venerdì, Marzo 29, 2024

Gianluca Codeghini chiude la mostra No, Neon, No Cry

NO, NEON, NO CRY a MAMbo è prorogata con finissage dal 21 al 23 ottobre e la presentazione del libro che riprende il titolo della mostra. Saranno proposte anche performance artistiche di Gianluca Codeghini e Elio Marchesini.


Spazio espositivo bolognese Neon: fucina di talenti


Che esibizione proporrà Gianluca Codeghini al finissage?

L’azione di Gianluca Codeghini Flaw & order è una scultura in sospeso, ordinata tra memoria e disfunzione che trae piacere nel tempo del ricordo. Indaga anche l’inebetimento generato dal processo stesso della contemplazione. Si tratta anche un difetto che si ripete, un affetto sempre desideroso di attenzioni e percosse, infrazioni e maleducazione. Inoltre è un’opera con una fragilità poetica, ma anche una performance in potenza, formalizzata nello strumento col suo batterista nello spartito. Ha una sua dinamica esecutiva che sfrutta al massimo la natura cagionevole e frangibile del lavoro composto da oggetti in ceramica e vetro. Misure variabili, tappeto, telaio batteria, oggetti in ceramica e vetro, batterista.

La pubblicazione NO, NEON, NO CRY

NO, NEON, NO CRY è la pubblicazione che accompagna la mostra e sarà presentata il 21 ottobre. Nasce nell’agosto 1980 durante una lunga vacanza a Capo Faro di Salina, isole Eolie. Era l’estate della bomba, della strage di stato alla stazione di Bologna. Con me c’erano Stefano Delli, Valeria Medica, Antonia Ruggeri; poi è approdato Maurizio Vetrugno. Neon è nata per un caso e perché il mare era azzurro e il sole caldo, perché ci piacevamo, ci piaceva stare insieme, ci volevamo bene. Inventare un luogo e un progetto condiviso era una prospettiva entusiasmante. In assenza di un piano definito, neon rispondeva alla necessità nostra di fare e alla necessità generazionale di dare un seguito alle esperienze del ’77 bolognese. Oggi l’esposizione è il risultato della negoziazione fra un soggetto irriducibile alle norme museali e l’istituzione museo. Il libro non è un catalogo. 

Il video di Gianluca Codeghini

Finissage, gli altri appuntamenti oltre all’azione di Gianluca Codeghini

Il 22 ottobre è in programma l’incontro Due o tre cose che non so di neon. Una conversazione aperta con gli autori dei testi, gli artisti, il pubblico: a partire da neon parlare del mondo intorno e fuori dal museo.

Domenica 23 ottobre interventi e azioni

Pino Parini sarà il protagonista di Carta Straccia, 1968/2022, performance. Presentata per la prima volta nel 1968 alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, la performance porta l’attenzione sulle operazioni mentali che concorrono alla costruzione di una rappresentazione visiva. Sono azioni che i ricercatori del Centro di Cibernetica e di Attività Linguistiche dell’Università di Milano (fondato nel 1957) hanno analizzato per individuare i processi per guidare la “macchina che osserva e descrive”. Un dispositivo dotato di un sistema in grado di percepire, categorizzare e semantizzare l’ambiente circostante. Parini ha contribuito al progetto di ricerca, diretto da Silvio Ceccato, studiando il rapporto di interdipendenza tra percezione visiva, rappresentazione mentale e linguaggio. La sua teoria dei “dinamismi attenzionali” si è rivelata uno strumento utile per lo sviluppo di un metodo di educazione visiva, oltre che per l’analisi delle operazioni mentali in ambito cibernetico. 

Pino Parini e la Cibernetica

Tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60, Parini e un Gruppo di Ricerca Cibernetica incrociano la ricerca artistica alla scientifica e la riflessione filosofica. Un pionieristico approccio analitico all’arte che mise in luce il ruolo svolto dal linguaggio nella costruzione di una rappresentazione visiva. Un approccio che sorprese anche Lucio Fontana in visita a una mostra di Parini organizzata alla Galleria del Prisma a Milano nel 1959. Un avvicinamento costruttivo all’immagine proposto da Parini, se pur situato in un contesto storico, culturale e tecnologico nel frattempo mutato. Anche dialettico rispetto alla tesi che la “logica delle immagini” sia irriducibile alla logica predicativa del linguaggio.

L’installazione di Aurelio Andrighetto, oltre a Gianluca Codeghini

La performance s’inserisce nel public program della mostra NO, NEON, NO CRY in continuità con Scultura impossibile (2020) di Aurelio Andrighetto. Un lavoro composto da un numero di copie di un libro impilate l’una sull’altra che i visitatori hanno prelevato nel corso della mostra. Carta straccia sostituisce la stampata, portando l’attenzione sul ruolo svolto dal linguaggio nella costruzione delle rappresentazioni visive. Il passaggio dalla scultura (impossibile) alla performance, anche sulla fluidità tra linguaggi e discipline che ha caratterizzato l’attività trentennale della galleria Neon. 

Dario Bellini e Collettivo 10dieciventi20

Il Piede di Filippo Tommaso Marinetti è andato in scena al teatro Dal Verme di Milano nel 1915 e mai più rappresentato. Aveva, secondo le ricostruzioni, la quarta parete aperta su un baratro spazio-temporale. Riapparso in sogno con tutti i dettagli della messa in scena all’autore nel 2015 costituisce il primo dei quattro livelli di una scultura teatrale di Dario Bellini. Primo livello: l’inedita e plausibile pièce di Marinetti; secondo livello: l’interazione polemica col pubblico. Quindi il terzo: arte sull’arte, annoso metatesto tra la pressione degli eventi e le ragioni dell’arte. Infine quarto: gli slogan, i diktat inamovibili cui siamo incatenati. Così concepito è una commedia con un epilogo patetico e senza alcuno sviluppo.

Performance di Elio Marchesini in collaborazione con Francesco Voltolina

NO, NEON, NO CRY MAMbo presenta una performance di Elio Marchesini, importante figura nel panorama della musica sia classica che contemporanea. Un percussionista noto al pubblico anche per le sue esibizioni sperimentali e per la sua vicinanza al mondo della ricerca artistica. La performance, nata dalla collaborazione con Francesco Voltolina, ha come protagonista la scultura Fontana I attualmente presente in mostra negli spazi della ProjectRoom

Un scultura sonora

Racconta l’autore: “La scultura era concepita durante una seduta di ipnosi e dopo averne realizzata una prima versione, era nata in me la convinzione che la forma fosse in grado di suonare. Ne avevo quindi fatta realizzare una seconda versione in bronzo che aveva rivelato sorprendenti qualità acustiche. Il ricordo di una bellissima performance di Elio Marchesini, tenuta negli spazzi di Assab One, a Milano, mi aveva spinto a scrivere a Elio che fino ad allora non conoscevo personalmente. Il messaggio raccontava in modo semplice la genesi di quel lavoro. La risposta non aveva tardato ad arrivare e il giorno successivo ero nel suo studio, con Elio che provava in modi diversi a suonare quell’insolita forma. Al termine dell’incontro, con mia grande sorpresa, mi aveva proposto di suonare dal vivo la scultura”.                              

Al finissage oltre a Gianluca Codeghini anche Elio Marchesini

Il lavoro di Elio Marchesini consiste nell’ascolto degli armonici che vanno dalla nota fondamentale della Risonanza di Schumann. Il suono non udibile generato dal nostro pianeta, al suono prodotto dall‘opera. Malgrado non sia udibile si ritiene che il nostro cervello, come tutto il nostro corpo, sia costantemente influenzato dalla risonanza. Alla prima nota si aggiungeranno progressivamente note suonate utilizzando diversi gong per poi concludere con il suono generato dalla scultura, un’esperienza uditiva capace di coinvolgere anche sul piano psico-fisico. Il fisico Winfried Otto Schumann, ha calcolato matematicamente nel 1952 la risonanza magnetica globale generata dalle scariche elettriche dei fulmini. Si propaga nella cavità formata tra la crosta terrestre e la ionosfera. Lo studio della risonanza di Schumann costituisce un passo avanti importante nella conoscenza del nostro pianeta e dei riflessi che questi campi elettromagnetici invisibili hanno sulla nostra vita e sulla nostra salute.

Angelo Candiano con Gianluca Codeghini

Mi sembra un’opportunità unica e mi rende felice solo l’idea di far figliare la Mutante che è esposta negli spazi di MAMbo. Continua a raccogliere la luce intorno a sé dopo una ventina d’anni dall’inizio del processo di concepimento (tecnoconcet). Non è una cosa complicata, basta una stanzetta o un angolo stesso del salone o l’antibagno da oscurare opportunamente e da illuminare con luce di sicurezza da camera oscura fotografica. Un piano su due cavalletti, due bacinelle di formato adeguato per il trattamento (assolutamente innocuo ed ecologico) e la nuova ricarica in carta foto. La durata dell’happening potrebbe durare intorno alle due ore forse tre massimo. Tutto qui. Il figlio nato denominato Cella vorrei che diventasse parte della collezione del MAMbo.

Fabio Sandri e Gianluca Codeghini

Mi piacerebbe estrarre la carta/negativo impressionata da tutti i giorni della mostra dal filtro e riportare il suo sviluppo positivo. Dovrei estrarre l’impronta nei prossimi giorni per avere il tempo dello sviluppo ed esporlo poi al posto del dispositivo domenica 23, ultimo giorno della mostra … e donarlo al MAMbo.

Immagine da cartella stampa.

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

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