giovedì, Marzo 27, 2025

I Longobardi in Italia: decennale da Patrimonio Unesco

Ricorrono dieci anni dal riconoscimento di Patrimonio mondiale UNESCO di I Longobardi in Italia. I luoghi del potere. Fanno parte dell’itinerario 7 territori italiani. L’Associazione Italia Langobardorum si occupa di gestire e promuovere le zone interessate, propone un percorso culturale e gastronomico tra i Comuni. Sono borghi che conservano le testimonianze monumentali della civiltà medievale, giunta all’apice dello sviluppo tra VII e VIII secolo.


Castelseprio online – I Longobardi fanno il giro del mondo


Quali sono i territori che rientrano nel progetto I Longobardi in Italia?

I beni dell’area della Gastaldaga e il complesso episcopale a Cividale del Friuli e il monastero di San Salvatore e Santa Giulia a Brescia. Ci sono poi il Castrum con la Torre di Torba e la chiesa di Santa Maria Foris Portas a Castelseprio e la Basilica di San Salvatore a Spoleto. Rientrano nell’itinerario anche il Tempietto a Campello sul Clitunno, il complesso di Santa Sofia a Benevento e il santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo. Le architetture rivelano la capacità dei Longobardi, di sintetizzare gli elementi germanici e l’eredità romano-cristiana. 

FRIULI VENEZIA GIULIA – L’area della Gastaldaga di Cividale del Friuli

Il viaggio inizia in Friuli dove si trova l’antica capitale del Ducato longobardo, l’odierno comune di Cividale. Da vedere l’area della Gastaldaga col Tempietto Longobardo, ora inglobato nel complesso monastico benedettino di Santa Maria in Valle. Uno degli edifici più complessi della seconda metà dell’VIII secolo, provvisto di un ricco apparato decorativo. Gli stucchi sono ricavati da un impasto di gesso, calce e polvere di marmo. Alle pareti ci sono anche gli affreschi solo in minima parte conservati, Cristo Logos tra gli arcangeli Michele e Gabriele.

Il Museo archeologico

Il percorso tocca pure il complesso episcopale, rinnovato dal patriarca Callisto nell’VIII secolo. In origine era formato da: Basilica, Battistero di San Giovanni Battista e Palazzo Patriarcale. Le tracce sono visibili ai piani interrati del Museo Archeologico Nazionale. Dall’edificio battesimale provengono opere della produzione scultorea longobarda, riferibili al periodo della “rinascenza liutprandea”. I reperti sono conservati al Museo del Tesoro del Duomo. Si tratta del Tegurio di Callisto, un’edicola ottagonale che copriva il fonte e dell’Altare del duca Ratchis. Un lavoro realizzato in pietra istriana, con quattro paliotti scolpiti in rilievo appiattito recanti temi narrativi di carattere biblico. 

Il dolce tipico di Cividale del Friuli: la “Gubana”. Un prodotto che il progetto I Longobardi in Italia promuove

Celebrata specialità del variegato patrimonio gastronomico di Cividale è la Gubana. Il dolce arricchito di frutta secca e servito con la grappa è preparato alle feste religiose più importanti. Inoltre, è servito in occasione di eventi della vita comunitaria quali matrimoni e cresime. Originaria dell’area che comprende Cividale e le valli del Natisone, al confine con la Slovenia, la Gubana si è un ponte tra le due tradizioni gastronomiche. Il nome deriva dal termine sloveno guba, piega. La specialità è farcita con pinoli, uva passa, noci, nocciole e ha l’aspetto della a chiocciola.  

LOMBARDIA – Il complesso di San Salvatore – Santa Giulia a Brescia

Brescia, capitale dell’omonimo Ducato, ospita il complesso di San Salvatore – Santa Giulia, oggi sede del Museo della città. L’architettura è edificata 753 per volere di Desiderio che sarebbe diventato sovrano dei Longobardi e della consorte Ansa. Ingloba il cinquecentesco monastero femminile e la basilica con la cripta. Nell’oratorio di Santa Maria in Solario, aggiunto in epoca romanica alle strutture originali, è conservata la Croce detta di re Desiderio. Quindi un prezioso manufatto con funzioni processionali e devozionali risalente al periodo tra 700 e 800. Il luogo conserva tracce di Brixia, il Capitolium del I secolo d.C., sede di culto della Triade Capitolina, e il teatro romano

I Longobardi in Italia: castrum con la torre di Torba e la chiesa di Santa Maria foris portas a Castelseprio

Tra Castelseprio e Gornate Olona, in provincia di Varese, è conservato un castrum, sito fortificato d’altura di età tardo-romana. Un sito di rilevanza strategica per la collocazione sulla via del Canton Ticino, attraverso Valcuvia e Valganna, riutilizzato dai Longobardi e poi distrutto dai Visconti. Si notano ancora il circuito murario e il tessuto abitativo che comprende il polo cultuale di San Giovanni Evangelista. Utilizzato anche dalle genti slave nel VII secolo è composto da basilica e battistero paleocristiano. Alla chiesa di Santa Maria foris portas c’è un ciclo di affreschi sul tema dell’infanzia di Cristo, ispirato ai Vangeli apocrifi. La Torre di Torba da struttura difensiva, utilizzata da Goti, Bizantini, è diventata nel 700 un monastero benedettino femminile.   

“Desideri”, i nuovi biscotti di Brescia 

Tra le tipicità della cucina bresciana sono l’espressione del recuperato legame con la civiltà longobarda. I biscotti sono a base di farina di castagne, burro, aromi, uova e zucchero e creati dal Consorzio pasticceri artigiani di Brescia. Per il decennale del riconoscimento UNESCO i maestri dolciari hanno usato ingredienti presenti nelle abitudini alimentari medievali. In particolare, ricordano l’ultimo Rex Langobardorum, Desiderio, che, prima di salire al trono, era Duca di Brescia.  

Il miele varesino Dop 

L’area di Castelseprio-Torba è zona di produzione del pregiato miele varesino Dop che un Consorzio tutela. È disponibile nelle tre tipologie del millefiori, acacia e castagno. L’ultimo si accompagna bene a formaggi di latte caprino tipici del Varesotto, come la Formaggella del Luinese. 

UMBRIA – La Basilica di San Salvatore a Spoleto

Il percorso sulle tracce della civiltà longobarda prosegue poi nell’Italia centrale, in Umbria, dove si era formato il Ducato di Spoleto. Nelle antiche terre si trovano i siti Unesco di Spoleto e Campello sul Clitunno. La basilica di San Salvatore è un edificio di eccezionale rilevanza per il linguaggio della classicità latina con cui è stato concepito. Il frutto sia del reimpiego di spolia, materiale recuperato da edifici di epoca romana, che dell’utilizzo di decorazioni realizzate per il progetto. La chiesa ha un impianto a tre navate e presbiterio tripartito, e è eretta in memoria dei martiri cristiani Concordio e Senzia. Poi è titolata al Redentore nel periodo longobardo. Alla Rocca Albornoziana è ubicato il Museo nazionale che raccoglie reperti degli insediamenti cristiani del IV secolo fino alla costituzione del centro di potere germanico tra il 575 e il 576.

Tempietto del Clitunno di Campello tappa del percorso I Longobardi in Italia

Campello sul Clitunno ha il nucleo antico raccolto attorno al castello di forma ellittica. Il cavaliere borgognone Rovero di Champeaux ha fondato l’abitato nel X secolo. Motivo di attrazione è anche l’area naturalistica delle fonti del Clitunno, già frequentata in epoca romana. Il Tempietto del Clitunno è un sacello costruito tra gli inizi del VII secolo e il pieno VIII secolo in forma di tempio corinzio tetrastilo in antis. L’esterno si caratterizza per la facciata scandita da splendide colonne ricoperte di foglie e da un architrave con l’iscrizione che invoca Dio. L’interno è impreziosito da dipinti murali di notevole qualità, messi in relazione con quelli del presbiterio di Santa Maria Antiqua a Roma. 

Dolce tipico dell’area di Spoleto e Campello sul Clitunno: la “Crescionda” 

La Crescionda è interessante per le sue origini e l’evoluzione nel tempo. Nel corso dei secoli la ricetta è cambiata, perdendo i contrasti di sapore iniziali e acquisendo un gusto ed un aspetto più raffinati. La prima versione si fa risalire al Medioevo, al periodo del Ducato di Spoleto, quando si prediligeva nelle pietanze il contrasto agro-dolce. Quindi all’inizio si preparava con: uova, pan grattato, brodo di gallina, formaggio pecorino, raschiatura della buccia di un limone, zucchero. Oggi la Crescionda è un dolce composto di tre stati differenti: amaretti e farina, poi un livello dalla consistenza simile al budino e infine il cioccolato. Non è però necessario preparare tre impasti diversi. Infatti, durante la cottura, per il diverso peso specifico degli ingredienti, si sedimentano dividendosi. Solitamente è preparata a Carnevale, ma la si può trovare nei ristoranti tutto l’anno.

CAMPANIA – Santa Sofia a Benevento

Benevento dal 570 circa fu capitale dell’omonimo Ducato, comprendente anche i territori di Apulia, Lucania e Bruzio. L’area controllata dai nobili è rimasto indipendente fino al 1077, dopo l’elevazione a Principato nel 774. Nel centro storico sorge la chiesa di Santa Sofia, costruita intorno al 760 per volontà del duca Arechi II. Nasce quindi come cappella personale e santuario nazionale per la salvezza del popolo longobardo. Lo spazio interno, a pianta centrale, è scandito da colonne e pilastri disposti in modo da formare un esagono e un decagono concentrici. Nelle due absidi minori si conserva un ciclo pittorico delle storie di Cristo in origine esteso all’intera superficie interna della chiesa. Annesso alla chiesa è un monastero, costruito in epoca successiva, che oggi è sede del Museo del Sannio. L’esposizione presenta corredi funerari rinvenuti nella necropoli cittadina, armi, fibbie, cinte, monili. 

Il pane di grano di saragolla del Beneventano, presidio Slow Food 

Il prodotto deve il nome alla “saragolla”, antica varietà di grano duro, ancora coltivata nelle aree interne del Sannio. La tipologia di frumento è introdotta dal Medio Oriente nel V secolo a opera di alcune popolazioni provenienti dall’attuale Bulgaria. Si riconoscono diversi pani simili in base zone di produzione: zingaresca, bulgara, saragolletta del Sannio, saragolla turchesco.  

PUGLIA – La basilica santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo nell’itinerario I Longobardi in Italia

Monte Sant’Angelo è entrato già nel VI secolo a far parte del Ducato di Benevento insieme al Gargano. Tra le testimonianze della presenza longobarda in area garganica, risalta la basilica-santuario di San Michele, costruita in fasi successive attorno a un luogo oggetto di venerazione. Una caverna calcarea fu primitivo luogo di culto pagano, divenuto dal VII secolo polo cultuale dei Longobardi, particolarmente legati al culto micaelico. Fu anche centro propulsore della devozione per il principe degli angeli, protettore della Cristianità contro i nemici esterni e interni. Un’entità che era guaritore e accompagnatore delle anime dei defunti al cospetto di Dio. L’edificio è un modello per le chiese e i santuari edificati in Europa e dedicati a San Michele. 

Dolce tipico di Monte Sant’Angelo: le “Ostie ripiene”

Le Ostie ripiene sono un dolce composto da due cialde ovali di ostia, di colore bianco panna. Il ripieno è fatto di mandorle tostate e caramellate con zucchero e miele. Secondo la narrazione popolare, l’idea alla base della sorse per caso nelle cucine di un monastero femminile di Monte Sant’Angelo. Alcune mandorle, durante la preparazione delle ostie sacre a cui erano impegnate le monache, scivolarono inavvertitamente in una ciotola colma di miele caldo. Le cuoche le raccolsero impiegando due ostie, dando così forma alla prima versione della specialità dolciaria. 

Le mostre in Umbria per conoscere I Longobardi in Italia

Il progetto comprende due mostre itineranti sull’argomento. “Toccar con mano i Longobardi” è allestita negli spazi del Museo nazionale del Ducato di Spoleto all’interno della Rocca Albornoz. Un’esperienza multisensoriale accessibile a tutti fino al 6 marzo con sette modellini tridimensionali per ammirare contemporaneamente i monumenti Unesco. “Trame longobarde. Tra architettura e tessuti” è visitabile a Palazzo Casagrande di Campello sul Clitunno e permette di conoscere la civiltà medievale. Si tratta di uno straordinario lavoro di ricostruzione, sulla base dei dati archeologici, della vita quotidiana delle genti. Il percorso propone l’abbigliamento e gli accessori prodotti da questa civiltà: visitabile fino al 20 febbraio. Dalla metà di marzo, sarà la Lombardia a fare da “vetrina” all’iniziativa presentando le esposizione a Brescia e Castelseprio-Torba.

Immagini da cartella stampa.

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

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