Il campo di Usivak: la meta della rotta balcanica

Il campo di Usivak è l'ultima meta prima di arrivare in Europa e da qualche giorno ospita delle attività speciali per ravvivare gli animi

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Il campo di Usivak

Il campo di Usivak in Bosnia, da qualche giorno ospita una situazione particolare. I giornalisti hanno potuto intervistare i profughi residenti nella struttura, ascoltandoli parlare mentre sorseggiavano una tazza di tè. Questo perché da poco, nel noto campo della Bosnia Erzegovina è stato istituito un “social corner“. I profughi sono stati particolarmente colpiti dalla pandemia, che ha interrotto il loro viaggio verso il futuro.

Che cos’è il campo di Usivak?

Usivak si trova a una ventina di chilometri da Sarajevo. La struttura accoglie soprattutto famiglie con bambini o minori non accompagnati. Prima dell’estate il campo ospitava circa 600 persone, ma le migrazioni sono continuate ad aumentare ed ora il numero è salito a 900. I volontari affermano che i posti letto non bastano più. In questa situazione triste, appesantita dai timori del contagio, è stato istituito un campo di “ricreazione temporanea“, dove la Caritas ogni giorno distribuisce tazze di tè ai bambini. L’attuale “social corner” prima era un triste prefabbricato, montato sulla sommità di un’area spettacoli. Di recente, in onore della Giornata mondiale del migrante, Papa Francesco ha deciso di acquistarlo. Ora è un grande faro che illumina l’affollato campo di Usivak.

Perchè proprio qui?

La scelta del campo di Usivak non è causale. Si tratta dell’ultima tappa del percorso migratorio prima di poter arrivare in Europa. Fino al 2018 la rotta balcanica non transitava da qui. Nel 2015, a causa dell’enorme ondata di profughi era molto più conveniente passare dalla Serbia per arrivare in Croazia o Ungheria. Tuttavia, da qualche anno, la polizia di frontiera ha respinto i migranti in Bosnia, dove lo Stato era totalmente impreparato a questa situazione. Inseguito, milioni di persone ( perlopiù provenienti dalla Siria), hanno cambiato rotta per andare in Germania e Austria. Molti migranti sono terrorizzati all’idea di passare per la Libia e il Mediterraneo. Per questo, queste persone vanno prima in Turchia, poi passano per la Grecia e infine proseguono in diverse direzioni attraverso la Bulgaria e i paesi ex jugoslavi.

I dati delle immigrazioni

La Bosnia è sempre stato un paese di emigrazioni, non di immigrazioni, ma con il passare del tempo le cose sono cambiate. Nel 2019 si stima che i transiti per la Bosnia siano stati circa 35mila. Lo scorso agosto invece, i capi aventi una capienza massima di 5.000 persone, ne ospitavano circa 6.300, altre 4.000 dormivano per strada. La rotta balcanica coinvolge ogni anno un numero enorme di migranti. Nel 2019 sono stati circa 53.000 i profughi che hanno compiuto questo viaggio per l’Europa. Una bambina del campo ha raccontato ai giornalisti: “Non so quanto è durato il viaggio dall’Iran fino a qui, mi ricordo che abbiamo viaggiato tanto a piedi. Prima abbiamo passato del tempo in Turchia“.

Il campo di Usikav e il lockdown

Da marzo fino a fine maggio perfino i residenti di Usivak sono stati messi in lockdown. In una piccola caserma dismessa, hanno trovato mascherine e gel disinfettanti, ma rispettare il distanziamento fisico in un campo sovraffollato era impossibile. Un ragazzino di 10 anni proveniente dall’Afghanistan ha raccontato: “Sono qui con tutta la mia famiglia: 2 fratelli, mamma e papà. Vogliamo andare in Germania, le mie zie sono già lì. Ma è da 3 anni che siamo in viaggio, è difficile. Non abbiamo soldi, e se anche uscissimo più spesso dal campo cosa potremmo fare?

Il campo di Usivak e l’importanza di risollevare gli animi

Essendo il campo di Usivak l’ultima tappa prima dell’arrivo in Europa, è davvero importante risollevare gli animi dei migranti. Per questo motivo, ogni giorno la Caritas distribuisce il tè ai profughi nel “Social corner”. Secondo i volontari è un modo per creare interesse e per stabilire delle relazioni più forti con i migranti, ascoltandone i bisogni. “Cerchiamo di animare le loro giornate: si crea un punto di incontro e proponiamo dei corsi di alfabetizzazione per i più piccoli“, hanno spiegato i responsabili. E’ molto importante in questi luoghi, cominciare a prepararsi alla vita che verrà. Spesso infatti vengono organizzate lezioni per imparare le lingue straniere o dei corsi professionali.