La crisi che abbiamo attraversato, la più grave dal dopo-guerra, ci ha lasciato un incremento della povertà, ci sono 1,5 milioni di famiglie povere. Chi governa deve riconoscere il problema e tra i meriti dell’Alleanza c’è il merito di aver alimentato un atteggiamento esigente verso questo problema” – così il premier Paolo Gentiloni ha esordito durante la firma per il Memorandum d’intesa sul Reddito di inclusione a Palazzo Chigi. “Questa sala – ha poi aggiunto – ci dice che governo e Alleanza contro la povertà, un arcipelago molto vasto di forze sociali e sindacali, sono insieme per un impegno rilevante e si ripromettono di lavorare insieme”.
Tra i vari punti d’intesa che sono stati concordati nel memorandum firmato a Palazzo Chigi tra Paolo Gentiloni e l’Alleanza contro la povertà vi sono alcuni criteri come quello per determinare l’accesso dei beneficiari della misura e quello per stabilire l’importo del beneficio; inoltre, sono stati stabiliti i meccanismi per evitare che si crei un disincentivo economico alla ricerca di occupazione, l’attivazione di una linea di finanziamento strutturale per i servizi alla persona, il finanziamento dei servizi, l’individuazione di una struttura nazionale permanente che affianchi le amministrazioni territoriali competenti, la definizione di un piano operativo per la realizzazione delle attività di monitoraggio continuo della misura e la definizione di forme di gestione associata della stessa.
“Oggi è un primo risultato ma è la prima volta che l’Italia si dota di uno strumento universale”.Gentiloni ha annunciato che i decreti legislativi della legge delega “arriveranno entro fine mese”. Ha poi aggiunto – “La crisi che abbiamo attraversato, la più grave dal dopo-guerra, ci ha lasciato un incremento della povertà, ci sono 1,5 mln di famiglie povere. Chi governa deve riconoscere il problema e tra i meriti dell’Alleanza c’è il merito di aver alimentato un atteggiamento esigente verso questo problema”
Nell’intesa raggiunta tra l’Alleanza e il governo è previsto anche che il reddito Isee non sia l’unico criterio per l’accesso al Reddito Inclusione sociale (Reis), ma si tenga conto anche del reddito disponibile, così da permettere l’accesso alla misura anche a chi è proprietario della casa in cui abita, ma versa in stato di povertà. Per accedere al Reis bisogna non avere un reddito ISEE superiore ai 6 mila euro, superiore a quella usata oggi per il Sia stabilita a 3 mila euro.
Inoltre, si è trattato anche il caso dell’occupazione. Infatti, per evitare che il beneficio si trasformi in un disincentivo alla ricerca di un’occupazione stabile, il Ministero del Lavoro sta studiando dei meccanismi per i quali la misura, in versione ridotta, venga erogata anche nel caso di incremento del reddito al di sopra della soglia di accesso al beneficio.
Comunque sia, entro la fine dell’anno il governo presenterà un piano di monitoraggio per verificare l’applicazione del Reis su tutto il territorio nazionale. Esso sarà in grando di definire tutte le modalità operative per la raccolta dei dati e i soggetti coinvolti; gli indicatori qualitativi e quantitativi per la verifica dell’attuazione del Reis, sia per la parte di sostegno al reddito che per i servizi alla persona. Il memorandum si conclude con la previsione che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali si impegni alla gestione associata del Reis nel territorio e che la definizione delle forme di gestione associata sia di competenza delle regioni.