venerdì, Marzo 29, 2024

Il destino delle migranti in Libia, tra razzismo e sfruttamento sessuale

Si sa che il razzismo non è una prerogativa occidentale. In alcuni paesi del Nord-Africa, come il Maghreb e la Libia, l’odio e il pregiudizio nei confronti dei neri africani sono ancora profondamente radicati. E si traducono in maltrattamenti, discriminazioni e violenze. Colpa, in larga parte, del retaggio coloniale: sopravvive la convizione che un nero possa essere comprato, venduto, persino torturato, nella totale impunità. Come spesso avviene, a pagare lo scotto più alto sono le donne. Il destino delle migranti nere in Libia è segnato da violenze, stupri e, spesso, prostituzione forzata.

Qual è il destino delle migranti in Libia?

Donne e ragazze, talvolta giovanissime, giungono in Libia dal Centro Africa con il sogno di raggiungere l’Europa. A convincerle a partire sono i loro stessi connazionali, che fanno leva sull’ingenuità e sul bisogno per consegnarle nelle mani dei racket della prostituzione forzata. Si mettono in viaggio coi loro pochi risparmi, spesso completamente sole, con il solo appoggio delle compagne di disavventure, altrettanto disperate. La prospettiva di subire abusi sessuali è talmente concreta da essere quasi inevitabile. Tanto che l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati consiglia alle ragazze “un’iniezione di contraccettivi efficaci per tre mesi”, oppure di procurarsi la pillola del giorno dopo. Metodi sicuramente più efficaci e sicuri di quelli a cui si ricorre nei campi libici: pezzi di cotone inseriti prima della penetrazione, a mo’ di rudimentale preservativo, o peggio aborti praticati in condizioni igieniche precarie, spesso da donne prive delle competenze necessarie per farlo.

La prostituzione forzata

Il destino delle migranti in Libia, per la maggior parte, è quello della prostituzione forzata. Sono le stesse donne libiche ad inserire nel “giro” le giovani donne, e a venderle agli sfruttatori per circa 300 denari libici (l’equivalente di 56 euro). Le poche che riescono a fuggire o a trovare aiuto si rifugiano nei centri di accoglienza in Tunisia. È grazie al loro e ai loro racconti, spesso ricchi di dettagli atroci, che conosciamo il destino delle loro connazionali trasformate in schiave sessuali. Di fronte a tali notizie, nel 2020 le Nazioni Unite hanno deciso di inviare forze di polizia appositamente reclutate per la protezione di queste donne. Ma, ad oggi, ancora nulla si è mosso: al contrario, molte fuggitive intercettate nel Mediterraneo sono state rispedite in Libia, dove inevitabilmente ricadranno nelle mani dei loro aguzzini.

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