È sempre piacevole fare shopping e portarsi a casa i propri abiti preferiti. Eppure dobbiamo cominciare ad imparare che, quando effettuiamo degli acquisti, dobbiamo fare attenzione ad alcuni particolari per far sì che il nostro guardaroba non contribuisca ad aumentare l’inquinamento. Infatti a partire dal 2015 il settore tessile ha fatto segnare un notevole incremento di emissioni di gas serra.
È stato calcolato che, ad ogni secondo, vengono bruciati in discarica vestiti e prodotti tessili della quantità pari alla grandezza di un camion. Tra i principali responsabili di questa problematica vi è il cosiddetto fast-fashion, ovvero la tendenza ad usare per poco tempo capi nuovi, per poi gettarli via senza tener conto delle conseguenze che tutto ciò ha sulla salute del pianeta.
Le aziende di moda hanno anch’esse una buona percentuale di responsabilità. Infatti è emerso che alcune società preferiscono bruciare i loro prodotti pur di non venderli ad un prezzo più basso. Nel mondo purtroppo mancano delle leggi volte ad una precisa regolamentazione delle procedure da seguire per ridurre l’impatto ambientale del settore tessile. Ad ogni modo, anche noi consumatori dobbiamo impegnarci per abbassare l’impronta di carbonio, partendo proprio da alcuni comportamenti virtuosi da seguire quando facciamo compere e organizziamo il guardaroba.
Come ridurre l’impronta di carbonio del nostro guardaroba
Erin Wallace, vicepresidente del marketing di ThredUp, ha innanzitutto spiegato cos’è l’impronta di carbonio: “È il numero di gas serra prodotti a causa di un qualche tipo di attività umana. Nel caso di un’impronta di moda, è la quantità di anidride carbonica generata attraverso attività intorno al tuo guardaroba”. Quindi ha aggiunto che, quando ci si riferisce nello specifico alle attività delle varie società, comprende le fasi di imballaggio, di spedizione e consumo dei prodotti.
Questa situazione, già dannosa di per sé per l’ambiente, va a peggiorare ulteriormente in caso di fast-fashion, ovvero la diffusione eccessiva di tessuti non biodegradabili e nemmeno riciclabili. Cosa possiamo fare quindi noi consumatori per avere un guardaroba “sostenibile” a bassa impronta di carbonio?
Innanzitutto, quando andiamo a far compere, controlliamo maggiormante qual è il materiale degli abiti che intendiamo acquistare. Il consiglio è quello di scegliere tessuti naturali e biodegradabili, poiché stando alle ultime statistiche pare che il 20% dell’inquinamento idrico derivante dall’attività industriale sia legato alle attività di trattamento e tinteggiatura dei tessuti. In più, si stima che purtroppo circa i tre quinti dei vestiti prodotti vadano a finire negli inceneritori o nelle discariche. Per ridurre soprattutto quest’ultimo gravoso impatto ambientale, possiamo donare gli indumenti che non usiamo più a quelle aziende come ThredUp che si occupano proprio del riciclo corretto dei rifiuti.
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Un’altra buona pratica da seguire per avere un guardaroba a bassa impronta di carbonio è quella di prediligere gli acquisti di seconda mano. In questo modo non solo si dà un supporto concreto al benessere del pianeta, ma si possono anche trovare delle ottime occasioni a prezzi convenienti. Ci sono molte realtà online come Depop, The RealReal, LePrix, Gemma by WP Diamonds e Vestiaire Collective che sostengono questo tipo di shopping, ma anche se abbiamo un negozio fisico di fiducia possiamo tranquillamente procedere con i nostri acquisti di seconda mano.