Il rilievo Sheva del Met restituito al Nepal

Il Metropolitan museum di New York ha avviato le pratiche per la restituzione del manufatto del 10° secolo all'Asia

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Shelby White
Il Metropolitan museum di New York (immagine di Tripadvisor)

Con la regolamentazione delle acquisizioni del Metropolitan museum di New York torna in Nepal una scultura di divinità indù. Così il Consolato dello Stato asiatico sta programmando di trasferire il rilievo Sheva del Met.


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Com’è fatto il rilievo Sheva del Met?

La scultura della divinità del trimurti proviene dal santuario di Kankeswari Temple a Kathmandu. Sheva è in posizione frontale, identificabile dall’aureola che gli circonda il capo. Di lato ci sono due figure, probabilmente dei discepoli e non gli altri Dei della religione induista per l’assenza di attributi a parte il copricapo. I personaggi raffigurati tengono in mano dei contenitori, forse a scopo rituale. Il rilievo è realizzato su una pietra quadrangolare con cornice che presenta degli elementi architettonici tra i soggetti raffigurati.

Le vicende che interessano l’opera del Met

Dei razziatori hanno trafugato il rilievo di Sheva 50 anni fa e poi l’hanno immesso sul mercato dell’arte. Un collezionista privato ha acquistato l’opera e l’ha tenuta nella propria raccolta fino al 1995 quando l’ha poi donata al Metropolitan museum. L’istituzione culturale ha studiato il rilievo e verificato la provenienza e quindi deciso di riconsegnarlo al Nepal. I responsabili hanno contattato il Consolato del paese asiatico per definire le modalità di trasferimento del manufatto.

La restituzione del rilievo al Nepal

Ogni museo si occupa del controllo dei manufatti che entrano a far parte delle collezioni. Alcune opere infatti sono di dubbia provenienza e non hanno le necessarie autorizzazione per diventare patrimonio dell’Istituzione. Oltre alla scultura di Shiva, Met ha restituito anche una stele di Uma Mahesvara del 12° secolo e una statua di Buddha del 10°. Il ritorno dei manufatti in Nepal è sinonimo di attenzione alla gestione del patrimonio culturale e di collaborazione tra Stati. Gli esperti del paese asiatico ritengono che la maggior parte dei beni trafugati sia sparita con l’apertura dei confini nel 1951.