La stima dell’Istat sul PIL del secondo semestre 2017 ha registrato una discreta inversione di tendenza rispetto agli ultimi periodi. Ad essa si accompagna anche un forte rialzo della produzione industriale. Questi due dati hanno generato molto fermento nel mondo economico e politico. Se da una parte, visto l’impatto positivo del piano industria 4.0, si guarda con positività alle risorse da usare nella prossima legge di bilancio, dall’altra parte si teme che ci possa essere un allentamento nelle politiche industriali e una incentivazione di politiche meno attente alla crescita.
Ad entrare nel merito della questione è stato il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda durante il suo intervento alla 38esima edizione del meeting di Rimini. Riguardo alle notizie sul PIL il ministro ha dichiarato “non abbiamo ancora superato la crisi, la crisi si supera quando si recuperano i punti di PIL persi e i posti di lavoro persi” spiegando poi “abbiamo sei punti di PIL da recuperare e 300-400 mila posti di lavoro”.
Man mano che si entra nel vivo dell’intervento, le parole del Ministro Calenda sembrano fare eco a quelle del Ministro dell’Economia Padoan che in occasione del convegno inaugurale del Salone del Risparmio di Milano riferendosi della crisi parlò di “sentiero stretto”.
Ed è un sentiero non semplice quello descritto dal Ministro Calenda, che del pensiero di Padoan riprende anche il riferimento al fatto che non si possono prendere scorciatoie; “la strada per la prosperità può essere segnata solo da investimenti per il lavoro e per la produzione” dice il Ministro che invita la platea ad avere una corretta visione del cambiamento epocale che investe la nostra società produttiva, un cambiamento repentino cadenzato dal ritmo con cui si sviluppano le nuove tecnologie, non lineare, non semplice e non univoco, che si porta dietro tante controindicazioni. Una svolta tecnologica e culturale che richiede una governance forte, investimenti e politiche consistenti e durature nel lungo tempo.
Il Ministro fa quindi un preambolo ampio, con toni dal sapore politico ma che evidenziano la sua appartenenza al mondo della produzione; durante l’intervento tocca punti fondamentali come la necessità di riconoscere la capacità di innovazione anche alle imprese manifatturiere che non si occupano prettamente di digitalizzazione, togliendo al governo la prerogativa di dire quale settore è innovativo e quale no.
Parla della necessità di premiare le imprese che investono e dell’importanza delle imprese private per lo slancio economico del paese; parla della necessità di investire per incentivare l’occupazione giovanile e non solo di quella giovanile. Non manca di dare qualche stoccata alle economie nazionaliste e di offrire qualche suggerimento al nostro governo nazionale che è forte nell’apertura delle frontiere agli investitori ma forse un po’ carente di quella assertività necessaria per poter competere nel mercato.
Descrive quindi il piano industria 4.0 con il quale il governo ha cercato di dare delle risposte al mercato delle imprese attraverso sistemi di incentivazioni alle innovazioni tecnologiche che fossero appunto neutri tecnologicamente, settorialmente e automatici. Facili quindi da usare, utili per acquisire tecnologie scelte direttamente dall’imprenditore secondo le esigenze della propria azienda e dedicati a tutti i settori manifatturieri.
A proposito del rafforzamento del piano industria 4.0, il Ministro Calenda afferma “Ne discuteremo con il ministro (dell’Economia) Padoan”, sottolineando che “quello che è certo è che stanno dimostrando che funzionano (gli incentivi, ndr), che le imprese li usano, soprattutto perché sono facili e l’impresa ha la facoltà di definire su quale tecnologia punta” e poi ancora “Riteniamo con il Ministro Padoan e il Premier Gentiloni che questo sia un percorso da rafforzare ulteriormente”. Calenda quindi anticipa che a Settembre, si valuterà, secondo gli indicatori quantitativi stabiliti, se lo strumento avrà dato buoni frutti, e conferma che durante la discussione della legge di bilancio il piano industria 4.0 potrà essere rafforzato non solo da una ulteriore dotazione finanziaria, ma anche dall’affiancamento di un programma di formazione adeguato.
Il pacchetto formativo a sostegno del piano industria 4.0 trova giustificazione nel fatto che la digitalizzazione “favorirà il rientro di alcune produzioni manifatturiere, ma inevitabilmente spiazzerà un pezzo di lavoratori “ come racconta il Ministro.
Ma al di là del tema formativo per gli operatori già impegnati e che potrebbero perdere il posto di lavoro per via della digitalizzazione, il Ministro accenna all’intervento del governo in tema di occupazione giovanile. Il provvedimento si reggerebbe su due gambe: quella della acquisizione delle giuste competenze e quella del costo lavoro. Entrambi i temi saranno discussi durante la prossima manovra. Con riguardo al tema delle competenze il Ministro descrive l’istituzione di un potente strumento di credito di imposta per la formazione interna alle aziende.
Sul costo lavoro,invece, il Ministro non approfondisce più di tanto. Sul tema parlerà il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che, in attesa di presentare il suo intervento al meeting di Rimini oggi 25 Agosto, ha rilasciato una intervista a sussidiario.net e alla domanda dell’intervistatore sulla necessità di incentivare l’occupazione dei giovani risponde “Se l’economia andrà come si prevede, e cioè migliorando gradatamente, dobbiamo porci il problema di come scaricare l’aumento del Pil sull’occupazione affrontando il principale problema del Paese. Per questo suggeriamo di adottare una misura shock a favore dei giovani assunti stabilmente nelle imprese, cioè l’azzeramento del cuneo fiscale per i primi tre anni”.
Secondo il Presidente Vincenzo Boccia questo intervento potrebbe dare valore al lavoro, mettere le generazioni future in grado di costruire il proprio futuro oltre che avere altre due conseguenze positive che come spiega egli stesso sono “aumentare la competitività del sistema industriale e la dotazione di quelle competenze che solo i nativi digitali posseggono per il miglior utilizzo delle tecnologie promosse dal piano industria 4.0 e che con tutta evidenza sta dando prova di funzionare”.
Per avere una idea di quanto il governo abbia in mente possiamo rifarci ad una recente intervista che il Ministro Padoan ha rilasciato al Il Sole 24 Ore in cui parla di un provvedimento, che dovrebbe prevedere una forte riduzione del cuneo contributivo sulle nuove assunzioni stabili dei giovani che renda permanente la riduzione sul costo del lavoro, ma ha frenato sull’ipotesi dell’azzeramento del cuneo fiscale, dando più spazio a politiche di crescita.
E’ quindi prudente la posizione del Ministro dell’Economia che nell’ambito dell’intervista dice “si tratta di un bilancio ancora provvisorio, che vede all’orizzonte un rischio politico aperto, mentre le altre componenti principali del rischio Italia, e cioè crescita, debito e banche, si stanno riducendo” per poi assicurare “Il compito di consolidare il quadro tocca alla manovra d’autunno”, su cui il titolare dei conti italiani avverte: ”Le risorse restano molto limitate, e vanno concentrate su occupazione e giovani”.