Golpe (Birmania): sale il bilancio di manifestanti uccisi

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Il Golpe in corso in Birmania, ha fatto ulteriori vittime. Il bilancio di manifestanti uccisi, infatti sale a 247. Il colpo di stato venne attuato il primo di febbraio. Da allora sono contenute le proteste della popolazione.

Quando è iniziato il Golpe in Birmania?

Nel 2020, le elezioni legislative birmane, hanno visto nuovamente vincere la Lega nazionale per la Democrazia. Anche quelle precedenti ottennero il medesimo risultato. Quindi, si vide salire in carica Aung San Suu Kyi. Dalla parte opposto, il partito di Solidarietà e Sviluppo, ha conquistato pochi voti. Questo è di fatto il partito vicino allo stesso esercito. Il generale dell’esercito Min Aung Hlaing, il 26 di gennaio ha deciso di contestare i risultati totali del ballottaggio. Ha minacciato, che se tale proposta non fosse accolta, sarebbe intervenuto. Ciò al fine di risolvere la questione della crisi politica. Però, la commissione elettorale ha asserito che le accuse fatte dal generale, non avessero senso di esistere, negando tutto. Così, la mattina del 1 febbraio del 2021, le forze militari armeno, hanno messo in atto un colpo di stato. Il Golpe, mirò proprio a far cadere il governo di Aung, ne seguì l’arresto della donna.

La Birmania piange 38 vittime tra i manifestanti

L’uccisione dei manifestanti

Le proteste anti Golpe da parte dei manifestanti non si arrestano. L’associazione per l’assistenza ai prigionieri politici, rende nota l’uccisione, di almeno altri 12 manifestanti. Secondo l’associazione dei diritti umani che ha sede in Thailandia, le uccisioni sarebbero sei, avvenute fra Bago, Yangon e Magway. Al conteggio se ne aggiungono altre sei, morte nei gli scorsi giorni. Le persone arrestate invece, sono circa 2.345. Le proteste continuano, non si arrestano. Molti contrariati dal Golpe avuto inizio lo scorso mese, fanno valere le proprie idee, in difesa del governo precedente che, aveva raggiunto il potere, nuovamente in modo lecito. Tanti i medici che, con il camice bianco, percorrono le strade di Mandalay, in segno di protesta contro la repressione omicida dei militari stessi.