Il Partito Marxista Leninista Italiano viene fondato a Firenze il 9 aprile 1977

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9 aprile 1977: fondazione del Partito Marxista Leninista Italiano.

Il 9 aprile 1977, a Firenze, durante un maxi-raduno con militanti provenienti dalla Toscana, dalla Lombardia, dalla Sicilia e dalla Calabria, viene fondato ufficialmente il Partito Marxista Leninista Italiano. La sua storia, in realtà, era già cominciata dieci anni prima, nel 1967, ma fino a quel momento i componenti avevano preferito evitare di diventare un partito. La situazione però era cominciata a cambiare durante i movimenti studenteschi del 1968, fino alla svolta del ’77.

In origine, il PMLI si definisce fondamentalmente un movimento rivoluzionario che punta a gettare le basi per una grande rivolta popolare che porti ad un’Italia unita sotto le insegne del comunismo e del socialismo. I suoi membri ritengono che il maoismo sia stato il punto più alto mai raggiunto da tutto il movimento operaio nella sua lunga battaglia per avere finalmente una società di stampo socialista. Il punto di riferimento è il leader russo comunista Stalin, il quale viene considerato non solo il vero artefice dell’Unione Sovietica, ma anche colui che ha favorito la nascita di altri governi comunisti in Europa. Al contempo, il gruppo si distacca dal trockismo che viene accusato di essere troppo vicino alla borghesia.

Breve storia del PMLI fondato il 9 aprile 1977.

Il testo di riferimento è la Costituzione Sovietica del 1936, interpretata come la vera e concreta realizzazione dello Stato socialista dell’URSS. L’ideologia del Partito Marxista Leninista Italiano nei suoi primi anni di vita come movimento si basa su alcuni punti fondamentali. Innanzitutto la società prevede una proprietà statale per la terra, il settore industriale e i mezzi di produzione. Devono essere riconosciuti alcuni diritti imprescindibili all’uomo come quello al lavoro, all’istruzione e all’assistenza.

La macchina statale è controllata dalla classe operaia che è l’unica realtà davvero all’avanguardia di tutta la società. Inoltre è necessario garantire l’uguaglianza dei diritti sociali, economici, culturali e politici senza alcuna distinzione di nazioni o etnie. Infine, basandosi sul principio della democrazia socialista, bisogna far sì che i cittadini dispongano dei mezzi e degli strumenti che gli permettano di esercitare i propri diritti.

L’operato del Partito Marxista Leninista Italiano a partire dal 1977

Come abbiamo anticipato in apertura, è il 9 aprile 1977 quando si tiene a Firenze il Congresso che porta alla fondazione del Partito Marxista Leninista Italiano. Durante l’evento viene stilato lo statuto, il programma, e viene ufficializzato il simbolo, ossia la falce e il martello di colore nero e l’immagine di Mao che si staglia su sfondo rosso. Gli inni, invece, sono L’Internazionale, Bandiera Rossa e Il Sole Rosso. Il primo segretario generale è Giovanni Scuderi, eletto all’unanimità.

Giovanni Scuderi è stato il primo segretario generale del PMLI.

I membri del neonato partito ritengono che si sia entrati ormai in una nuova fase dell’esistenza della classe operaia. Il primo periodo, infatti, è stato quello che è andato dal 1882 al 1920 e che è stato guidato principalmente dalla social-democrazia e dal Partito Socialista Italiano. Invece nella seconda fase la guida centrale è il Partito Comunista Italiano, portatore del revisionismo, che poi andrà avanti con i suoi eredi, ossia DS, PRS, e PdCI.

Durante il ventesimo anniversario dalla fondazione del PMLI, Scuderi dichiara che questo movimento è completamente diverso da tutti gli altri partiti che teoricamente seguono l’ideologia comunista e sostengono la classe operaia. Infatti, la forza politica da lui guidata, per organizzazione, metodologia di lavoro, piena adesione alla causa socialista e per spirito di sacrificio: «Non ha precedenti nella storia del movimento operaio italiano».

I primi obiettivi del nuovo partito di estrema sinistra sono quelli di attirare a sé il maggior numero di lavoratori e studenti, promuovendo al contempo l’astensionismo alle elezioni. In questo modo cominciano a nascere vari nuclei marxisti-leninisti su tutto il territorio italiano, e soprattutto il Sud aderisce maggiormente alla battaglia politica del PMLI.

Viene portata avanti una stretta cooperazione con il Partito Comunista Cinese, ma nel 1981 i rapporti si interrompono nel momento in cui sale al potere Deng Xiaoping. Invece la collaborazione con il Partito del Lavoro d’Albania prosegue spedita fino al 1979 quando, dopo la decisione di Enver Hoxha di prendere le distanze dal maoismo, il movimenti italiano lo critica dicendo che ormai ha abbracciato la causa trockista. Piuttosto stretta è stata dal 1975 l’alleanza con il Partito Comunista di Kampuchea, proseguita anche dopo l’invasione della Cambogia ad opera del Vietnam. Per confermare la comunione d’intenti tra le due forze politiche, nel 1981 un esponente del PMLI si reca proprio in Cambogia, in un’area controllata dai Khmer Rossi. La situazione però si ribalta nel 1997, quando il partito italiano accusa di tradimento proprio i Khmer Rossi per aver arrestato PolPot e per aver causato lo scioglimento di quello che già aveva cambiato nome in Partito del Kampuchea Democratico.

La Rivoluzione iraniana del 1979 viene salutata con entusiasmo dal Partito Marxista Leninista Italiano che la considera una ribellione antimperialista. Per suggellare l’unione, nel febbraio 1992, in occasione delle celebrazioni della vittoria, un dirigente del PMLI viene invitato in Iran dal Governo per prendere parte ai festeggiamenti. Nel novembre del 1993, il movimento fondato nel 1977 partecipa attivamente al Seminario Internazionale sul Pensiero di Mao.

172 anni fa nasceva il Manifesto del Partito Comunista

Negli ultimi anni, il PMLI ha stretto alleanze soprattutto con il Partito Comunista Marxista Leninista greco, con il Nucleo Marxista-Leninista del Messico e con il Partito Marxista-Leninista ucraino. Inoltre è in costante contatto con il Partito Comunista delle Filippine, con il Partito Comunista Rivoluzionario d’Argentina e con quello Comunista indiano.

Definendosi un gruppo ortodosso, segue fedelmente il pensiero e gli ideali di Marx, Engels, Stalin, Lenin e Mao Zedong, considerati i cinque maestri del comunismo.