sabato, Aprile 20, 2024

Il Giorno del ricordo per le vittime delle foibe

Il Giorno del ricordo per le vittime delle foibe è stato istituito nel 2004 per il 10 febbraio. Si tratta appunto di un momento di riflessione per commemorare le migliaia di italiani morte in quella che la storia chiama “le foibe”.

Il Giorno del ricordo: cosa sono le foibe

Il Giorno del ricordo

Si chiamano foibe le cavità naturali, profonde anche centinaia di metri, che esistono nella regione del Carso.
Lì, a partire dal crollo del regime fascista nel 1943, avvennero numerosi massacri contro la popolazione italiana ad opera dei partigiani comunisti iugoslavi sostenitori del maresciallo Tito. Tito era un rivoluzionario filo sovietico che, con la fine della Guerra mondiale, sarebbe diventato dittatore della Iugoslavia fino al 1980.
Secondo quei partigiani, tutti gli italiani erano fascisti o contrari al regime comunista perciò, tutti gli italiani non comunisti che vivevano in Istria e in Dalmazia (due zone del Friuli-Venezia Giulia) erano visti e trattati come “nemici del popolo”. Dopo le numerose torture, vennero gettati in queste fosse naturali chiamate foibe con procedure terrificanti. Non si sa con esattezza quanti italiani morirono in modo così barbaro ma, secondo alcuni storici, forse diecimila persone se non di più. 

Il Giorno del ricordo: la questione adriatica

Sui massacri delle foibe e sull’esodo giuliano-dalmata si trovano ancora molte semplificazioni e deformazioni interpretative.
Ha cercato di fare chiarezza, lo storico Raoul Pupo, tra gli autori di un vademecum per il Giorno del Ricordo.
Bisogna partire dalla cosiddetta Questione adriatica, ossia la competizione per il controllo dell’Adriatico, dapprima fra Italia e Austria, poi fra Italia e Jugoslava. L’Austria era la dominatrice del mare, grazie al possesso della costa dalmata e alla superiorità della sua flotta mercantile con base a Trieste e Fiume. Dopo la Prima Guerra mondiale la superiorità passò all’Italia, grazie all’annessione di Trieste, l’Istria, Fiume e Zara.
Durante la Seconda Guerra mondiale l’Italia trasformò la sua superiorità in controllo totale, con l’occupazione della Dalmazia e del Montenegro. Dopo l’8 settembre 1943 la potenza italiana collassò.Nel dopoguerra, perdute Zara, Fiume e l’Istria, l’ultima fase della Questione adriatica fu la Questione di Trieste, ossia il conflitto diplomatico per l’appartenenza del capoluogo giuliano.
La Questione si concluse nel 1954 con il Memorandum di Londra, grazie al quale l’Italia riottenne il controllo di Trieste.

Il Giorno del ricordo: una memoria a livello locale

In mezzo ci furono non soltanto due guerre mondiali ma anche tragedie che colpirono la popolazione, di cui si parlò poco e male.  
Soltanto le vittime, gli esuli e i loro familiari, infatti, custodiscono perfettamente la memoria delle tragedie giuliane e dalmate
Fino agli Anni Cinquanta del Novecento storia e memoria del confine orientale erano conosciute da tutti. La questione di Trieste era ancora aperta e attorno alla sorte del capoluogo giuliano, luogo storico dell’italianità, si era ricostituito il sentimento patriottico. Col passare del tempo, però, l’interesse venne meno. Se la politica guardava da altre parti, lo facevano anche i media.
Nella società del boom economico gli italiani non volevano ricordare le storie degli anni della guerra, della sconfitta e della miseria.
Anche gli esuli, per integrarsi, rinunciarono a parlare del loro passato, a volte si vergognavano pure. Basti pensare che alcuni non tornarono più in Istria e Dalmazia.
Inoltre, quando Trieste ritornò all’Italia, a nessuno interessò più l’Istria.

Il Giorno del ricordo

Il Giorno del ricordo: la legge che la istituisce

La legge che istituisce il “Giorno del ricordo” è stata proposta dal deputato triestino Roberto Menia e approvata dal Parlamento italiano nel 2004. La si celebra il 10 febbraio di ogni anno (perché è anniversario del trattato di Parigi firmato nel 1947 fra l’Italia e le potenze alleate vincitrici che mise formalmente fine alle ostilità). Lo scopo di questa giornata è conservare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale italiano”.

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