giovedì, Aprile 25, 2024

Giambattista Vico, un filosofo della storia

Oggi ricorre l’anniversario della nascita di Giambattista Vico, un filosofo della storia. Con Vico la filosofia moderna affronta per la prima volta il problema del mondo storico, nelle sue strutture e nei suoi significati.

Giambattista Vico, un po’ di biografia

Il filosofo nacque a Napoli il 23 giugno 1668. Studiò filosofia scolastica e diritto. Dopo gli studi ebbe un impiego come precettore nella casa a Vatolla del marchese Rocca. Quando ritornò a Napoli ottenne la cattedra di retorica all’Università degli Studi di Napoli.

Il pensatore partenopeo raggiunse intorno al 1720 la prima idea della sua opera fondamentale, la Scienza nuova. A quest’opera però il filosofo vi lavorò incessantemente fino alla fine dei suoi giorni. La morte portò via Giambattista Vico il 23 gennaio 1744.

Giambattista Vico, filosofo partenopeo

Le opere di Giambattista Vico

Cinque Orazioni inaugurali appartengono alla carriera universitaria di Vico. La più importante delle orazioni porta il titolo Sul metodo degli studi del nostro tempo. Altro prestigioso lavoro del pensatore è De antiquissima Italorum sapientia ex linguae Latinae originibus eruenda. Le altre opere sono Risposta al giornale dei letterati, Seconda risposta, Principi di una scienza nuova intorno alla comune natura delle nazioni, l’Autobiografia.

Giambattista Vico e il De Antiquissima

La Scienza nuova

In Vico troviamo il concetto dell’antitesi tra conoscenza umana e conoscenza divina. Ma cogliamo anche l’identificazione tra il “verum” e “factum” quindi il principio secondo cui Dio e l’uomo possono conoscere con verità solo quello che fanno. Un siffatto principio restringe la conoscenza umana. Difatti per l’uomo il mondo della natura resta misterioso. L’uomo non può conoscere il mondo della natura perchè è la creazione di Dio.

La conoscenza umana si scopre impotente nei confronti del mondo della natura ma le è aperto il mondo delle creazioni umane. Vico nella Scienza nuova riconosce come oggetto proprio della conoscenza umana, in quanto creazione umana, il mondo della storia. Difatti l’uomo può rintracciare le leggi e l’ordine del mondo della storia. Il pensatore partenopeo definisce così il dominio di conoscenza dell’individuo: la storia.

Filologia e Filosofia nella Scienza nuova

Per Vico la storia deve fondarsi sulla filologia e sulla filosofia. La prima viene intesa sia come studio della lingua e sia come una manifestazione tramandata della civiltà umana. Così descritta, la filologia si mostra come la “coscienza del certo”. Dall’altra parte c’è la filosofia. Essa è descritta dal pensatore come lo studio delle cause e delle leggi che spiegano i fatti. Viene altresì definita come “coscienza del vero”.

La filosofia e la filologia devono quindi procedere insieme perchè, secondo Vico, devono inverare il certo ed accertare il vero. La Scienza nuova necessita della filosofia e della filologia per instaurare l’indagine sul mondo storico.

Giambattista Vico: la storia ideale eterna

Dice Vico: “L’uomo caduto nella disperazione di tutti i soccorsi della natura desidera una cosa superiore che lo salvasse”. Il pensatore porta l’attenzione sul piano superiore alla natura e all’uomo. Dio è questo piano superiore. Perciò l’uomo tende a uscire dal suo stato di caduta per muovere verso un ordine divino. L’uomo effettua un conato, uno sforzo per andare al di là del disordine degli impulsi primitivi.

La scienza della storia ha un significato preciso per Vico. Ha il significato di una “teologia civile e ragionata della provvidenza divina”. La storia dimostra al filosofo napoletano l’ordina provvidenziale che si va attuando nella società umana. La storia permette all’uomo di sollevarsi dalla sua miseria primitiva e di tendere ad un ordine che è universale ed eterno. Proprio quest’ordine provvidenziale è ciò che Vico denomina “storia ideal eterna”.

Le tre età della storia

La successione di tre età è la linfa della storia eterna. L’età degli dei si configura come la prima età. In questa gli uomini avvertono le forze soprannaturali. Le potenze, divinità terribili e punitrici, stimolano gli uomini ad organizzarsi in tribù e famiglie. I primi ordini civili sono importanti perchè respingono la bestialità delle forze divine.

La seconda età è l’età degli eroi. Con gli eroi comincia la vita delle città. Sempre in questa età prendono forma le repubbliche fondate sulla classe aristocratica.

L’ultima età porta il nome di età degli uomini. Qui l’attenzione si sposta sulle rivendicazioni delle plebi. La massa popolari infatti rivendica l’uguaglianza e la giustizia sociale. Giambattista Vico inoltre ci dice che nell’ultima età si sviluppa il concetto di filosofia come metafisica, non più sentita o fantasticata, ma ragionata. Quindi prodotta dalla riflessione consapevole.

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