Nel luglio del 1961, all’Università di Yale, lo psicologo Stanley Milgram condusse una serie di esperimenti finalizzati a verificare la volontà delle persone ad obbedire a un’autorità che gli ordinava di compiere atti in conflitto con la loro coscienza personale.
Obbedire agli ordini
Iniziarono tre mesi dopo l’inizio del processo del criminale di guerra nazista tedesco Adolf Eichmann a Gerusalemme per capire se lui i suoi complici nell’Olocausto avevano “solo” eseguito gli ordini, e quindi avessero responsabilità minori dei loro mandanti.
I risultati furono inaspettati: una percentuale molto elevata di soggetti obbedì completamente alle istruzioni, vincendo i propri conflitti di coscienza.
L’esperimento è stato ripetuto molte volte in tutto il mondo, in versioni diverse, ma sempre ottenendo risultati simili.
L’esperimento
I partecipanti erano uomini fra i 20 e i 50 anni, di diversi estrazione sociale, grado d’istruzione e impiego. Venne loro detto che stavano partecipando ad un esperimento che riguardava le modalità di apprendimento.
Dovevano mettere alla prova la capacità di memorizzare di alcuni soggetti (complici di Milgram), e, in caso di risposta sbagliata, tramite un macchinario, somministrare loro scosse elettriche crescenti a seconda della gravità del loro errore.
Naturalmente la macchina non trasmetteva realmente scosse elettriche; e le urla di dolore delle persone erano false. Ma il soggetto analizzato credeva che tutto fosse vero.
Il 65% dei partecipanti, persone che definiremmo “normali” di varia età, estrazione sociale, cultura, arrivarono a somministrare la scossa più forte di 450 volt, e tutti arrivarono ad almeno 300 volt.
La prevalenza dell’obbedienza sulla morale
Tutti i partecipanti al sondaggio ritenevano che solo una piccolissima parte dei soggetti avrebbe dato la scossa alla tensione massima. Addirittura Milgram sospettava, prima dell’esperimento, che l’obbedienza esibita dai nazisti riflettesse un comportamento tipico di quel popolo.
Invece l’esperimento dimostrò che la contrapposizione tra la morale (che si oppone alla violenza) e l’autorità, nonostante le urla delle vittime, ha visto prevalere quest’ultima: la volontà degli adulti di fare qualsiasi cosa un’autorità gli ordini costituisce il principale risultato dello studio.
Le persone comuni, pensando di fare semplicemente il loro lavoro, possono diventare agenti di un terribile processo distruttivo. Anche quando gli effetti delle loro azioni diventano palesi e viene loro chiesto di compiere azioni incompatibili con gli standard morali.
Le teorie del comportamento umano
Milgram elaborò due teorie per spiegare i risultati del suo esperimenti:
La prima è quella del conformismo: un soggetto che non ha né la capacità né la competenza per prendere decisioni, tende a delegare i processi decisionali al gruppo e si affida alla sua gerarchia, obbedendo agli ordini delle persone di rango maggiore al suo.
La seconda teoria è quella dello stato agentivo; le persone si considerano come uno strumento per realizzare i desideri di un’altra persona, e quindi non pienamente responsabili delle proprie azioni.
Robert J. Shiller che insegna a Yale sostiene che ormai le persone hanno imparato che quando gli esperti dicono loro che qualcosa è giusto, probabilmente lo è, anche se non sembra così.
Anche perché le persone spesso non si rendono conto che un’autorità apparentemente benevola è in realtà malevola, anche quando si trovano di fronte a prove schiaccianti che glielo suggeriscono.
Milgram descrisse l’esperimento in un articolo intitolato “I pericoli dell’obbedienza”.