo e il prefetto Oreste, Ipazia venne presa di mira dai cristiani: come riferisce Socrate Scolastico «s’incontrava alquanto di frequente con Oreste, l’invidia mise in giro una calunnia su di lei presso il popolo della chiesa, e cioè che fosse lei a non permettere che Oreste si riconciliasse con il vescovo»

Durante la quaresima, nel marzo del 415
«dall’animo surriscaldato, guidati da un predicatore di nome Pietro, si misero d’accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l’ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli. Questo procurò non poco biasimo a Cirillo e alla chiesa di Alessandria. Infatti stragi, lotte e azioni simili a queste sono del tutto estranee a coloro che meditano le parole di Cristo»

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Linciaggio e uccisione di Ipazia, 8 marzo 415

Morta l’8 Marzo, Ipazia d’Alessandria è una martire della libertà di pensiero. Donna, scienziata, filosofa, e vittima sacrificale dei suoi ideali: riesce a riecheggiare nell’eternità come colei che , contro ogni dubbio e sessismo, è riuscita a sollevare il ruolo della donna verso l’eccelso. Muore in sofferenza, vive fra la scienza, e per sempre.

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La magnifica
Rachel Weisz è Ipazia nel film “Agorà”
«ὅταν βλέπω σε, προσκυνῶ, καὶ τους λόγους.
τῆς παρθένου τὸν οἶκον ἀστρῷον βλέπων
εἰς οὐρανὸν γάρ ἐστι σοῦ τὰ πράγματα,
Ὑπατία σεμνή, τῶν λόγων εὐμορφία,
ἄχραντον ἄστρον τῆς σοφῆς παιδεύσεως.»
«Quando ti vedo mi prostro davanti a te e alle tue parole,
vedendo la casa astrale della Vergine,
infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto
Ipazia sacra, bellezza delle parole,
astro incontaminato della sapiente cultura.»
(Pallada, Antologia Palatina, IX, 400)

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