‘Si certo, I soldi sono importanti, ma in fondo faccio il pescatore perché il mare è la mia vita, il mio sangue’.
A me ventidue anni d’oceano non sono bastati a far entrare il sale nel sangue e a questo punto dubito ci entrerà mai. Anzi più navigo e più sento il mare come ‘altro’, come ‘non umano’, come ‘ostile’, e per me il mare resta sempre nero anche in giorni blu cobalto come questi. Il mio destino, la mia storia e il mio carattere mi hanno disegnato una identità che vede la mia barca come mezzo di trasporto per viaggiare e sognare, e con l’acqua del mare mi piace ubriacarmi nello scrivere una storia romantica, il sale delle onde scivola sulla pelle e smaltisco la sbornia facendola scivolare nella penna. Nel cocktail della mia identità il sale è un elemento che decora e distrae, che sta fuori, come quello sul bordo di un margarita, serve giusto a completare il gusto di quello che bevo.
Per Daniel invece no, il cocktail della sua identità è acqua di mare, il sale è già dentro, disciolto, perfettamente distribuito in ogni parte del suo essere, acquisito dai geni del padre e del nonno, pescatori anch’essi, cresciuti in luoghi dove separare terra e mare non ha nessun senso, perché sono la stessa cosa, sono natura, sono vita e hanno senso solo insieme.
‘Non so se vorrei che i miei figli facessero quello che faccio io. Beh insomma no, non è vero. Io ne sarei felicissimo, a dire la verità. Ho però paura di imporglielo, vorrei che scegliessero da soli. Erano qui fino a iersera, con mia moglie. Adesso sono tornati a casa, vicino a Bronnoysund, su una piccola isola. Io invece ho deciso di andare nella zona di Capo Nord perché qui merluzzi non ce ne sono… Papà è su in Finnmark e mi dice che li è pieno, quindi ci provo. Poi sai, magari quando arrivo son scesi giù’.
E così siamo in due a salire verso nord, sempre più a nord, Torgvaerig e Cadeau, entrambe signore del 1976, entrambe con motori Perkins, una da una parte l’altra dall’altra del pontile, la prua verso il vento, dirette verso nord, lui in cerca di merluzzo e io in fondo solo di storie.
Noi siamo i luoghi e l’aria in cui siamo cresciuti ma anche la fantasia e l’immaginazione che il nostro carattere ci impone. E la mia immaginazione è bravissima a cantare il mare romantico pieno di sogni, mentre a Daniel l’immaginazione porterà altri sogni, perché lui il mare non lo sogna mica, e nemmeno lo respira, lui semplicemente lo è.