Una delle cose straordinarie dell’ordine economico globale dalla seconda guerra mondiale è stata la flessibilità dei governi nel rispondere a gravi crisi. Dalla stagflazione al crollo del regime valutario di Bretton Woods negli anni ’70 alla crisi finanziaria asiatica degli anni ’90 alla crisi finanziaria globale di questo secolo, le principali economie mondiali si sono dimostrate sorprendentemente abili nel trovare modi di cooperare per affrontare sfide serie. Questa volta, quella serie fortunata potrebbe interrompersi?
Intervista al Prof. Alessandro De Nicola: perchè questa crisi economica è diversa?
Il Professore Alessandro De Nicola, docente all’Università Bocconi, editorialista – economia e finanza – de “La Repubblica” de “La Stampa”, e presidente de “The Adam Smith Society” fa il punto della situazione. Vi propongo l’intervista che mi ha rilasciato, ringraziandolo per la disponibilità e la gentilezza.
L’attuale concatenazione di problemi – la guerra Russia-Ucraina, l’inflazione, la carenza globale di cibo ed energia, le crisi del debito nei Paesi in via di sviluppo e gli impatti persistenti delle chiusure legate al COVID-19 e dei colli di bottiglia della catena di approvvigionamento – potrebbe essere la crisi più grave di tutte. Anche perché le banche centrali non possono stampare grano e benzina. Quali segnali secondo lei saranno necessari per affrontare queste sfide?
”Ci sono risposte immediate ed altre di medio periodo che però devono essere impostate immediatamente. Per l’Italia quelle immediate sono l’attuazione di misure di diversificazione di approvvigionamento. Attraverso, ad esempio, la messa in funzioni delle navi per la rigassificazione del gas liquido, l’aumento di importazioni di gas dagli attuali fornitori, misure di contenimento del consumo (penso all’illuminazione pubblica o all’aria condizionata in alcuni edifici di fruizione pubblica, per fare esempi banali). Inoltre bisogna semplificare ancor più di quanto abbia fatto il governo l’iter autorizzativo per gli impianti di energie rinnovabili. Inoltre si può dare ulteriore impulso alla lotta agli sprechi alimentari. Che tutt’oggi rappresentano una media di 31 kg a persona. In aumento del 15% nel 2021 rispetto al 2020 e che, se si conta tutta la filiera, ha un valore di 10,5 md di euro l’anno. La rimessa a coltura di alcune aree può aiutare. Politicamente la ripresa delle forniture dall’Ucraina deve essere la priorità è condizione preliminare per qualsiasi trattativa con Mosca. A medio termine, ovviamente insistere nella diversificazione e nella ripresa di produzione di gas in Adriatico e solo provvisoriamente di carbone. E puntare sempre più sulle rinnovabili. Riconsiderare il nucleare senza ideologismi dovrebbe far parte del pacchetto”.
La Banca centrale europea ha annunciato la fine del programma straordinario di acquisto titoli istituito per far fronte alla crisi causata dalla pandemia. Dal punto di vista italiano, si potrebbe pensare ad una decisione sfavorevole per la stabilità del nostro debito pubblico. Che cosa comporta questa decisione di politica monetaria per l’Italia in particolare? E come si inquadra nel contesto di impennata dei prezzi che lascia intravedere, secondo alcuni, possibili scenari di alta inflazione duratura?
“La decisione prima o poi doveva arrivare. Non si può vivere in una situazione “drogata” per sempre. Quindi meglio un approccio graduale come quello BCE, che al contempo assicuri di essere pronta a whatever it takes per difendere i singoli Paesi da impennate dello spread (sul come i contorni non sono precisi ma abbastanza ben delineati).
Un moderato rialzo dei tassi dovrebbe servire anche a contenere l’inflazione anche se una buona parte è determinata dai prezzi di energia e materie prima che poco dipendono da noi. Prioritario è comunque il contenimento del debito pubblico per rafforzare la fiducia degli investitori, italiani e stranieri, sul sistema-Italia”.
A livello economico preoccupa l’impatto delle sanzioni sulle economie dei Paesi che le hanno imposte dal momento che sono interconnesse con quella russa. L’aumento dei prezzi al consumo, legato all’impennata dei costi energetici, è ormai un fenomeno diffuso a livello globale, aggravato dalle strozzature alle catene di approvvigionamento, alle quali si è aggiunta una meno passeggera inflazione salariale. Quali misure dovrebbe adottare l’Italia per rilanciare occupazione e crescita?
“Oltre alle misure prima citate sull’energia, in questo momento è necessario liberalizzare il più possibile il mercato del lavoro (la reintroduzione piena dei voucher sarebbe un primo passo). Togliere gli aspetti del RDC che disincentivano a lavorare (ad esempio attraverso la cosiddetta imposta negativa, che consente di guadagnare mano mano di più rinunciando gradualmente ai benefici del RDC), approvare il ddl sulla concorrenza. E, attraverso risparmi su RDC, Quota 100, bonus di vario genere abbassare le imposte dirette e in parte ridurre il deficit”.
I politici cinesi sono sempre più convinti che gli Stati Uniti siano determinati ad attuare una vera e propria strategia di contenimento contro la Cina. Una delle componenti principali della strategia difensiva della Cina contro il contenimento quale potrebbe essere?
“Ci sono delle cose buone che la Cina può fare: aprire il suo mercato, smettere di reprimere Hong Kong e di minacciare Taiwan. Eliminare altresì, gli aspetti più repressivi del regime. Questo porterebbe gli europei ad essere più inclini a commerciare con qualcuno che non si presenta come un minaccioso e dittatoriale antagonista. Ci spero ma non ci credo. L’altra cosa è di inondare di soldi ed investimenti più Paesi possibili per creare una rete di Stati-clienti“.