Gabriella Benedini: viaggio e rielaborazione

Un viaggio in Medio oriente ispira sculture che hanno l'unitarietà e la varietà dei paesi che ha visitato

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Gabriella Benedini, Memorie del vento / Vele, 2004. Scultura legno, tela e ferro

Sabato 26 marzo alle 11, la Fondazione Sabe per l’arte presenta il secondo evento espositivo del 2022. Si tratta della mostra personale di Gabriella Benedini dal titolo Un viaggio, a cura di Francesco Tedeschi. Lo spazio espositivo, inaugurato a novembre nei pressi del Museo d’Arte di Ravenna, intende porsi quale punto di riferimento per la diffusione dell’arte contemporanea. Particolare attenzione è data alla scultura.


Il mercante Marco Polo e i viaggi in Oriente


Cosa caratterizza le opere di Gabriella Benedini?

La mostra riprende un filone del lavoro dell’artista incentrato su alcune opere realizzate tra il 2005 e il 2007. Benedini ha poi reinterpretato i lavori per l’occasione con nuove integrazioni ed elaborazioni. Il corpus centrale è formato da creazioni che rimandano ai viaggi compiuti negli anni Settanta, in luoghi che sono per Gabriella dei serbatoi di memorie e di emozioni. Sono Iraq, Afghanistan e alcuni territori dell’Asia. Riemersi a distanza di tempo nel suo immaginario, hanno dato vita alle Mappe e alle sculture dove si sovrappongono riferimenti agli strumenti di misurazione. Ha ideato tra gli anni Novanta e i primi Duemila anche Arpe, ora in rielaborazione per effetto della presenza di ulteriori elementi narrativi. In dialogo diretto si aggiungono le Vele, simboli di una navigazione in atto.

L’artista Gabriella Benedini

Gabriella Benedini nasce a Cremona nel 1932 e si diploma all’Istituto Paolo Toschi di Parma. Poi frequenta alcuni corsi dell’Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di Pompeo Borra. Dopo un determinante soggiorno a Parigi dalla fine del 1957 al 1960, dove si svolgono le sue prime esposizioni, sceglie di stabilirsi a Milano. Con l’amico Bepi Romagnoni entra in contatto con la Galleria Bergamini che ospita nel maggio 1962 la sua personale, cui ne seguono altre negli anni successivi.

Voglia di esprimersi e poesia

Ama la letteratura, la poesia soprattutto, che alimenta la sua costante ricerca, e i viaggi, esperienze fondamentali e ben poco convenzionali per mete e modalità. Attenta a quanto avviene attorno a sé, percorre sempre un cammino indipendente, senza identificarsi in gruppi e movimenti. Riceve numerosi riconoscimenti: nel 1966 il premio all’XI Concorso nazionale di pittura Premio Ramazzotti e nel 2009 Scultura nella città. Progetti per Milano. Moltissime le rassegne che documentano la sua instancabile attività e l’urgenza di esprimere il suo ricco mondo interiore. Partecipa a importanti manifestazioni come la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. Nel 2022 il suo lavoro è parte della collettiva Astratte. Donne e astrazione in Italia 1930-2000, a cura di Elena Di Raddo, alla Villa Olmo di Como.

Fondazione Sabe per l’arte a Ravenna

Istituita nel 2021, diffondere l’espressione attuale a Ravenna attraverso mostre, incontri, proiezioni e altre attività culturali. Presieduta da Norberto Bezzi e da Mirella Saluzzo, si avvale della consulenza di un Comitato scientifico. Coordina Francesco Tedeschi, docente di storia dell’arte contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il gruppo è composto dai professori Claudio Marra, Federica Muzzarelli, Claudio Spadoni e Gian Luca Tusini dell’Ateneo di Bologna. Si aggiunge Claudio Spadoni, ex direttore del Museo d’Arte della città di Ravenna. La direzione artistica è affidata a Pasquale Fameli, critico d’arte e studioso. La Fondazione si dedica inoltre alla catalogazione delle opere di Mirella Saluzzo e alla costituzione di una biblioteca specializzata in scultura.

Un percorso che è un’installazione unitaria

La metafora del viaggio è la chiave narrativa che connette le varie parti di un percorso che ha i tratti di un’installazione unitaria. Tuttavia l’esposizione è costituita da parti o episodi distinti. La mostra presenta lavori di carattere ambientale, a Arpe si affiancano parti di relitti marini. Ai resti di navi l’artista affida la memoria di viaggi compiuti nel tempo e nello spazio. I lavori a parete sono Mappe, nelle quali forme e colori estremamente ridotti riportano le tracce di luoghi dimenticati nelle pieghe della storia. Un’indagine implicitamente “archeologica” che rivela però il suo interesse per una parte del mondo quasi trascurata negli equilibri del Novecento. Da alcuni decenni è però tornata a avere una sua prepotente evidenza. 

La genesi dell’arte

La mostra idealmente si ricollega alla personale di Mirella Saluzzo inaugurata lo scorso novembre. Infatti, sono esposti alcuni lavori dell’artista che rivelano corrispondenze con immagini di un viaggio proiettato in un altrove imprecisato. Le suggestioni evocate da opere come Voyager ed Explorer contengono la volontà di ricordare la tensione all’esplorazione che accompagna ogni atto umano. In particolare, la genesi artistica riveste una peculiare capacità di sintesi. Il progetto espositivo è completato da un catalogo edito da Danilo Montanari. Sarà arricchito da alcuni incontri che coinvolgono studiosi, quali Franco Farinelli e Raffaele Milani. La mostra proseguirà alla Fondazione Sabe per l’arte fino al 16 luglio.

Immagine da cartella stampa.