martedì, Marzo 19, 2024

Homo sapiens: quando è arrivato davvero in Europa?

Sono ancora numerose le domande inerenti il nostro antenato Homo sapiens: quando è arrivato in Europa? Come ha sostituito e in parte assorbito le popolazioni locali di Neanderthal?Ovviamente si tratta di un processo lungo e non omogeneo, con una diverse serie di varianti.

A chiarire un po’ le idee ci hanno pensato le scoperte emerse dai nuovi scavi nella grotta di Bacho Kiro in Bulgaria. La datazione diretta dei resti fossili di Homo sapiens, trovati in associazione con manufatti risalenti all’inizio del paleolitico superiore, hanno aggiunto tasselli importanti alla nostra storia. Le novità sono state riportate in due articoli pubblicati entrambi l’11 maggio 2020: il primo su Nature («Initial Upper Paleolithic Homo sapiens from Bacho Kiro Cave, Bulgaria»); il secondo su Nature Ecology & Evolution («A 14C chronology for the Middle-to-Upper Paleolithic transition at Bacho Kiro Cave, Bulgaria»).

Entrambi i contributi sono il frutto delle ricerche di un ampio team internazionale coordinato dagli scienziati del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology (Germania). Fondamentale anche la partecipazione dell’Università di Bologna con un gruppo specializzato in datazioni al radiocarbonio. A capo dei ricercatori italiani, la professoressa Sahra Talamo, ordinario di Chimica presso il Dipartimento di Chimica «Giacomo Ciamician» e Principal Investigator del progetto di ricerca europeo Resolution.

La grotta di Bacho Kiro si trova a 5 km a ovest di Dryanovo (Bulgaria), sul versante settentrionale della catena montuosa dei Balcani (Stara Planina). Il sito è a circa 70 km a sud del Danubio, la cui valle ha indirizzato per millenni il popolamento dell’Europa. Le ripetute occupazioni del luogo vanno dal Paleolitico tardo medio al Paleolitico superiore. Scavato in diverse fasi nel corso del Novecento, sono le recenti campagne di scavo a portare alla luce i reperti del Paleolitico superiore iniziale. Tra questi un dente e cinque frammenti ossei che, grazie all’analisi del DNA mitocondriale, sono stati attribuiti a esemplari di Homo sapiens.

La cronologia: il team parla italiano

A incaricarsi dell’esatta cronologia dei fossili rinvenuti sono stati il team della professoressa Sahra Talamo e quello del Dottor Lukas Wacker del Dep. of Earth Sciences dell’ETH di Zurigo (Svizzera). E’ stato utilizzato un nuovo approccio per le datazioni al radiocarbonio che ha consentito di ottenere un’altissima precisione in termini di intervalli di errori mai conseguita in precedenza.

«L’analisi al radiocarbonio conferma che i fossili risalgono alla fase iniziale del Paleolitico superiore. Rappresentano quindi la più antica testimonianza diretta della presenza della nostra specie in Europa», afferma la dottoressa Talamo. L’analisi morfologica del dente e del DNA mitocondriale estratto da diversi frammenti di ossa hanno consentito di assegnare queste presenze all’ Homo sapiens. Sarebbe quindi giunto nelle medie latitudini dell’Eurasia oltre 45.000 anni fa dando luogo all’espansione delle tecnologie del Paleolitico superiore iniziale.

«La maggior parte delle ossa di animali che abbiamo datato hanno segni di modificazione da parte dell’uomo, ad esempio segni di macellazione», dice Helen Fewlass, dottoranda della professoressa Talamo. «Questi dati, insieme alle datazioni dirette delle ossa umane, ci forniscono un quadro cronologico molto chiaro. L’Homo sapiens ha occupato per la prima volta questa grotta nell’intervallo tra 45.820 e 43.650 anni fa. Potenzialmente già 46.940 anni fa».

La scoperta, dunque, anticipa di ben 2.000 anni l’arrivo della nostra specie nelle latitudini medie dell’Eurasia rispetto a quello ipotizzando fino ad oggi. Va così ad aumentare il periodo di convivenza in Europa tra Homo sapiens e Homo neanderthalensis. Inoltre, tra i reperti recuperati sono emersi oggetti in osso che ricordano quelli prodotti millenni più tardi dagli ultimi Neanderthal in Europa occidentale. L’ elemento confermerebbe la teoria dei contatti e degli scambi, anche culturali, avvenuti tra sapiens e la popolazione in declino di Neandertal.

«Siamo di fronte alla più antica ondata di Sapiens per ora identificata in Europa che nuovi comportamenti, entrando in contatto con gli uomini di Neanderthal sparsi in varie aree europee. Un’ondata palesemente anteriore – sottolinea Jean-Jacques Hublin, direttore del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology (Germania) –  a quella che 8.000 anni dopo porterà alla definitiva estinzione dei Neanderthal in Europa occidentale».

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