giovedì, Aprile 18, 2024

I pericoli dell’obbedienza

Nel luglio del 1961, all’Università di Yale, lo psicologo Stanley Milgram condusse una serie di esperimenti finalizzati a verificare la volontà delle persone ad obbedire a un’autorità che gli ordinava di compiere atti in conflitto con la loro coscienza personale.

Obbedire agli ordini

Iniziarono tre mesi dopo l’inizio del processo del criminale di guerra nazista tedesco Adolf Eichmann a Gerusalemme per capire se lui i suoi complici nell’Olocausto avevano “solo” eseguito gli ordini, e quindi avessero responsabilità minori dei loro mandanti.

I risultati furono inaspettati: una percentuale molto elevata di soggetti obbedì completamente alle istruzioni, vincendo i propri conflitti di coscienza.

L’esperimento è stato ripetuto molte volte in tutto il mondo, in versioni diverse, ma sempre ottenendo risultati simili.

L’esperimento

I partecipanti erano uomini fra i 20 e i 50 anni, di diversi estrazione sociale, grado d’istruzione e impiego. Venne loro detto che stavano partecipando ad un esperimento che riguardava le modalità di apprendimento.

Dovevano mettere alla prova la capacità di memorizzare di alcuni soggetti (complici di Milgram), e, in caso di risposta sbagliata, tramite un macchinario, somministrare loro scosse elettriche crescenti a seconda della gravità del loro errore.

Naturalmente la macchina non trasmetteva realmente scosse elettriche; e le urla di dolore delle persone erano false. Ma il soggetto analizzato credeva che tutto fosse vero.

Il 65% dei partecipanti, persone che definiremmo “normali” di varia età, estrazione sociale, cultura, arrivarono a somministrare la scossa più forte di 450 volt, e tutti arrivarono ad almeno 300 volt.

La prevalenza dell’obbedienza sulla morale

Tutti i partecipanti al sondaggio ritenevano che solo una piccolissima parte dei soggetti avrebbe dato la scossa alla tensione massima. Addirittura Milgram sospettava, prima dell’esperimento, che l’obbedienza esibita dai nazisti riflettesse un comportamento tipico di quel popolo.

Invece l’esperimento dimostrò che la contrapposizione tra la morale (che si oppone alla violenza) e l’autorità, nonostante le urla delle vittime, ha visto prevalere quest’ultima: la volontà degli adulti di fare qualsiasi cosa un’autorità gli ordini costituisce il principale risultato dello studio.

Le persone comuni, pensando di fare semplicemente il loro lavoro, possono diventare agenti di un terribile processo distruttivo. Anche quando gli effetti delle loro azioni diventano palesi e viene loro chiesto di compiere azioni incompatibili con gli standard morali.

Le teorie del comportamento umano

Milgram elaborò due teorie per spiegare i risultati del suo esperimenti:

La prima è quella del conformismo: un soggetto che non ha né la capacità né la competenza per prendere decisioni, tende a delegare i processi decisionali al gruppo e si affida alla sua gerarchia, obbedendo agli ordini delle persone di rango maggiore al suo.

La seconda teoria è quella dello stato agentivo; le persone si considerano come uno strumento per realizzare i desideri di un’altra persona, e quindi non pienamente responsabili delle proprie azioni.

Robert J. Shiller che insegna a Yale sostiene che ormai le persone hanno imparato che quando gli esperti dicono loro che qualcosa è giusto, probabilmente lo è, anche se non sembra così. 

Anche perché le persone spesso non si rendono conto che un’autorità apparentemente benevola è in realtà malevola, anche quando si trovano di fronte a prove schiaccianti che glielo suggeriscono.

Milgram descrisse l’esperimento in un articolo intitolato “I pericoli dell’obbedienza”.

Massimiliano De Luca
Massimiliano De Lucahttp://www.massimilianodeluca.it
Sono nato a Firenze nel 1968. Dai 19 ai 35 anni ho speso le mie giornate in officine, caserme, uffici, alberghi, comunità – lavorando dove e come potevo e continuando a studiare senza un piano, accumulando titoli di studio senza mai sperare che un giorno servissero a qualcosa: la maturità scientifica, poi una laurea in “Scienze Politiche”, un diploma di specializzazione come “Operatore per le marginalità sociali”, un master in “Counseling e Formazione”, uno in “Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche”, un dottorato di ricerca in “Analisi dei conflitti nelle relazioni interpersonali e interculturali”. Dai 35 ai 53 mi sono convertito in educatore, progettista, docente universitario, ricercatore, sociologo, ma non ho dimenticato tutto quello che è successo prima. È questa la peculiarità della mia formazione: aver vissuto contemporaneamente l’esperienza del lavoro necessario e quella dello studio – due percorsi completamente diversi sul piano materiale ed emotivo, di cui cerco continuamente un punto di sintesi che faccia di me Ein Anstàndiger Menschun, un uomo decente. Ho cominciato a leggere a due anni e mezzo, ma ho smesso dai sedici ai venticinque; ho gettato via un’enormità di tempo mentre scrivevo e pubblicavo comunque qualcosa sin dagli anni ‘80: alcuni racconti e poesie (primo classificato premio letterario nazionale Apollo d’oro, Destinazione in corso, Città di Eleusi), poi ho esordito nel romanzo con "Le stelle sul soffitto" (La Strada, 1997), a cui è seguito il primo noir "Sotto gli occhi" (La Strada, 1998 - segnalazione d’onore Premio Mario Conti Città di Firenze); ho vinto i premi Città di Firenze e Amori in corso/Città di Terni per la sceneggiatura del cortometraggio "Un’altra vacanza" (EmmeFilm, 2002), e pubblicato il racconto "Solitario" nell’antologia dei finalisti del premio Orme Gialle (2002). Poi mi sono preso una decina di anni per riorganizzare la mia vita. Ricompaio come finalista nel 2014 al festival letterario Grado Giallo, e sono presente nell’antologia 2016 del premio Radio1 Plot Machine con il racconto "Storia di pugni e di gelosia" (RAI-ERI). Per i tipi di Delos Digital ho scritto gli apocrifi "Sherlock Holmes e l’avventura dell’uomo che non era lui" (2016), "Sherlock Holmes e il mistero del codice del Bardo" (2017), "Sherlock Holmes e l’avventura del pranzo di nozze" (2019) e il saggio "Vita di Sherlock Holmes" (2021), raccolti nel volume “Nuove mappe dell'apocrifo” (2021) a cura di Luigi Pachì. Il breve saggio "Resistere è fare la nostra parte" è stato pubblicato nel numero 59 della rivista monografica Prospektiva dal titolo “Oltre l’antifascismo” (2019). Con "Linea Gotica" (Damster, 2019) ho vinto il primo premio per il romanzo inedito alla VIII edizione del Premio Garfagnana in giallo/Barga noir. Il mio saggio “Una repubblica all’italiana” ha vinto il secondo premio alla XX edizione del Premio InediTO - Colline di Torino (2021). Negli ultimi anni lavoro come sociologo nell’ambito della comunicazione e del welfare, e svolgo attività di docenza e formazione in ambito universitario. Tra le miei ultime monografie: "Modelli sociali e aspettative" (Aracne, 2012), "Undermedia" (Aracne, 2013), "Deprivazione Relativa e mass media" (Cahiers di Scienze Sociali, 2016), "Scenari della postmodernità: valori emergenti, nuove forme di interazione e nuovi media" (et. al., MIR, 2017), Identità, ruoli, società (YCP, 2017), "UniDiversità: i percorsi universitari degli studenti con svantaggio" (et. al., Federsanità, 2018), “Violenza domestica e lockdown” (et. al., Federsanità, 2020), “Di fronte alla pandemia” (et. al., Federsanità, 2021), “Un’emergenza non solo sanitaria” (et. al., Federsanità, 2021) . Dal 2015 curo il mio blog di analisi politica e sociale Osservatorio7 (www.osservatorio7.com), dal 2020 pubblicato su periodicodaily.com. Tutto questo, tutto quello che ho fatto, l’ho fatto a modo mio, ma più con impeto che intelligenza: è qui che devo migliorare.

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