Il Golpe Borghese, tentativo di colpo di stato avvenuto nel 1970 ad opera del principe Valerio Junio Borghese con la complicità di importanti ufficiali delle forze armate e di alcuni membri della loggia massonica P2, rimane una delle pagine oscure dell’Italia repubblicana.
Sono passati quarantadue anni dall’inizio del processo per il golpe Borghese, un tentativo di colpo di stato messo in atto dal principe Valerio Junio Borghese, veterano della X Mas con la complicità di ambienti eversivi di estrema destra e di alcuni appartenenti alla P2 di Licio Gelli.
L’operazione “Tora Tora”
La sera del 7 dicembre 1970, alcuni appartenenti ad Avanguardia Nazionale, organizzazione di estrema destra, con la complicità dell’ex generale dell’aeronautica militare Giuseppe Casero e del dirigente della polizia di stato Salvatore Pecorella, supportati da uomini e mezzi del Corpo Forestale dello Stato, erano pronti a dare esecuzione a un colpo di stato, prendendo il controllo di alcuni ministeri e appropriandosi degli studi Rai, dai quali avrebbe dovuto essere letto un comunicato che confermava il golpe e incitava il popolo italiano ad unirsi nella mobilitazione generale contro le istituzioni dello stato. Gli insorti, nella stessa sera, avrebbero dovuto inoltre prendere possesso del Quirinale, mettere in stato d’arresto il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e uccidere il capo della polizia Angelo Vicari.
L’operazione “Tora Tora” prese il via dopo le 22, quando venne occupato il Viminale dal quale furono rubati circa 200 mitra. Mentre Licio Gelli era in procinto di recarsi al Quinale per arrestare il presidente della Repubblica, il principe Borghese all’una e quaranta dell’8 dicembre, diede l’ordine di smobilitare e di abbandonare i luoghi occupati.
Nel frattempo, anche gli altri gruppi golpisti, mobilitati anche in Veneto, Umbria, Liguria, Lombardia e Campania, ricevettero l’ordine di mettere fine all’insurrezione.
Il processo
Il Golpe Borghese fallì e ancora oggi i dettagli di quanto accaduto in Italia la sera del sette dicembre 1970 sono un mistero. Solamente dopo tre mesi, il 17 marzo 1971, il governo italiano decise di svelare il tentato golpe di dicembre. Il giorno successivo la procura di Roma, che indagava sull’accaduto, firmò i mandati d’arresto per Borghese, che tempo si era già rifugiato in Spagna e altri componenti del commando golpista, tra cui Remo Orlandini, imprenditore romano vicino alla P2, Mario Rosa, ufficiale dell’esercito, Giuseppe Lo Vecchio, generale dell’Aeronautica Militare, Giuseppe Casero, anch’egli ufficiale dell’aeronautica e altri membri delle forze armate affiliati alla loggia di Licio Gelli. La prima indagine, iniziata nel 1971, venne presto archiviata. Nel frattempo il principe Borghese, morì a Cadice, in Spagna in circostanze misteriose nel 1974.
Il 30 maggio 1977, a seguito di alcuni sviluppi nelle indagini si aprì il processo presso l’aula bunker del tribunale di Roma. Gli imputati per il fallito colpo di stato erano 76, tra i quali Remo Orlandini, Stefano Delle Chiaie (a processo anche per la strage di Piazza Fontana), Giuseppe Casero, il colonnello della Guardia Forestale Luciano Berti e gli ufficiali dell’esercito Duilio Fanali, Mario Rosa e Amos Spiazzi. Quando arrivarono le sentenze, nel 1978, i giudici assolsero con formula piena l’ex direttore dei servizi segreti Vito Miceli, accusato di aver coperto i golpisti e condannarono quarantasei persone per vari reati, tra cui cospirazione politica e favoreggiamento.
Nel 1984 arrivarono le sentenze del processo d’appello, che assolse per il reato di cospirazione politica tutti i 48 imputati che erano stati condannati nel 1978 infliggendo in alcuni casi pene lievi per detenzione e porto abusivo d’arma.
I misteri degli anni ’70
Negli anni successivi, nel corso di ulteriori indagini, si scoprì che il tentato golpe era avvenuto nel quadro di una strategia di eversione radicata in tutta Italia, sostenuta anche da elementi della criminalità organizzata in collaborazione con elementi deviati dei servizi segreti. Colui che ebbe un ruolo chiave nella vicenda, il principe Valerio Junio Borghese, morì in Spagna, dove si era rifugiato a seguito del fallito colpo di stato, nel 1974.
IL Golpe Borghese si inserisce nel contesto della strategia della tensione che ha sconvolto il nostro paese negli anni ’70, periodo in cui si scontravano organizzazioni estremiste di destra e sinistra, che si sono rese responsabili di atti di violenza e attentati provocando centinaia di vittime. Ancora oggi, nonostante indagini e processi, su alcuni fatti di quegli anni non si è giunti alla verità.
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