mercoledì, Aprile 24, 2024

India: un paese pieno di contraddizioni

In India la giovane attivista, Disha Ravi, era stata arrestata dalla polizia di Delhi per sedizione e cospirazione criminale con l’accusa aver modificato e condiviso il toolkit del perfetto rivoluzionario postato da Greta Thumberg su Twitter. Il tribunale di Dehli ha rilasciato Disha e altri quattro attivisti incarcerati. La sentenza del giudice è stata, nei confronti del difensore della polizia, che la custodia giudiziaria non può essere utilizzata per incutere timore.

Cos’è il toolkit di Greta?

Il cosiddetto toolkit case aperto in India ai danni di Disha e altri attivisti si riferisce al manuale postato da Greta sul suo profilo twitter il 3 febbraio 2020. Secondo la polizia indiana tale manuale porterebbe ad una disarmonia sociale nel paese. La cassetta degli attrezzi di Greta è, in pratica una call to action su come supportare gli agricoltori nelle proteste. Un documento aperto che permette a chi non è familiare con le proteste dei contadini di capire meglio della situazione in corso e come supportare gli agricoltori basandosi sulle stesse analisi del governo indiano.

Il documento condiviso

Nella prima pagina del documento vi sono alcuni dati sul censimento delle terre fatto dallo stesso governo indiano nel 2015-2016. Nella storia indiana i contadini furono da sempre marginalizzati prima dai proprietari terrieri colonizzatori pre-indipendenza e in seguito dalle politiche di liberalizzazione dagli anni ’90 fino ad oggi. L’indebitamento dei contadini è dovuto alla privatizzazione delle terre e dalla mancanza di supporto strutturale governativo che ha causato un aumento del numero dei suicidi tra gli agricoltori, si parla di migliaia di persone. Le nuove leggi sull’agricoltura stanno esasperando una situazione di apatia pregressa del governo.

Hashtag sovversivi

Tra gli strumenti condivisi dalla 18enne Greta Thumberg vi sono anche diversi hastag e tag da diffondere sui social media. Per esempio quello di Amnesty International, la più famosa organizzazione internazionale che si occupa di diritti umani nel mondo. Non a caso Amnesty International India non esiste più perché bandita dal governo nel 2018. Oppure il tag della sedicente Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Altri hastag sono quelli a favore delle proteste indiane (#farmersprotest, #standwithfamily, #askindiawhy) da condividere sui social per comunicare la vicinanza alle proteste degli agricoltori in corso. In aggiunta c’era l’invito di Greta a firmare delle petizioni online con tre link annessi. Infine consigli sui luoghi dove fare delle manifestazioni quindi nei pressi di un’ambasciata o di una sede giornalistica e l’invito a rivolgersi ai organi politici locali.


Donne a supporto degli agricoltori


Ma cosa vogliono gli agricoltori?

L’abrogazione delle leggi approvate dal il Primo Ministro Mosi a settembre 2020. La riforma dell’agricoltura ha messo in difficoltà molti agricoltori. Quest’ultimi dovranno vendere i loro prodotti al di fuori dei mercati all’aperto e contrattare i prezzi di vendita dei loro prodotti con aziende private. Si teme, quindi, uno sfruttamento da parte delle aziende multinazionali. Di conseguenza gli agricoltori non avranno più un’entrata annuale minima ed aumenteranno, così, i loro debiti, la disoccupazione e la povertà. In pratica viene tolto il prezzo minimo garantito dal governo ed perciò bisognerà adeguarsi ai prezzi scelti dalle multinazionali.

Quando è stata emessa la legge in India?

Non a caso la legge è stata emessa a settembre 2020, quando in India era in corso il lockdown. Le proteste sono iniziate nel Punjab, regione a Nord dell’India al confine con il Pakistan. Gli agricoltori del Punjab hanno marciato in sella ai trattori, moto e auto verso la capitale Dehli, a 500 km di distanza, per protestare contro le riforme. Gli agricoltori, durante il cammino verso la capitale hanno trovato una serie blocchi stradali della polizia ma i manifestanti a bordo di trattori li hanno sfondati. Invece la polizia ha risposto con l’uso di idranti contro le persone per impedire ai manifestanti di raggiungere la capitale. Lì, infatti, le proteste avrebbero avuto risonanza internazionale piuttosto che solo nazionale.


Rihanna sostiene le manifestazioni


L’arrivo dei manifestanti a Dehli

Le proteste si sono, così, sedimentate in città. Le violenze della polizia sono continuate attraverso l’uso di gas lacrimogeni e idranti. Attualmente i manifestanti stanno compiendo un’azione di protesta pacifica nelle strade di Dehli, dove rimarranno finché il governo non si decide a parlare con loro. La coalizione dei sindacati degli agricoltori ha annunciato di essere pronta a restare fino al 2 ottobre, anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, e che il movimento rimarrà pacifico, come è stato finora.

Il movimento colossale dell’India

Nonostante le sfide, il movimento è cresciuto sia in forza che in grandezza. Secondo le stime di Via Campesina (l’Ong internazionale che si occupa di coltivatori) il movimento in India conta circa 500 milioni di persone. Dal 26 gennaio, quando i contadini hanno organizzato una massiccia parata di trattori a Nuova Delhi per celebrare la Festa della Repubblica del paese, il movimento è cresciuto ancora nei numeri. Negli ultimi due decenni, molti avevano sospettato che i movimenti dei contadini in India si fossero frammentati troppo. Ma questa volta è chiaro che gli agricoltori di tutte le linee religiose, caste e regioni si sono riuniti per esprimere le loro richieste.


Arresto di un comico indiano


Le chiusure di internet

La repressione degli account dei social media, delle testate giornalistiche indipendenti e dei giornalisti che si occupano della questione hanno galvanizzato ulteriormente il sostegno alle proteste degli agricoltori. Queste tattiche governative non funzionano, perché la rabbia sul campo è reale. Il recente tentativo di limitare l’accesso a Internet nei luoghi di protesta e di costruire recinzioni di cemento e filo spinato lungo le principali arterie stradali ha causato un notevole tumulto. Il Samyuka Kisan Morcha, una coalizione di oltre 40 sindacati di agricoltori, che guida e parla a nome dei manifestanti ritiene che il dialogo sia l’unico modo per risolvere la questione. Criminalizzare gli agricoltori e dipingere ad arte campagne di odio contro di loro non farà che peggiorare le cose. Le azioni che oggi compie il governo, gli si ritorceranno poi contro in futuro.

India: la prigione per istallare paura

Infine mettere una giovane donna in galera per sedizione va contro tutti i principi democratici e contro la Costituzione Indiana stessa che permette la libertà di espressione. Silenziare la libertà di espressione dei giovani significa non accettare il dissenso e per una democrazia è inaccettabile. Il governo indiano gode di una grande maggioranza parlamentare di conseguenza beneficia di una grande libertà di decisione sulle questioni in corso. Se i giovani, quindi, danno attenzione alla protesta degli agricoltori, anche i media internazionali la daranno, è quindi logico per il governo incarcerarli. Puntando, così, ad istallare la paura dei giovani nel pronunciare il proprio pensiero, e dunque ad aver paura di esprimere la propria opinione. Perciò quando una democrazia punta sulla paura per disincentivare il dissenso non è più una democrazia.

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