India: le ferrovie riscoprono i kulhad, le tazze di argilla

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In questo momento di emergenza climatica, è ancora più urgente riscoprire prodotti che abbiano meno impatto possibile sull’ambiente. Soprattutto nei paesi a maggior densità di abitanti, come l’India, ad esempio.

I kulhad: che cosa sono?

Il kulhad è un’antica tazza di terracotta. Non è verniciata né smaltata, non ha maniglie, ma provenendo da un materiale naturale come l’argilla è completamente biodegradabile. L’idea dunque è questa: sostituire con i kulhad i classici bicchieri di plastica, che normalmente vengono utilizzati sui treni e/o nelle stazioni ferroviarie. “I Kulhads non solo aiuteranno a ridurre l’uso di plastica tossica e salveranno l’ambiente, ma daranno lavoro e reddito a centinaia di migliaia di vasai” queste le parole di Piyush Goyal, il Ministro delle Ferrovie indiano. A quanto pare, molti indiani concordano nel dire che il sapore del tè nel kulhad aveva un sapore migliore, e che questo fosse per merito dell’aroma terroso dell’argilla. Già in passato si era provato a riportare in auge queste tazze. Sedici anni fa uno dei predecessori di Goyal, Lalu Prasad Yadav, aveva avuto quest’idea, che sarebbe la migliore per diversi motivi, primo fra tutti l’igiene. Infatti, il kulhad viene cotto in forno in fase di produzione, e difficilmente riutilizzato una seconda volta.

La tradizione della ceramica in India

L’India ha una lunga tradizione nel campo della ceramica. In ogni villaggio esiste un vasaio: anche se adesso la plastica la fa da padrone, si conserva ancora l’acqua in pentole di terracotta. Inoltre, durante il Diwali, la festa indiana delle luci, si illuminano piccoli vasi di terracotta, e nei giorni di festa i dolci vengono serviti in pentolini di terracotta.

Le difficoltà del progetto

Tornando alle ferrovie, sui treni indiani viaggiavano prima della pandemia 23 milioni di persone. Questo significherebbe un numero enorme di kulhad, ed una conseguente entrata per i vasai e i loro villaggi. L’unico ostacolo rimarrebbe un aspetto: ogni villaggio ha un’argilla diversa, ed ogni vasaio confeziona vasi di forma diversa. In questo caso, è necessario che si abolisca la pretesa di standardizzare i contenitori. La cosa fondamentale, poi, sarebbe aiutare i singoli artigiani, garantendo loro il giusto equipaggiamento di argilla e l’organizzazione in generale di lavorazione e trasporti. “Dovranno esserci centri di alimentazione vicino alle principali stazioni ferroviarie con elettricità e altre strutture dove i vasai possono lavorare. Il trasporto locale può essere utilizzato per portare le tazze in ogni stazione e anche questo può fornire più posti di lavoro” ha spiegato Jaya Jaitly, esperta di artigianato.

Quanti kulhad serviranno?

In vista di questo progetto, la Khadi and Village Industries Commission ha iniziato già la fornitura di 20.000 ruote ed attrezzature elettriche, destinati ad almeno 100.000 vasai. “Queste ruote saranno in grado di produrre due milioni di kulhad al giorno. Le macchine aumenteranno la produzione di almeno quattro o cinque volte e noi ne forniremo molte, molte di più. Il reddito medio di un vasaio salirà da 2.500 a 10.000 rupie al mese” ha affermato Vinai Kumar Saxena, presidente della Commission. Così sarebbe dunque per Kanta Ram, vasaia che espone la sua merce in una zona residenziale di New Dehli. Durante il periodo di Diwali le vendite normalmente sono buone, ma quest’anno la pandemia ha fermato tutto, con evidenti difficoltà. “Oggigiorno le persone tendono a preferire la plastica” ha detto. “Se potessi ricevere un ordine all’ingrosso, mi sentirei molto più sicura”.

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