martedì, Marzo 19, 2024

Intenso Preziosi nella follia di Van Gogh, al Manzoni di Milano

Presentazione Vincent Van Gogh, l’odore assordante del bianco

Vincent Van Gogh, il “pittore malato”, è il protagonista dello spettacolo portato in scena al teatro Manzoni di Milano, fino al 2 dicembre, da Alessandro Preziosi, che si mette alla prova in una performance non certo semplice. Lo spettacolo dal titolo Vincent Van Gogh, l’odore assordante del bianco, vuole scavare nei sentimenti della personalità del pittore nel periodo in cui fu ricoverato nel manicomio di Saint Paul de Manson, nel 1889. L’idea è quella di rappresentare sul palco i sentimenti di un pittore, abituato a vivere con e dentro i colori, imprigionato dentro quattro mura asettiche, dove regna solo ed esclusivamente il bianco. La rappresentazione, il cui testo è scritto da Stefano Manenti,  si avvale della regia di Alessandro Maggi. Recitano con Preziosi: Francesco Biscione , Massimo Nicolini nel ruolo del fratello Theo, Roberto Manzi, Alessio Genchi, Vincenzo Zampa. Le scene e i costumi sono di Marta Crisolini Malatesta, il disegno e le luci di Valerio Tiberi e Andrea Burgaretta, mentre le musiche di Giacomo Vezzani. Lo spettacolo si avvale della supervisione artistica dello stesso Preziosi.

Lo spettacolo

Prova difficile e faticosa per l’intenso attore napoletano, che per tutta la durata della rappresentazione cerca di assumere una postura da “malato mentale in camicia di forza”, non certo semplice da mantenere. Colpisce come l’attore riesca ad immedesimarsi bene nella follia e soprattutto nella disperazione del pittore che vorrebbe a tutti i costi uscire dal manicomio, dove gli è stato tolto tutto, persino la dignità.  Ai tempi, prima dell’avvento della psicoanalisi, era uso immergere i malati in vasche piene d’acqua per ore, perché si pensava facesse bene ai nervi. L’unico contatto, con la vita reale, che resta al pittore, è Theo, l’amato fratello, a cui scrive numerosissime lettere e che per andarlo a trovare deve prendere quattro treni e un carretto. In questo frangente Theo è però solo un’allucinazione, Vincent sempre più abbandonato a se stesso, fa un lungo e dolorosissimo discorso con il fratello che immagina nella sua stanza, dove lo supplica di applicare l’articolo del manicomio che permette ai famigliari più stretti di firmare l’uscita dei malati, assumendosene la responsabilità. L’idea principale dello spettacolo non è però quella di descrivere le tante contraddizioni, ancora esistenti,  tra cura e follia, tra quella linea sottile che c’è tra i cosiddetti normali e quelli che tali non sono considerati. Il leit motiv è quello di capire come un pittore, un artista, un genio creativo, possa vivere in un mondo senza colore. Beffa della sorte: dall’unica piantina, forma di vita, di cui  Van Gogh riesce a prendersi cura, sbocciano dei fiori anch’essi bianchi. Spiega Alessandro Maggi nelle note di regia: “Lo spettacolo accompagna questa non-logica dei sensi, attraverso uno sfiorarsi dei personaggi che fonde il desiderio alla necessità, sviluppando un alternarsi di simmetrie semantiche e dissonanze di cognizione, un conflitto mutabile, ma mai assente. E’ in questo campo, su cui si allineano piani paralleli, pur non senza sovrapporsi, che la potenziale oggettività diviene odorare un suono, ascoltare un colore, toccare un sapore, assaggiare un tessuto, vedere un profumo”.  Totale assenza di vita quindi per Van Gogh, che crea nel pittore: rabbia, frustrazione, paura, aggressività, allucinazioni, immensa sofferenza;  tutte emozioni intensamente interpretate dall’attore che porta sul palco una performance lunga un’ora e mezza, senza interruzioni, quasi senza prendere fiato, in un crescendo di sentimenti che il pittore vive con grande forza. Ma tutto non è perduto, e forse una via di uscita c’è: nella riscoperta di un briciolo di umanità che sembrava non esistere e che riesce a colorare nuovamente la stanza, ma questa volta di un’altra tonalità, simbolo di vita e rinascita.

Conclusioni

La rappresentazione per Preziosi vuole essere anche un pretesto per esprimere una fase di maturità, anche se afferma l’attore:” Forse il problema del pittore era proprio questa mancanza di volontà nel voler diventare adulto, cosa che non ti puoi permettere se hai due figli da crescere”.  Ricordiamo che il testo di Massini ha vinto il Premio Tondelli a Riccione Teatro 2005 : “Per la scrittura limpida, tesa, di rara immediatezza drammatica, capace di restituire il tormento dei personaggi con feroce immediatezza espressiva”. Spettacolo adatto comunque a “palati” fini e sensibili e a cui interessa scavare nelle infinite e non sempre decifrabili sfumature dell’animo umano.

Informazioni: www.teatromanzoni.it

 

 

 

Lucilla Continenza
Lucilla Continenzahttp://www.ildogville.it
Di origine abruzzese, vive a Milano dalla nascita. Giornalista pubblicista dal 2003, pubblica dal 1996. Laureata in Scienze politiche a Milano (magistrale), ha poi studiato Antropologia culturale, sempre a Milano. In passato ha scritto di cronaca, politica e eventi locali. Dal 2005 si occupa di cultura e in particolare di critica teatrale.

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