giovedì, Aprile 25, 2024

Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto

Oggi, 28 aprile, è la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto.

L’amianto (o asbesto) – termine che sta ad indicare un materiale costituito da fibre minerali naturali appartenenti ai silicati – ha trovato un vasto impiego in particolare come isolante e nella fabbricazione di lastre per tetti e capannoni.

Pur essendo in Italia la produzione vietata dal 1992, si continuano a contare le vittime causate dall’esposizione alle fibre di questo materiale.

Quando vengono inalate, infatti, le fibre di amianto entrano in profondità nei polmoni

e la loro presenza può comportare l’insorgenza di malattie come l’asbestosi, il mesotelioma -un tipo di tumore che si sviluppa a carico della membrana che riveste i polmoni, la pleura- ed il tumore dei polmoni.

Si sente spesso parlare dell’amianto come di “eternit”, ma questo non è un termine scientifico, bensì il nome dell’azienda di un materiale composto da cemento e fibre di amianto e che, per estensione, è finito a designare il materiale stesso.

E proprio a questo termine è legata una triste vicenda, sfociata in quello che è conosciuto come processo Eternit I, che ha visto imputati il magnate svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Louis de Cartier.

Le prime morti per mesotelioma in Italia risalgono già agli anni Cinquanta : il processo di sviluppo della malattia è estremamente lungo, in genere passano oltre 25 anni dall’inizio dell’esposizione a questo materiale prima che si manifesti il cancro. Si è però dovuto attendere fino al 1986 per vedere la chiusura degli stabilimenti Eternit sul nostro territorio, nonostante la cancerogenicità dell’amianto fosse sospettata da fine Ottocento e indubitabile dai primi anni Sessanta, periodo in cui il ricercatore Irvin Swlikoff, che aveva notato la correlazione fra esposizione all’amianto ed insorgenza del mesotelioma, aveva reso noti i risultati dei suoi studi.

I processi Eternit

Nel 2004 viene presentata ufficialmente denuncia contro i proprietari dell’azienda, con inizio del processo il 6 aprile del 2009.

La sentenza di primo grado, del 13 febbraio 2012, ha condannato i due proprietari della multinazionale Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier a 16 anni per i reati di disastro ambientale e di violazione delle cautele sul lavoro (anni diventati 18 in Appello) e stabilito un risarcimento danni destinato sia alle vittime sia agli enti territoriali dei paesi in cui erano presenti gli stabilimenti.

La Cassazione ha però annullato l’esecuzione di tali sentenze per prescrizione del reato, essendo stata preso come momento della sua cessazione la chiusura degli impianti, avvenuta nel 1986.

Si è allora aperto l'”Eternit bis”, in cui la procura aveva richiesto il rinvio a giudizio a carico del solo Schmidheiny – essendo de Cartier deceduto – con l’accusa di omicidio volontario, ma all’udienza preliminare il reato è stato qualificato come omicidio colposo, portando al frazionamento del procedimento in quattro tribunali territorialmente competenti: Torino per Cavagnolo,Vercelli per Casale Monferrato, Reggio Emilia per Rubiera e Napoli per Bagnoli.

Attualmente la richiesta di rinvio a giudizio di Schmidheiny con l’ipotesi di omicidio volontario è stata accolta solo per Bagnoli. L’udienza prevista per il 12 aprile del 2019 è stata rinviata al 15 del mese prossimo.

Dove c’era l’Eternit…

Fino al 3 maggio presso Casale Monferrato -dove venne costruito il primo stabilimento su suolo italiano- si tengono una serie di iniziative in ricordo della vittime. Qui nel 2016 è stato inaugurato un parco pubblico, battezzato “Eternot “(“no eternit”), nel luogo in cui si trovava lo stabilimento Eternit, dopo una bonifica durata ben 30 anni. Al posto dei capannoni ora c’è un’area verde con giochi per bambini, agorà per spettacoli, viali per passeggiate, panchine, fontanelle, piste ciclabili e un vivaio.

A 27 anni dalla Legge 257/92 che ha messo al bando la fibra mortale però molte sono ancora le strutture in cui è presente e che necessitano di bonifica.

Monica Fiore
Monica Fiore
Dopo essersi laureata in Scienze dei Beni Culturali presso l'Università degli Studi di Pavia con una tesi dal titolo "Domus Aurea, il palazzo del Sole" e aver frequentato il Corso Speciale di Iniziazione alle Antichità Cristiane presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, attualmente lavora come web designer e front-end developer e continua a coltivare la sua passione per l'archeologia attraverso la scrittura: ha aperto il blog 'Cronache dal regno di Chrono' dove tratta di temi storico-archeologici.

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