Il realismo magico ha visto pochi esponenti geniali e creativi come Gabriel García Márquez, premio Nobel per la letteratura nel 1982. Egli morì il 17 aprile del 2014.
Da cosa nasce il realismo magico di Márquez?
Realtà, fantasia, storia e leggenda: molti sono gli elementi che si intrecciano in un contesto narrativo veramente splendido e intricato. Insieme, questi elementi, vanno a creare un realismo magico non ancora sperimentato, innovativo.
Il giornalismo
Nel 1948 iniziò la sua esperienza giornalistica; in seguito alla salita al potere di Fidel Castro, Márquez avrà la possibilità di conoscere Che Guevara lavorando anche per l’agenzia Prensa Latina, cofondata da Castro. Successivamente, per svolgere questo lavoro, si trasferirà anche a New York.
Tra politica e successo
Subirà spesso le minacce dei cubani anticastristi e, per questo, si trasferirà in Messico. Molti intellettuali socialisti e comunisti avevano firmato una lettera di aperto dissenso contro il governo cubano; nonostante questo gesto fosse stato compiuto anche da molti amici di Márquez o autorità letterarie e non di un certo calibro come Fellini, Moravia e Sartre, egli non là firmò mai. Il successo arrivò con Figlie morte nel 1955, nel 1967 il capolavoro Cent’anni di solitudine: opera che maggiormente espone il suo impegno e la sua devozione nei confronti del realismo magico. Come protesta alla morte di Allende in seguito al colpo di Stato di Pinochet, lo scrittore abbandonerà la penna della narrativa romanzesca per dedicarsi per circa due anni al giornalismo.
Le opere
Di questi successivi anni, tra i settanta e gli ottanta, saranno: L’autunno del patriarca, Cronaca di una morte annunciata e L’amore ai tempi del colera. Sempre fermo e attivo sul punto di vista politico, arriverà a criticare le scelte del presidente colombiano che, secondo lo scrittore, avrebbero favorito e non ostacolato i narcotrafficanti di cocaina. Scriverà, infatti, un resoconto sui sequestri di persona ad opera di Pablo Escobar. I suoi ultimi scritti e memorie si riassumono in: Vivere per raccontarla, Memoria delle mie puttane tristi e Non sono venuto a fare discorsi. Morì il 17 aprile 2014.
Oltre il realismo magico
Márquez resta uno scrittore sensazionale per la sua devozione e per il suo sguardo che si posava verso i problemi e le sofferenze di chi era ultimo, dei lavoratori. Il mito e la realtà si incontrano in lui alla ricerca di un passato glorioso di cui è visibilmente nostalgico. Il linguaggio raffinato, a volte crudo, ci accompagna in un mondo arcano in cui il confine tra vita e morte non è netto, anzi. Qui il simbolismo e il surrealismo si fanno sentire in un flusso potente, a tratti anche di ispirazione gotica.
Indubbiamente le sue opere rimangono una lettura alta e raffinata, oltre l’amore e oltre gli sconvolgimenti politici: da riscoprire!