sabato, Aprile 20, 2024

Il Piano Marshall e la ricostruzione dopo la guerra

L’immediato dopoguerra fu per l’intera Europa un periodo di ricostruzione economica e sociale, dopo le devastazioni subite tra il 1939 e il 1945. Tutti i Paesi alleati degli Stati Uniti subirono gravi danni alle rispettive economie: terreni per l’agricoltura andarono perduti, industrie ridotte all’osso, scarse risorse e materie prime inesistenti. L’America fu la sola ad avere ancora in piedi l’assetto economico. Cosa successe? Gli Stati Uniti decisero di intervenire massicciamente con i loro capitali per stimolare il rilancio economico europeo, facendo affluire in 16 Paesi circa tredici miliardi di dollari.

Questo piano di aiuti economici, in vigore dal 1947, fu l’European Recovery Programm o meglio conosciuto come Piano Marshall e fu ideato e promosso dal segretario di Stato George Marshall. Il lancio dell’ERP rispose a varie esigenze e a diversi scopi; dal punto di vista politico, gli Stati Uniti decisero di prestare soccorsi all’Europa anche per contrastare l’ideologia comunista e quindi una sua progressiva influenza. Economicamente, invece, gli USA, potenza uscita illesa dalla guerra, ebbero un apparato produttivo intatto e solido ma urgente fu trovare uno sbocco per non correre il rischio di una sovrapproduzione interna simile a quella del 1929.

Il Piano Marshall. Cosa prevedeva la manovra economica?

Con il Piano Marshall si cercò innanzitutto di aiutare tutti i paesi colpiti dalla Seconda Guerra Mondiale e si cercò anche di sollecitare la creazione di organi internazionali per favorire la cooperazione. Gli obiettivi della manovra dunque furono principalmente: 1) esaminare le richieste più urgenti avanzate dai singoli paesi, 2) stilare programmi, 3) farli eseguire con adeguati controlli. Gli aiuti americani permisero la rinascita dell’Europa Occidentale, avviando un importante processo di sviluppo economico e sociale. Gli stati europei, man mano che la ripresa economica divenne reale e forte, presero coscienza della necessità di avviare un processo di sviluppo autonomo. Fu proprio il Piano Marshall a favorirne l’attuazione, che fin dal 1947 aveva previsto l’assegnazione di consistenti aiuti all’Europa, purchè i singoli stati si fossero tra loro organizzati; sulla base di questa necessità pratica si formò un movimento teso all’unificazione europea. La prospettiva di un’Europa unita assunse un rilievo particolare nell’opinione pubblica, si iniziò a parlare di “Stati Uniti di Europa” e dunque di un’entità che riunisse il maggior numero di paesi europei.

Su questa spinta volta all’unione e alla cooperazione si giunse ad un processo di unificazione che trovò la sua prima e concreta attuazione nel 1951 con la CECA, Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Dopo la CECA si compì un passo ulteriore con la CEE, Comunità economica europea. L’istituzione di un organo europeo fu un effetto del Piano Marshall; il piano inoltre si rivelò considerevole poichè l’industria ripartì, l’economia crebbe repentinamente e gli stati che uscirono distrutti dalla guerra ritrovarono un po’ di sollievo e di ottimismo.

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