giovedì, Giugno 12, 2025

Il verismo di uno scrittore silenzioso. Dieci citazioni di Giovanni Verga

Giovanni Verga, l’esponente più noto del verismo italiano, nacque a Catania il 2 settembre 1840. Oggi, dieci citazioni per ricordare un importante scrittore.


Giovanni Verga: 179 anni fa nasceva lo scrittore siciliano


Giovanni Verga: scrittore del verismo

Non poeta vate, né ribelle antiborghese e nemmeno superuomo, Giovanni Verga evitò sistematicamente di parlare di sé. Egli giudicò ridicolo “posare pel ritratto”. Mai volle solleticare la curiosità banale del pubblico. Lo scrittore dei Malavoglia fu sempre convinto che l’opera doveva parlare da sola.

Verga rispetto a altri letterati del suo tempo si formò diversamente. Nacque il 2 settembre 1840 a Catania e compì i primissimi studi con Antonio Abate, un patriota entusiasta e scrittore sgrammaticato.

Col passare degli anni la chiusura provinciale dell’ambiente siciliano si fece soffocante per Verga. Lo scrittore decise così di tentare la fortuna e si trasferì a Firenze. Dalla Toscana passò al nord, a Milano. Per Verga la città lombarda fu “la città più città d’Italia”.

il verismo: Giovanni Verga

Le opere di Giovanni Verga

Lo scrittore siciliano nel decennio 1866- 1875 raggiunse il successo con una serie di romanzi passionali: Una peccatrice, Storia di una capinera, Eros, Eva, Tigre reale. Sotto il sentimentalismo e il gusto per gli effetti forti di questi scritti si fa però luce la condanna “dell’atmosfera di banche e di imprese industriali che domina la città”.

Quel tempo fu quello in cui Verga iniziò a rimpiangere “le cose lontane e care”. Una traccia di questa nostalgia si ritrova nella novella Nedda.

Verga dunque abbandonò le narrazioni sulle grandi città. Si interessò alle questioni vere. Scrisse di sventure “paesane” e di gente umile, di piccoli sogni e di emozioni abitudinarie.

In questo clima nacque il suo progetto di un ciclo di cinque romanzi ambientati in Sicilia: I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo, La duchessa di Leyra, L’onorevole Scipioni, L’uomo di lusso. Proprio questo ciclo di Giovanni Verga è considerato il manifesto del verismo in Italia.


La lupa e Verga: dipingere la realtà con le parole


Il verismo di Giovanni Verga

Per Giovanni Verga ciò che conta è che il mondo rappresentato sia vero e che parli da sé. Il suo verismo si nutre di questo principio.

Per lo scrittore siciliano ha rilevanza una cosa sola: l’intellettuale deve mettere fuori circuito la sua artificiosa visione del mondo. Deve farsi piccino e guardare “col microscopio le piccole cause che fanno battere i piccoli cuori”.

Il verismo: l'opera di Verga

Dieci citazioni di Giovanni Verga

Dieci citazioni per ricordare l’esponente più noto del verismo italiano. Iniziamo con un estratto da Vita dei campi:

“Vi siete mai trovata, dopo una pioggia di autunno, a sbaragliare un esercito di formiche, tracciando sbadatamente il nome del vostro ultimo ballerino sulla sabbia del viale? Qualcuna di quelle povere bestioline sarà rimasta attaccata alla ghiera del vostro ombrellino, torcendosi di spasimo; ma tutte le altre, dopo cinque minuti di pànico e di viavai, saranno tornate ad aggrapparsi disperatamente al loro monticello bruno. – Voi non ci tornereste davvero, e nemmen io; – ma per poter comprendere siffatta caparbietà, che è per certi aspetti eroica, bisogna farci piccini anche noi, chiudere tutto l’orizzonte fra due zolle, e guardare col microscopio le piccole cause che fanno battere i piccoli cuori”.

Da I Malavoglia

“Il cammino fatale, incessante, spesso faticoso e febbrile che segue l’umanità per raggiungere la conquista del progresso, è grandioso nel suo risultato, visto nell’insieme, da lontano. Nella luce gloriosa che l’accompagna dileguansi le irrequietudini, le avidità, l’egoismo, tutte le passioni, tutti i vizi che si trasformano in virtù, tutte le debolezze che aiutano l’immane lavoro, tutte le contraddizioni, dal cui attrito sviluppasi la luce della verità. […] Solo l’osservatore, travolto anch’esso dalla fiumana, guardandosi attorno, ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall’onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravvegnenti, i vincitori d’oggi, affrettati anch’essi, avidi anch’essi d’arrivare, e che saranno sorpassati domani”.

“Il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole”.

Il verismo delle parole di Verga

“Il cuore si stanca anche lui, vedi. Se ne va a pezzo a pezzo come le robe vecchie”.

“Ma la ragazza cantava come uno stornello, perché aveva diciotto anni, e a quell’età se il cielo è azzurro vi ride negli occhi, e gli uccelli vi cantano nel cuore”.

“Siamo degli umili fiorellini avvezzi alla dolce tutela della stufa, che l’aria libera uccide”.

Da Storia di una capinera

“Mia cara Marianna.
Avevo promesso di scriverti ed ecco come tengo la mia promessa! In venti giorni che son qui, a correr pei campi, sola! tutta sola! intendi? dallo spuntar del sole insino a sera, a sedermi sull’erba sotto questi immensi castagni, ad ascoltare il canto degli uccelletti che sono allegri, saltellano come me e ringraziano il buon Dio, non ho trovato un minuto, un piccolo minuto, per dirti che ti voglio bene cento volte dippiù adesso che son lontana da te e che non ti ho più accanto ad ogni ora del giorno come laggiù, al convento”.

Altre citazioni di Giovanni Verga

“Nei piccoli paesi c’è della gente che farebbe delle miglia per venire a portarvi la cattiva nuova”.

“Certuni non sanno star soli neppure in paradiso”.

“Almeno voleva sapere perché al mondo ci doveva essere della gente che se la gode senza far nulla, e nasce colla fortuna nei capelli, e degli altri che non hanno niente, e tirano la carretta coi denti per tutta la vita?”.

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