venerdì, Aprile 19, 2024

Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, il ricordo delle tragedie

Il 3 ottobre è la Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, una commemorazione in ricordo dei migranti e delle tragedie del mare, ricorrenza che si celebra a cadenza annuale dal 21 marzo 2016, quando il Senato, su proposta del Comitato Tre Ottobre, nato proprio a seguito del disastro successo tre anni prima nel Mar Mediterraneo, ha proclamato la data quale forma di memoria verso tutte le vittime d’immigrazione, sia esse uomini, donne o bambini, giovani o anziani, che hanno perso la vita alla ricerca di un posto migliore dove poter sopravvivere e soprattutto vivere.

La cerimonia funebre della strage del 3 ottobre 2013

Sebbene la Giornata dedicata a tutte le vittime dei viaggi, che sotto molti aspetti posso essere definiti tratte per le difficoltà geografiche, naturali, ambientali o politiche, per la fatica insostenibile e la fame che per salvarsi la vita gli espatriati debbono affrontare, si celebri ufficialmente come baluardo per i diritti umani, civili e di soccorso di ogni immigrato proveniente da ogni parte del mondo e diretto verso ogni Paese con richiesta d’asilo, è dedicata alle vittime del Mediterraneo. La Repubblica Italiana ha deciso di indire la Giornata dopo il terribile incidente in cui il 3 ottobre 2013 ben 368 migranti persero la vita nel terribile naufragio avvenuto al largo di Lampedusa vedendosi estinguere sogni, opportunità e speranze affogate con loro nelle fredde e profonde acque del Mare Nostrum. La Giornata è fondamentale per smuovere le coscienze ed assecondare l’opinione pubblica sulla necessità di imporsi sull’annoso problema dell’immigrazione, soprattutto africana e magrebina ma anche balcanica, in modo razionale e umanitario, la cui soluzione non è solamente quella del ricordo, poiché la commemorazione non basta per fermare le morti in mare, è invece quella di aprire gli occhi e agire cercando di controllare le rotte europee dei migranti, soccorrendoli a dando loro meritato asilo.

Mauro Biani, vignetta sull’immigrazione e copertina per il libro la Banalità del ma di Francesco Foti

Trovare soluzioni di aiuto è il filo rosso della Giornata e il nume tutelare delle soluzioni all’immigrazione. La Giornata non può che essere celebrata a Lampedusa, propaggine meridionale dell’Italia, luogo di sole, ma anche posto di morte e di emozioni agrodolci, cimitero di uomini e donne che hanno terminato la vita sopraffatti da un destino atroce che non gli ha lasciato intravvedere nemmeno uno spiraglio di quel futuro così prossimo e così vicino che non potranno mai più raggiungere. Molto si deve ancora fare per aiutare gli immigrati, mettere da parte pregiudizi o falsi miti è fondamentale per l’accoglienza e l’ospitalità, la politica risulta essenziale per cominciare una più attenta e accurata gestione e organizzazione dei flussi migratori sulle coste e all’interno del territorio italiano.

Porta d’Europa a Lampedusa

Il problema dell’immigrazione non è soltanto sul burocratico tema di acque territoriali o al massimo internazionali, troppo spesso sfruttato propagandisticamente o frivolmente, la vera spina è l’accoglienza che l’Italia e l’Europa con lei vogliono allontanare, negare, o peggio ancora lasciare ipocritamente ad andare a picco senza curarsene più di tanto. Il vero problema da risolvere non è tanto l’immigrazione in sé, per quanto sia assolutamente un importante evento da gestire, ma sono le modalità con cui essa viene corrisposta dalle politiche europee, politiche che non si accorgono o fanno finta di non accorgersi come le colpe di questa emigrazione di massa sia anche da attribuire a loro. Sembra che i potenti facciano di tutto per mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi quando la situazione sembra essere incontrollata per non doversi assumere le proprie responsabilità o dover accusarsi di incapacità, o, ancora peggio, per senso di menefreghismo verso i popoli.

Vignetta di Mauro Biani sull’immigrazione

La loro credibilità pare stia andando a picco sommersa dalle loro stesse controversie, come gli stessi migranti che, impossibilitati a tenersi a galla perché incapaci di nuotare non avendo mai avuto a che fare con l’acqua, anche i politicanti sono stati assorbiti da quelle loro stesse parole fluide ed inafferrabili che li stanno facendo affogare. Sebbene le destre stiano ricevendo consensi in Europa anche i leader di questi partiti sembrano incapaci di affrontare in maniera organica il problema dell’immigrazione in quanto ancora ad oggi non si attuano soluzioni efficienti e onnicomprensive sull’immigrazione in riferimento ad ogni partito politico che si voglia considerare. Se sul piano della sicurezza in mare e della prima accoglienza le macchine dei soccorsi, siano esse nazionali o internazionali come alcune ONG, sembrano efficaci, ad essere insufficiente è il piano per la dislocazione dei migranti, la loro sistemazioni sul territorio e le modalità di inserimento degli stessi all’interno dell’apparato sociale e lavorativo. Prima di scagliarsi a spada sguainata sostenendo una infelice politica di porti chiusi e di barriere oltre che di iperpoliziesco per quanto sommario controllo alle ONG, è meglio ragionare sui metodi di assestamento e organizzazione degli immigrati.

ONG Alan Kurdi durante una missione di salvataggio

Il colpevolizzare l’immigrazione in sé è soltanto inutile dietrologia poiché continuando a vedere nei migranti il morbo, non per questo malattia razzista ma soprattutto in relazione alla perdita del lavoro sull’onda del motto di prima gli italiani e gli europei, si rischia di non riuscire a soprassediare sulle quisquiglie e di ferirsi con le proprie stesse autoreferenze, in quanto accusare l’immigrazione invece che una non corretta organizzazione sociale è deleterio oltre che per gli stessi migranti anche per i connazionali, quegli stessi europei convinti che dicono prima noi europei. I problemi dell’immigrazione sono reali ma è possibile contrastarli, sennonché il vero problema, il solo in grado di far tremare l’Europa e farle rischiare il collasso è il paradosso travestito da ipocrisia. Purtroppo ad oggi ancora molti, troppi migranti perdono la vita in mare, il dato più eclatante, per quanto riguarda gli arrivi, è quello del 2015, quando sono arrivati nel Mediterraneo 1.032.498 persone con 3.771 morti o dispersi, mentre nel 2014 la percentuale di persone che non ce l’ha fatta assomma a 3.538 vittime su 225.455 persone che hanno deciso o sono stati obbligati a lasciare la propria terra di origine e arrivare in Europa. Una strage, quella del 18 aprile 2015, la più imponente mai avvenuta, che ha smosso le coscienze collettive, ma non è bastato per tenere sotto controllo l’immigrazione con politiche al contempo di accoglienza, rispetto dei diritti umanitari e di sicurezza dove gli accordi bilaterali sembra abbiano provocato effetti molto blandi.

Naufragio del 18 aprile 2015

Certo non è semplice studiare soluzioni di ampio spettro comprensive di così tante variabili, però se la perfezione è lungi dall’essere attuata di sicuro un miglioramento è quanto meno necessario, miglioramento che non sembra nelle priorità europee per quanto il tema immigrazione sia sulla bocca di tutti. Ancora una volta c’è la necessità di ricordare i migranti con la Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione nella speranza che presto disgrazie simili possano cessare, in primo luogo per commemorare i morti, molti dei quali a tutt’oggi non si è riusciti ad identificare e che perciò non possono essere sepolti con dignità perché diventate persone inesistenti per la memoria e perché sepolti fuori dalla loro patria magari pure con un rito a loro non appartenente, in secondo luogo per cercare di spingere ulteriormente sull’opinione pubblica e in ambito politico sul tema migrazione.

Quest’anno alla Giornata partecipano più di 60 scuole insieme alle principali Organizzazioni umanitarie attraverso laboratori rivolti agli studenti che vanno frequentano in Italia o provenienti da altri Paesi europei, tutto ciò per sensibilizzare giovani e adulti sul tema dell’accoglienza, dell’inclusione e della diversità. Anche la RAI si è impegnata nella sensibilizzazione attraverso il suo nutrito palinsesto che prevede ed ha previsto la programmazione di trasmissioni in cui si è discusso il tema dell’immigrazione. Da Unomattina a La Vita in Diretta, da I Fatti Vostri fino a Detto Fatto, Quante Storie, Geo, Blob, il Giorno e la Storia, la riproposizione del film I fantasmi di Portopalo, il film documentario Where are you?, sono le principali trasmissioni che oggi trattano l’argomento. Mentre grande attenzione è data anche dalle trasmittenti radiofoniche, giornalistiche e telegiornalistiche, alcune con programmazioni speciali. Queste sono solo alcune iniziative nazionali in occasione della commemorazione.

Alessandro Pallara
Alessandro Pallara
Nasce a Ferrara nel marzo del 1996. Ha studiato sceneggiatura presso la Scuola Internazionale di Comics di Padova. Tuttora collabora come volontario supervisore del patrimonio artistico culturale con l'associazione Touring Club Italiano nella città di Bologna.

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