Il metodo giapponese per vivere 100 anni

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Nella foto, Junko Takahashi, giornalista giapponese.

Nel 2016 il Giappone è stato riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Salute come il paese piu longevo del mondo. Le statistiche hanno infatti dimostrato che 65.692 anziani in Giappone avrebbero superato la soglia dei 100 anni.

Ma come fanno a vivere così a lungo? Junko Tahakashi, una giornalista giapponese, che vive tra Tokyo e il mondo ispanico, ha svolto numerose ricerche sullo stile di vita della popolazione giapponese e ha raccolto in un libro tutti i segreti per conservare a lungo la salute fisica e mentale.

Il libro intitolato “El método japonés para vivir 100 años” (in italiano “il metodo giapponese per vivere 100 anni”), si basa sull’analisi di interviste fatte ad anziani centenari e sulle testimonianze di quest’ultimi.

Fra gli anziani intervistati, vi sono comuni cittadini ma anche personaggi più rilevanti come presentatori televisivi che hanno deciso di cimentarsi nella loro attività a 100 anni o sportivi che hanno riscoperto l’interesse per lo sport all’età di 90 anni. Fra questi vi sono: Mieko Nagaoka, di 100 anni, che ha appena battuto il record dello stile libero di nuoto dei 500 metri nella categoria dell’età di 100 anni; Hidekichi Miyazaki, di 107 anni, che ha celebrato nel 2014 il suo record mondiale dei 100 metri per persone di età superiore ai 105 anni e che aspira a correre con l’atleta giamaicano Usain Bolt; il medico Sigeaki Hinohara, di 104 anni, conosciuto come “il centenario più impegato del mondo” con un’agenda piena per i prossimi due anni nonostante la sua età avanzata.

Hidekichi Miyazaki, 107 anni, campione del record mondiale 2014 dei 100 metri.

Nel libro e in un’intervista rilasciata al giornale spagnolo El Mundo, la giornalista dichiara che la chiave per vivere più a lungo è non mangiare grandi quantità di cibo, non riempire mai completamente lo stomaco, ma soprattutto masticare bene. “Non bisogna mai riempire lo stomaco. In Giappone diciamo – hara hachi bun me – che significa mangia solo fino a essere sazio all’80%, ha detto la giornalista. Certamente è importante seguire un’alimentazione equilibrata ma ciò che conta realmente non è tanto la qualità del cibo ma la quantità che ingeriamo.

Consumare troppa carne è un altro fattore che impedisce di vivere a lungo. “I centenari intervistati, ma anche la maggior parte della popolazione in Giappone, mangiano poca carne poiché, per tradizione, le proteine animali le ottengono mangiando il pesce. La carne tuttavia, aggiunge quella piccola quantità di lipidi necessari per qualsiasi dieta”, ha dichiarato Junko. “Tuttavia, nell’Occidente, si ingerisce troppa carne. Non è necessario escluderla come noi giapponesi ma nemmeno esagerare come fate voi occidentali”.

Un altro fattore importante che contribuirebbe alla longevità è quello di avere un motivo che ci stimoli alla vita: questo può essere costituito dalla propria famiglia, la propria passione, un hobby particolare, ma anche il nostro lavoro. Per vivere più a lungo è necessario trovare dentro di noi un certo senso di soddisfazione per quello che facciamo nella nostra vita. Se per esempio ci piace il nostro lavoro, dobbiamo continuare con esso; se invece il nostro lavoro non ci soddisfa, dovremmo cercare il modo di lasciarlo e di trovare qualcosa che ci soddisfi di più e che ci faccia sentire realizzati.

Sebbene il Giappone sia uno dei paesi con un alto tasso di longevità, è anche tuttavia uno dei paesi in cui ogni anno si verifica un maggior numero di casi di suicidio. A questo proposito, la giornalista risponde che la maggior parte delle persone con una tendenza suicida sono molto fragili e molto spesso arrivano a compiere gesti cosí estremi in quanto provano un profondo senso di delusione nei confronti della vita. Gli anziani intervistati, hanno anche loro vissuto una vita  problematica: chi con problemi personali, chi con malattie gravi, chi ha dovuto vivere in prima persona catastrofi naturali come il terremoto, ecc..tuttavia, ciò che differenzia queste persone da quelle che sono andate incontro al suicidio è che, gli anziani centenari, anche se hanno vissuto situazioni spiacevoli e momenti di sconforto hanno avuto una maggiore forza spirituale che li ha portati a reagire e a capire che c’è sempre una via d’uscita. Superare con saggezza le circostanze è stata la chiave che li ha portati a sopravvivere anche alle situazioni più devastanti. Alcuni di questi anziani, hanno saputo rassegnarsi ma senza pensare che la vita era finita. Hanno pensato che “la rassegnazione è un modo per resettare ciò che non funziona. Quando una porta non si apre è meglio prendere altre vie di uscita”.

Un altro elemento che contribuisce alla longevità è mantenere il corpo attivo svolgendo una regolare attività fisica. Per farlo, non è necessario andare in palestra ogni giorno o sottoporsi a eccessivi sforzi fisici. Basta fare piccoli esercizi o determinate faccende domestiche. Oltre al corpo, anche la mente ha bisogno di essere allenata. Per farlo, gli esercizi più indicati sarebbero la lettura e la meditazione.

Nel libro, l’autrice sfata il mito secondo cui la genetica contribuisca alla longevità. Centenari non si nasce, ma si diventa. Si diventa adottando uno stile di vita sano, una filosofia di vita e combinando quest’ultima con la religione. Zen e cristianesimo, infatti, sarebbero compatibili.

Man mano che passano gli anni, le persone diventano sempre più attente nei confronti della loro salute e realizzano regolari visite mediche, mentre quando si è giovani si ha la tendenza a trascurarsi dal punto di vista della salute e ad automedicarsi. Questo sarebbe un altro fattore che influenzerebbe la longevità di una persona.

Le persone centenarie evitano la solitudine. Fra le persone intervistate infatti la giornalista afferma di non avere trovato nessuna persona solitaria. Tutte le persone intervistate erano circondate dalla famiglia, amici e vicini. La cosa più incredibile è che la maggior parte di queste persone nonostante la loro età risultano più indipendenti rispetto agli anziani dei paesi occidentali e la loro famiglia non li assiste come se fossero delle persone dependenti. Per esempio, alcuni centenari intervistati hanno dichiarato di riuscire a lavarsi da soli senza ricorrere all’aiuto di infermiere o dei loro familiari e altri sono in grado per esempio di eseguire le loro attività preferite come giocare ai videogiochi, camminare o leggere. Un centenario intervistato, Jiro Nishikawa, di 106 anni, legge il giornale ogni giorno dalla prima all’ultima pagina per avere argomenti interessanti di cui parlare con sua figlia di 70 anni. I centenari sembrano autonomi anche nella cura del loro corpo e non dimenticano mai le abitudini che avevano da giovani. Nonostante la loro età, si preoccupano per il loro aspetto e non si lasciano mai andare. Le donne per esempio non rinunciano allo smalto alle unghie e si truccano per mantenere viva la loro femminilità.

Infine, il romanticismo, l’amore e la passione possono essere dei fattori importanti che fanno certamente bene alla salute, tuttavia, è importante non fare della persona amata il centro della propria vita e nemmeno un’ossessione in quanto ciò potrebbe causare stati emozionali negativi come stress e ansia. Junko ha dichiarato che in Giappone il romanticismo non è un’attitudine molto diffusa come nei paesi occidentali. Nei paesi occidentali le persone sono più romantiche e tendono a concentrarsi sull’altra persona mentre in Giappone, forse dovuto all’antica cultura in cui i padri di famiglia sceglievano con chi dovevano sposarsi i propri figli, gli uomini e le donne non sono molto romantici.