Tra i vari movimenti del ‘900, il Surrealismo assunse una importanza notevole. In seguito al Dadaismo (1916-1920), corrente che rifiutava in maniera più o meno categorica tutte le precedenti regole ed imposizioni artistico-letterarie, il Surrealismo si pone come sua “logica” successione. Tutte le arti più importanti furono conquistate da questo movimento d’avanguardia, persino la letteratura ed il cinema. L’obiettivo era quello di svelare la vera realtà, una realtà che era nettamente superiore a quella che noi viviamo ogni giorno, una realtà che sovrastava la materialità semplice che si può vedere. Il Surrealismo mostrava quindi ciò che è irrazionale ed onirico, ciò che si trova nascosto nei meandri più profondi della psiche umana.
André Breton, studioso in particolar modo degli scritti di Freud e della suo capolavoro L’interpretazione dei sogni, decise che, anche nelle arti, la mente e la psiche dovevano avere un posto di rilievo.
Proprio il 15 ottobre del 1924, a Parigi, Breton pubblicò il primo manifesto del Surrealismo. In questo documento, il Surrealismo viene definito come un automatismo psichico: l’inconscio, secondo questa teoria, non sarebbe presente solamente in uno stato di sonno e di incoscienza ma anche quando siamo svegli; questo ci permette ci associare liberamente parole, pensieri, immagini. L’obiettivo è quindi la liberazione dell’uomo e della sua capacità creativa.
Tra i maggiori artisti che hanno contribuito all’evoluzione di questa corrente ricordiamo: Joan Mirò, Max Ernst, René Magritte e Salvador Dalì con la sua formulazione di un pensiero, appunto, subcosciente.