Il PIL risale ma l’Italia rischia

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Nonostante la ripresa del Pil in tutta europa l’ Italia rischia per il debito pubblico alle stelle e il giudizio negativo sulla qualità della spesa. Un altro problema è legato alla qualità della spesa. Il Pnrr è ancora sulla carta e l’ Italia deve rispettare ben 102 promesse

Crescita del PIL in Italia prevista fino al 2024

L’Italia ha chiuso il 2021 con una crescita del Pil del 6,3% e si prevede un incremento del 4% nel 2022 e così fino al 2024. Sono queste le previsioni di Prometeia per il nostro Paese. Nel terzo trimestre del 2021 si è registrato un aumento del 2,6%, grazie all’incremento della spesa da parte delle famiglie e alla tenuta degli investimenti in ambito strumentale. L’ ottima performance dell’export permette inoltre di guardare con fiducia ai prossimi mesi, con una media superiore rispetto all’ Eurozona, che crescerà del 2%.

Il grande spettro dell’inflazione

C’è però il problema inflazione dovuto all’ aumento del costo delle materie prime e aggravato dalla mini crisi del gas. Contribuiscono inoltre la variante omicron e le numerose difficoltà di un’offerta che non riesce nonostante tutto a stare al passo al balzo della domanda internazionale. Come già segnalato dalla Federal Reserve, la banca centrale americana, aumentando l’occupazione e i consumi, sale l’inflazione. Per un miglioramento della propensione al risparmio in Europa dovremo invece aspettare il 2024. L’aumento del PIL non è quindi l’unico dato che deve far sperare per il futuro. E’ fondamentale un cambio di rotta nella politica monetaria, prima che arrivi uno tsunami dalle conseguenze inimmaginabili. Siamo usciti da una crisi che ha dato vita all’ acquisto a pioggia di titoli di Stato, un abbassamento dei tassi sotto lo 0%. Adesso però si pone il problema che l’eccessiva liquidità in circolazione provochi una grossa bolla, destinata a esplodere. Ricordiamo cosa è avvenuto nel 2008 con la crisi provocata dai mutui sub-prime.


Inflazione: ripresa economica e politica monetaria


La situazione in Europa

In Europa non siamo ancora arrivati a questo punto, sebbene la Bce sia gonfia di titoli di Stato e i tassi siano ai minimi storici. Da molte parti ormai si chiede un “ritorno alla normalità” per evitare di andare incontro ad un impatto negativo sulla crescita del Pil e dell’occupazione

Il problema “Italia”

Nel nostro Paese la ripresa è appesantita dai “soliti” problemi strutturali: il debito continua a crescere e il Tesoro deve continuare ad emettere un numero sempre maggiore di titoli. Se La Bce smetterà di comprarli, il mercato chiederà tassi più alti per compensare il maggior rischio. Paradossalmente, quindi, ad un aumento del Pil si accompagna nel nostro Paese il giudizio negativo sulla qualità della spesa. Ricordiamo anche le valutazioni sull’efficienza della pachidermica macchina e sulla nostra affidabilità internazionale nella gestione del fondi Ue. Gli altri problemi sono costituiti dall’incertezza politica, le divisioni tra i partiti, il rischio imminente che cada il Governo e le incognite su Mario Draghi

I fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Quest’anno l’Italia potrà ricevere fino a 42 miliardi di euro previsti dal Piano. Il problema è che il Pnrr prevede ben 528 condizioni da rispettare per ricevere i fondi. Parliamo di riforme da realizzare, chilometri di infrastrutture da costruire, pannelli solari da installare, ecc. Quasi 25 miliardi sono già stati incassati nell’agosto dello scorso anno. I soldi però non sono gratis. L’ Italia deve rispettare tutte le condizioni concordate con la Commissione Europea e nel 2022 saranno ben 102 gli obiettivi da raggiungere. Dobbiamo passare quanto prima dalle parole ai fatti, se non vogliamo veder dissolvere i miliardi dai nostri occhi. In questo caso l’Italia, tuttora all’ottavo posto della classifica mondiale sul Pil, potrebbe uscire dalla top ten ben prima del 2031. Fonte Centre for Economics and Business Research (Cebr).