venerdì, Aprile 19, 2024

Inquietudine del Vaticano per l’eutanasia: l’Italia incerta di Dio

Tra le battaglie civili a cui la Chiesa cattolica oppone il suo fermo divieto, troviamo l’eutanasia. In altre parole una forma di suicidio assistito. Tema ostico e controverso, lo spettro del fine vita tormenta l’opinione pubblica e il Legislatore almeno da 30 anni. Per non parlare della Chiesa. L’Italia, cuore della cristianità, è un Paese incerto e stanco di Dio? Gli italiani appaiono persone di poca fede, e sempre più indifferenti ai principi dottrinali e al valore della vita umana? Ed è questa l’inquietudine del Vaticano. Espressa dalla CEI per la raccolta di firme per il referendum sull’eutanasia.

Qual è l’inquietudine del Vaticano per l’eutanasia?

Il tema della dolce morte è delicato. Perchè il diritto alla vita è senza dubbio il primo diritto ad essere sancito. Ma quando la condizione esistenziale, è dominata da un certo “tedio” di vivere, che causa dolori e sofferenze, alle quali la morte porrebbe rimedio non si vede che cosa ci sia di male a ottenere dal proprio medico di abbreviare la vita. Divenuta insopportabile. Tenuto conto di certe condizioni. Ma questo in Italia è proibito. Intanto sulla questione esistono due versanti. La Chiesa che ritiene il fine vita un atto contro natura e chi, al contrario, sostiene che l’eutanasia è un diritto umano. In una nota della CEI si legge: “Chiunque si trovi in condizioni di estrema sofferenza va aiutato a gestire il dolore, a superare l’angoscia e la disperazione, non a eliminare la propria vita. Scegliere la morte è la sconfitta dell’umano”.

I due poli opposti

Ma la vera domanda è: quanto la nostra solidarietà può aiutare e sollevare dai mali l’altra persona? Occorre rilevare un punto teologicamente importante. L’essere umano, è nato sotto la libertà o come pedina di un gioco sempre più grande di lui? Dio resuscitando Gesù non ha sconfitto il potere della morte? La vita terrena non sempre può garantire la piena felicità degli individui. Quindi sul fine vita occorre assumere il punto di vista della persona sofferente. E solo in seconda istanza quello del medico, della società, e della Chiesa. Quest’ultima del resto ha sempre avuto nei confronti dei morti per suicidio un atteggiamento di particolare durezza. Lo stesso Dante, ovviamente fedele alla dottrina cattolica, nel canto XIII dell’Inferno riserva a questi peccatori un contrappasso particolarmente duro. Ben spiegato nell’incontro con Pier della Vigna.

L’inquietudine del Vaticano per l’eutanasia: questione di vita e di morte

L’aiuto al morire non deve essere concepito come un’assolutizzazione dell’autonomia individuale, piuttosto in casi specifici e in certo modo eccezionali, può essere espressione di una pluralità di principi. Dalla beneficenza, intesa, in senso cristiano, come amore per il prossimo sofferente, alla compassione e alla carità. La dolce morte non è un passaporto laico per atei e agnostici, supportato da un presunto diritto alla non sofferenza, bensì un diritto ad una morte dignitosa.


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Diletta Fileni
Diletta Fileni
Blogger e redattrice per il Periodico Daily guardo alla scrittura come esercizio di riflessione e di responsabilità, uniti a un impegno per invitare alla conoscenza. Laureata in Economia e Commercio.

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