giovedì, Aprile 25, 2024

Il Premier Mario Draghi come “profeta” di un popolo indisciplinato

Tra scandali e benefattori, nell’era pandemia insorgono le problematiche legate al vaccino. Fra paura e non-coalizione, le dure parole di Draghi come “profeta” alla guida di un popolo che pare non sembrare interessato ad una coscienza collettiva.

Il “profeta” che smuove la coscienza collettiva?

Il paese necessita più di una guida spirituale che di una vera e propria figura politica. E nell’era pandemica quale stiamo vivendo, non pochi tra scandali e paure recondite, emergono alla luce del sole, creando confusione e mancanza di umanità. Ed il nostro Premier Mario Draghi si fa spazio proprio tra le vicissitudini che, purtroppo siamo stati costretti a vedere e sentire negli ultimi giorni. Non si capacita Draghi di come ci siano persone che, in qualche modo, riescono ad avere le vaccinazioni che non gli spetterebbero, lasciando a “secco” o a “piedi” coloro che ne avrebbero non solo il diritto, ma la necessità. Il piano vaccinale governativo si è mostrato chiaro da subito: personale sanitario e pazienti a rischio. Coloro che per necessità naturale sono a maggior rischio di contrarre il virus e, altrettanto maggiormente in pericolo. Quindi la vaccinazione, a rigor di logica, spetta agli over 75 e, a tutte quelle persone che mostrano problematiche patologiche gravi, fin tanto che il Covid19, senza vaccino agirebbe indisturbato, causando la morte.



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Il vaccino come arma di difesa dei più deboli

Con quale coscienza le persone saltano la lista vaccinale esponendo a rischio persone fragili od over 75?” Inizia così Draghi a credere davvero che ci sia bisogno di un insegnamento morale oltre che civile. Un insegnamento per tutti i “furbetti” che hanno in qualche modo ottenuto un vaccino che non gli spettava. Ma probabilmente non si tratta solamente del singolo, ma di qualche “esperto del settore” che utilizza come metro personale, quello del “favoritismo” unito alla conoscenza. Ma il Presidente non ci sta e, non ci stiamo nemmeno noi. Abbiamo tutti paura del virus, ma è necessario capire che esistono soggetti che ne hanno più necessità di altri. Questo è un fatto di buon senso comune, non di intelletto collettivo.

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