Il presidio di Non Una Di Meno per le patologie croniche femminili

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Non Una Di Meno
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Il 23 ottobre si è tenuta la mobilitazione nazionale di Non Una Di Meno per il riconoscimento delle malattie ignorate dal SSN. Tra queste: vulvodinia, neuropatia, fibromialgia, endometriosi e tutte le varie forme di dolore pelvico.

Il silenzio doloroso delle patologie croniche femminili

Il 23 ottobre Non Una Di Meno ha convocato una giornata di mobilitazione nazionale in diverse città italiane per il riconoscimento di malattie generalmente associate a persone assegnate femmina alla nascita. Tra queste: vulvodinia, neuropatia del pudendo, fibromialgia, endometriosi e tutte le varie forme di dolore pelvico. Si tratta di malattie invalidanti e debilitanti che il Sistema Sanitario Nazionale ignora. Intorno ad esse persiste una grave disinformazione che compromette la qualità della vita di coloro che ne soffrono.

Vulvodinia, neuropatia, fibromialgia ed endometriosi sono, infatti, patologie molto diffuse ma estremamente silenziate a livello sociale e scientifico. La disinformazione di matrice patriarcale relega queste malattie fra i disturbi di ordine psicosomatico con un forte ritardo diagnostico. Gli elevati costi di cura sono interamente a carico di chi ne soffre, non essendo queste patologie riconosciute dal Servizio Sanitario Nazionale. La conseguenza sono terapie sbagliate per anni, consulenze con molti specialisti prima di riuscire a dare un nome ai disturbi e infine rinuncia alle cure.

Il presidio nazionale di Non Una Di Meno

I presidi si sono svolti in 19 città italiane e hanno visto sullo sfondo delle piazze cartelli e scatole vuote dei farmaci utilizzati per far fronte alle patologie croniche femminili. “Lo scopo di questa giornata”, come ci ha raccontato una delle attiviste di Non Una Di Meno di Padova, “vuole essere quello di rivendicare tutele, sostegno economico e cure da parte dello Stato e del SSN”. Poi ha aggiunto: “Vulvodinia, fibromialgia, endometriosi, neuropatia sono malattie debilitanti che non permettono a chi ne soffre di affrontare una quotidianità priva di dolore fisico e psicologico. Bisogna poi considerare il ritardo diagnostico, la colpevolizzazione, i soldi e le energie spese intorno alla mancata informazione intorno a queste patologie da parte della medicina“.

Ma a cosa è dovuta questa disinformazione e scarsa attenzione nei confronti delle patologie croniche femminili? “Al patriarcato” sarebbe la risposta più semplice e concisa. “Al contesto storico e sociale dentro cui è nata e si è sviluppata la medicina” quella più argomentata. La medicina, infatti, ha sempre preso a modello il corpo maschile, relegando quello femminile ad oggetto del piacere degli uomini. Quello che occorre oggi per una riappropriazione totale dei corpi delle donne e di chi ha una vulva è in primis una maggiore sensibilizzazione e informazione. Fondamentale, infatti, far capire a chi pensa che il proprio dolore sia normale o individuale che non è così. Smontare la credenza secondo cui i dolori femminili legati al ciclo mestruale o ai rapporti sessuali sono normali è necessario per cambiare la medicina.