mercoledì, Settembre 11, 2024

Incontro di Mosca: i servizi segreti russi erano presenti

Come riporta l’Espresso, il giornale da cui è scaturita l’inchiesta Moscopoli, all’incontro di Mosca era presente anche un agente dei servizi segreti russi. Oltre che l’emissario del ministro dell’energia Ilya Andreevich Yakunin, e il manager, Yuri Burundukov, di una società petrolifera russa di un oligarca ultra-nazionalista, Konstantin Malofeev. 

Chi era presente all’incontro di Mosca?

La vicenda, riportata dall’Espresso, descrive in dettaglio i finanziamenti russi nelle casse della Lega di Matteo Salvini. L’incontro di Mosca avrebbe dovuto essere segreto. Poiché al Metropol Hotel, vicino alla piazza rossa, vi erano le alte sfere del potere russo. Ossia quelle che rappresentano la politica, i servizi di spionaggio e gli affari energetici. I presenti erano Ilya Andreevich Yakunin, nato a Mosca nel 1978, identificato come uomo di fiducia dell’avvocato Vladimir Pligin. Il legale è conosciuto in Russia per i suoi legami strettissimi con il ministro dell’Energia, Dmitry Kozak. E Yury Burundukov, nato nel 1965 a Tjumenskaj, nella Russia centrale. Nel 2018 lavorava per un oligarca russo molto particolare: Konstantin Malofeev.


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Chi era la terza persona russa presente all’incontro di Mosca?

Oggi, si scopre che la terza persona presente che trattava direttamente con Gianluca Savoini, emissario di Salvini, era un uomo dei servizi segreti russi. Il nome è Andrey Yuryevich Kharchenko, nato nel 1980, a Baku, in Azerbaigian. Quando il paese faceva parte dell’Unione Sovietica. Egli ha sempre fatto parte dei servizi segreti interni, prima sovietici e poi russi. Kharchenko era una delle spie più rilevanti all’interno l’apparato segreto perché facente parte dell’apparato di sicurezza della capitale, Mosca.

Fonti confermate

La notizia, raccolta dall’Espresso, è confermata da tre diverse fonti investigative. Il nome della spia russa era già noto all’autorità italiane, da alcuni mesi. Poiché gli 007 di un paese alleato occidentale hanno segnalato l’uomo. Il Paese, anonimo, ha subito molte interferenze russe nella sua politica interna. A seguito di questa informazione, i servizi segreti italiani hanno trasmesso le proprie conoscenze alla Procura della Repubblica di Milano. Questo è avvenuto prima che la Lega tornasse al governo in appoggio al governo Draghi. L’indagine della procura della Repubblica è tutt’ora in corso. Però, difficilmente gli agenti di un servizio segreto esterno manderanno un proprio agente a testimoniare in un processo per corruzione internazionale. Significherebbe auto colpevolizzarsi. Ciò che la Federazione Russa può fare, ora, è redigere un rapporto scritto istituzionale da poter esser letto in Aula.


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Gli interessi di Salvini per i servizi segreti

Dopo la caduta del secondo governo Conte e l’ascesa di Mario Draghi. Matteo Salvini ha dimostrato un forte interesse per i servizi segreti. La Lega ha fatto fatica a cedere la presidenza del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR) a Fratelli d’Italia. Il nuovo presidente è Adolfo Urso. Il compito del COPASIR è quello di verificare in modo sistematico e continuativo l’attività del Sistema d’informazione per la sicurezza. E che questa si svolga nel rispetto della Costituzione e delle leggi, nell’esclusivo interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni.

Cosa fu accordato all’incontro di Mosca?

Al Metropol, si era parlato di come i personaggi presenti avrebbero gestito un affare di 65 milioni di dollari. Soldi che avrebbero dovuto finanziare la campagna leghista per le elezioni europee del 2019. Gianluca Savoini con altre cinque persone, due italiane e tre russe, avevano organizzato una compravendita di 3 milioni di tonnellate di gasolio di tipo Gasoil EN 590 standards Udsl. La tempistica per la consegna del gasolio era stimata in 6 mesi o un anno. L’affare si sarebbe svolto tra la russa Rosneft e l’italiana ENI, attraverso l’intermediazione della Avangard Oil & Gas. Quest’ultima è la società facente capo per l’1%, al sopracitato, Konstantin Valeryevič Malofeev e per il 99% ad una società di proprietà di un suo dipendente.


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La compravendita

I carichi di gasolio russi dovevano essere venduti ad Eni, la multinazionale italiana, con un doppio sconto sul prezzo di vendita. Nei testi di Buzzfeed si evince uno sconto del 4% su 1,5 miliardi di ordine, ossia 65 milioni di euro. Una parte di questa differenza sarebbe, poi, dovuta arrivare nelle casse della Lega sotto forma di prestazione mensile. Si parla di almeno 250 mila dollari al mese per un anno, cioè 3 milioni di euro in totale. L’altra parte, non registrata, quindi in nero, sarebbe stata usata per pagare i mediatori russi che avrebbero interagito nell’affare. La cifra totale, di 1,5 miliardi di dollari, l’avrebbe pagata Eni gas e luce, società gestita dallo Stato e finanziata coi soldi dei contribuenti. Però, Eni si è sempre dichiarata estranea ai fatti avvenuti al Metropol.

Le parole di Savoini

La procura della Repubblica di Milano ha indagato Gianluca Savoini per corruzione internazionale. La trascrizione dell’incontro incontro di Mosca è stata pubblicata integralmente, dal sito Buzznews, il 10 luglio 2019. Le parole di Saivoini dell’incontro, oltre la questione, già scandalosa, del finanziamento illecito, sono state che: “Noi vogliamo cambiare l’Europa. Una nuova Europa deve essere vicina alla Russia come prima perché vogliamo avere la nostra sovranità. Vogliamo decidere davvero per il nostro futuro, italiani, per i nostri figli, per i nostri figli. Non dipendere dalla decisione degli illuminati di Bruxelles, degli USA. Vogliamo decidere noi. Salvini è il primo uomo che vuole cambiare tutta l’Europa. Insieme ai nostri alleati e colleghi e agli altri partiti in Europa.” Parole che fanno pensare ad un piano russo della Lega per l’Europa e in particolare per l’Italia.

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