Abe Foxman, ex leader della della Anti-Defamation League ha raccontato la questione delle comunità ebraiche in America. In qualità di arbitro di lunga data dell’antisemitismo in America, ha sempre osservato molto da vicino queste comunità. Durante le elezioni i voti dei latini sono stati cruciali e hanno dimostrato come avessero un’idea di America comune e unita. Lo stesso non è avvenuto per la comunità ebraica, che spera di tenere salde le alleanze con Israele. Con Trump era andata bene, non resta che aspettare di vedere cosa succederà con un possibile nuovo Presidente. In ogni caso, resta significativo il fatto che gli ebrei americani non sono così uniti come le altre comunità.
Le comunità ebraiche in America possono tornare unite?
Foxman ha provato a rispondere a questa domanda. In primo luogo, sottolineando le profonde differenze che hanno sempre separato sionisti e non sionisti. Secondo l’esperto la comunità ebraica in America non è mai stata così polarizzata. Prima, gli ebrei erano uniti da Israele e dalla lotta all’antisemitismo. Oggi, entrambe le questioni sono molto politicizzate e quindi, anche polarizzate. Foxman ha spiegato: “Ma se, Dio non voglia, Israele fosse sotto attacco, non c’è dubbio che la comunità ebraica americana si riunirebbe“. Ora, spiega l’esperto, c’è anche un risveglio della consapevolezza che l’antisemitismo è reale. In una certa misura, questa consapevolezza è stata una grande fonte di unione. Tuttavia, sottolinea Foxman: “Dobbiamo anche capire che l’antisemitismo non è una minaccia esistenziale e non dovremmo combattere l’antisemitismo a costo di trascurare gli sforzi di servizio religioso, culturale e sociale. E’ imperativo avere un equilibrio“.
L’antisemitismo non può essere la risposta
Gli intervistatori hanno fatto notare a Foxman che l’antisemitismo unisce la comunità ebraica. L’esperto ha sottolineato che anche in questo caso, il problema viene politicizzato. I Repubblicani dallo la colpa del problema ai Democratici e i Democratici fanno lo stesso con i Repubblicani. “Eppure, siamo più impegnati a parlare di chi incolpare piuttosto che incolpare questa malattia per la quale non abbiamo antidoto, per la quale non abbiamo vaccino, che negli ultimi 50 anni o giù di lì abbiamo lottato per contenere“, ha aggiunto Foxman. Inoltre, nelle comunità ebraiche è in corso una disputa su quella che può essere la definizione di antisemitismo: “Penso che sia utile avere una definizione, ma essere d’accordo su una definizione non lo impedirà“. Per quanto riguarda Israele, un recente sondaggio ha mostrato che 2/3 degli israeliani crede che Trump sia migliore di Biden per il proprio paese. Negli Stati Uniti invece, 2/3 della comunità ebraica americana crede il contrario.
Le comunità ebraiche in AMerica: con o contro Trump?
Per la prima volta, quest’anno Foxman ha sostenuto un candidato alle presidenziali americane. Secondo l’esperto, il Presidente ha alimentato bigotti e suprematisti. Non gli importa se sia davvero razzista o no, gli importa quello che fa e quello che dice. Foxman aggiunge: “Penso che sia certamente insensibile al razzismo e persino all’antisemitismo. Non sono sicuro che lo capisca davvero. Ma questo non lo scusa, perché ha delle conseguenze“. Parlando dei 200 antisemiti che hanno marciato a Charlottesville, l’osservatore non incolpa Trump. Queste persone erano di quell’idea molto prima di Trump. Tuttavia, il Presidente ha spesso incoraggiato questi tipi di pensieri. Di sicuro, ha fatto credere che ad oggi l’antisemitismo è lecito.







