giovedì, Aprile 25, 2024

Il giovane Holden di Salinger: 68 anni dalla pubblicazione

Il giovane Holden viene pubblicato da Jerome David Salinger per la prima volta in America il 16 luglio 1951 con il titolo The Catcher in the Rye.

Certamente stiamo parlando di una delle opere più riuscite ed apprezzate dell’autore che fu anche una fonte encomiabile di ispirazione per il movimento americano della Beat Generation. Ma perché personaggi come, tra gli altri,  Kerouac, Ginsberg e Borroughs rimasero così affascinati da J. D. Salinger? La risposta sta proprio nel suo giovane Holden.

J.D. Salinger

Il racconto copre un arco di tempo veramente breve, un solo fine settimana, ed è raccontato in prima persona da  Holden Caulfield, il nostro protagonista. Questo ragazzo di 16 anni ci narra così non  la sua vita, quella sarebbe una perdita di tempo, ma decide di riferire «soltanto le cose da matti» capitate durante l’ultimo Natale.

Holden deve abbandonare il college di Pencey poiché è stato cacciato, fatto successo altre volte in passato. Prima di andare via visita il suo vecchio professore di Storia, per cui Holden provava molta ammirazione. Il professore,tuttavia, si dimostra esattamente come gli altri: pronto a giudicare e a rimproverare Holden per il suo comportamento, questo non susciterà altro nel ragazzo se non ulteriore rabbia e rancore. Anche l’incontro con il suo compagno di stanza sarà fallimentare e finirà addirittura in una rissa poiché scoprirà che l’amico aveva un  appuntamento con la ragazza di cui Holden era innamorato.

Holden torna a New York e qui i pensieri sono ancora più macabri e profondi, rivolti a suo fratello morto. Si ritroverà ubriaco e verrà ingannato da un uomo che cerca di farlo andare con una prostituta e infine verrà da lui derubato.

Holden è solo. Quella malinconia genera in lui la voglia di condividere le sue emozioni, di empatia, di contatto con un altro essere umano che lo possa comprendere. Il primo tentativo sarà Sally, giudicata da Holden come essere superficiale, poi Carl Luce che a sua volta risulterà imbarazzato da quella stessa leggerezza vista tuttavia da lui in Holden. Uno spiraglio di luce in quella landa desolata che pare New York è sua sorella Phoebe che deve suo malgrado abbandonare per non essere costretto ad un confronto diretto con i suoi genitori.

L’ultimo appiglio sarà un vecchio professore di Inglese che riesce a fare ad Holden un discorso sensato e coscienzioso, senza insulti. Il ragazzo ne è ammirato, le sue parole lo inducono alla riflessione: questa sua vita lo avrebbe condotto verso ciò che più temeva, ossia diventare come gli uomini e le donne senza scopo che frequentavano sporchi locali. Holden abbandonerà anche il professore poiché sospetto di voler di più da quel loro rapporto.

Phoebe è l’ultima persona che deve salutare prima di partire deluso ed amareggiato dalla vita. In realtà veniamo a sapere che Holden non lascerà mai la città perché malato di tubercolosi. In queste ultime pagine la tragedia della nostalgia incombe su di lui: nostalgia per ogni personaggio che ha incontrato, per ogni parola.

Holden è un ragazzo che vive quel doloroso passaggio dall’età infantile a quella adulta e si ribella con tutte le sue forze a questo cambiamento. Le regole, gli obblighi e i doveri lo spaventano e lo terrorizzano ma, almeno inizialmente, nessuno sembra capire questo suo stato d’animo. Il mondo adulto chiede qualcosa in cambio, sempre, non risparmia mai nessuno. Holden è in fuga perenne e in bilico tra il suo passato e la sua spensieratezza, rappresentata da Phoebe, e il mondo adulto descritto da ogni personaggio deludente che lui incontra. La città con i suoi locali depravati, le prostitute e l’alcol fa da contorno a questa ribellione che alla fine “si arrende” alle cure mediche e al voler tornare  al college, per dare un’altra possibilità alla vita e a se stesso.

Silvia Sini
Silvia Sini
Neo-laureata in Editoria e Scrittura, clowndottore, capo scout.

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