Il premier Giuseppe Conte ha rotto gli indugi. Nel corso di una conferenza stampa tenutasi nel tardo pomeriggio di ieri, 2 maggio, il Presidente del Consiglio ha annunciato che il sottosegretario al Ministero dei Trasporti, Armando Siri, indagato per corruzione, deve dimettersi dall’incarico, aggiungendo che ben presto girerà la sua proposta al Consiglio dei Ministri. Conte ha ricordato che l’attuale governo si basa su un «alto tasso di etica pubblica» e questo principio vale soprattutto per un sottosegretario che ha il compito di proporre l’introduzione di nuove norme o di dare suggerimenti, e per tale ragione dev’essere scevro da qualsiasi tornaconto personale.
Proseguendo nel suo intervento, il premier ha rivelato che fin da quando è emerso il caso-Siri si è chiesto come il governo del cambiamento avrebbe potuto affrontare la spinosa questione nel migliore dei modi, tenendo conto che l’obiettivo principale dell’attuale maggioranza è quello di tutelare innanzitutto i cittadini e non gli «interessi di parte». Di conseguenza, per garantire la credibilità dell’esecutivo non si possono promettere dimissioni future che non hanno alcun senso, ma bisogna agire subito e concretamente.
Infine il Capo del Governo si è rivolto ai due partiti che in questo momento sono alla guida del Paese. Alla Lega, Giuseppe Conte ha consigliato di non lasciarsi trasportare da «reazioni corporative», mentre ha invitato il Movimento 5 Stelle a non esultare come se avesse ottenuto una vittoria politica.
Siri pronto a dimettersi entro 15 giorni
Ancor prima della presa di posizione pubblica e ufficiale di Giuseppe Conte, Armando Siri ha chiarito la sua situazione. Il sottosegretario leghista, infatti, ha comunicato che se entro 15 giorni non dovessero giungere novità sul suo conto provvederà a rassegnare le dimissioni. Inoltre il politico genovese si è detto certo che, una volta ascoltato dai magistrati, la propria condizione verrà archiviata al più presto, altrimenti rinuncerà all’incarico istituzionale non perché è colpevole, ma per il profondo rispetto che nutre verso il suo ruolo.
Nell’ultimo passaggio delle sue dichiarazioni, Siri ha ricordato che la magistratura ha dimostrato tutte le intenzioni di ascoltarlo nei prossimi giorni e ha sottolineato con forza: «Sono innocente, ribadisco di avere sempre agito correttamente».
Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, intervenuto al programma Otto e Mezzo di La7, sulla scia delle dichiarazioni di Giuseppe Conte ha confermato di non aver affatto esultato per la richiesta delle dimissioni di Siri, auspicando però che questo caso possa chiudersi il prima possibile per permettere al governo di andare avanti nel suo lavoro. Dopo aver lanciato una frecciatina al sottosegretario ai Trasporti, dicendo che quasi certamente la questione si sarebbe potuta risolvere più facilmente se fosse stato il singolo a prendere l’iniziativa senza coinvolgere i vertici della maggioranza, il vicepremier pentastellato si è rivolto agli alleati della Lega, chiedendo un incontro per confrontarsi e per continuare a collaborare «per il bene degli italiani», allontanando qualsiasi ipotesi di una crisi in corso.
La reazione di Salvini: «Non ho tempo da perdere, mi occupo di tasse»
Questa mattina, dopo la decisione di Conte di chiedere le dimissioni di Armando Siri al CdM, è arrivata anche la secca replica da parte di Matteo Salvini. Raggiunto dai cronisti mentre si trovava a Fidenza (provincia di Parma), il ministro dell’Interno ha liquidato in breve la faccenda, dicendo di non avere tempo per perdersi in polemiche, e invitando i giornalisti a rivolgersi direttamente al Presidente del Consiglio.
Il vicepremier del Carroccio ha anche avuto modo di lanciare una frecciatina nemmeno troppo velata al premier, affermando che il suo impegno è rivolto alle misure da adottare per diminuire le tasse ed introdurre la flat-tax, ricordando che il Consiglio dei Ministri è chiamato ad occuparsi di immigrazione, sicurezza, droga e lavoro, mentre sembra che ci sia qualcuno disposto a perdere del tempo «polemizzando su altro». A questo punto il leader leghista ha lanciato un vero e proprio guanto di sfida al Capo del Governo, invitandolo a confrontarsi con lui sul tema tasse, che sta realmente a cuore ai cittadini: «Non sulla fantasia, altre polemiche non mi interessano».
Infine Matteo Salvini, parlando del testo di legge proposto dalla Lega per combattere la droga e gli spacciatori, si è lasciato andare ad una battuta al vetriolo, dicendo che ci sono dei momenti in cui sottoporrebbe al test anti-droga alcuni membri di Camera e Senato: «Per vedere se quando vengono a lavorare sono tutti lucidi». Un affondo che sembra destinato a far discutere nuovamente in seno alla maggioranza.
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