giovedì, Aprile 18, 2024

Gabriele Montefusco, autore di “Se è vero come dicono”

Oggi Gabriele Montefusco, giovanissimo ufficiale della Marina mercantile italiana, si racconta al nostro giornale. Il tema della chiacchierata verte sulla sua passione per la scrittura e di come questo interesse si intrecci con la sua professione. Proprio da questa inclinazione personale è scaturita la sua prova letteraria Se è vero come dicono, romanzo di cui sarà l’autore a parlarci nell’intervista.

1. Iniziamo dai preliminari: chi è Gabriele Montefusco? Dove vive? Cos’ha studiato? Come trascorre il tempo libero?

Senza dilungarsi troppo in complicate descrizioni basta dire che sono un ufficiale della Marina mercantile italiana. Mi sono diplomato al liceo scientifico. Successivamente, volendo intraprendere la carriera del mare in abiti civili, mi sono diplomato nuovamente ad una scuola professionale: l’istituto nautico.

Le dinamiche odierne del mondo del lavoro, a differenza di vent’anni fa, pretendono che si abbiano determinati requisiti indispensabili prima di poter essere accolti in determinati ambiti. Per questo motivo, dopo il secondo diploma mi sono ritrovato a frequentare l’Accademia Italiana della Marina Mercantile per il mio curriculum.

Vivo nel paese di Leporano, in campagna, nella provincia di Taranto. Il tempo libero, che è davvero poco quando si fa un lavoro come il mio, lo trascorro divertendomi in svariati lavori artigianali, studi di astronomia e fisica e, ovviamente, scrivendo.

2. Ecco, parliamo di scrittura. Quando e per quali ragioni hai deciso di scrivere? Libero sfogo artistico o desiderio di veicolare specifici contenuti al pubblico?

La voglia di scrivere un romanzo è nata da un profondo senso di malessere adolescenziale, quello che caratterizza un po’ tutti alla fine. Alcuni si sfogano con atti di ribellione, imbrattano i muri, altri si drogano, io scrivevo. La ragion di scrivere non è stata sempre la stessa anzi, ha subito una sua evoluzione. Da libero sfogo cieco sotto forma di quelle primissime prove letterarie – poesiole stracolme di sentimentalismi – è diventato uno sfogo un po’ più mirato.

Lo stile è andato via via perfezionandosi da sé, lasciando spazio a racconti più elaborati, ricchi di personaggi e dinamiche complesse: è nato il primo vero e proprio romanzo. È stato un libro giallo, Disumana Umanità. Decisi di pubblicarlo come primo esperimento maturo. Ovviamente recava ancora molte imperfezioni stilistiche e necessitava di un’infinità di smussature, ma era il primo passo e meritava di essere riconosciuto.

A questo sono seguiti altri romanzi di diverso genere che ho tenuto per me, ognuno via via sempre più ricco e migliore del precedente ma non ancora perfetti. È stato con il mio ultimo romanzo, Se è vero come dicono, che penso di aver raggiunto un discreto livello stilistico, mescendo attentamente la giusta dose di dialoghi e descrizioni per creare un plot sempre imprevedibile e ricco di flashback che tenga il lettore con il fiato sospeso fino alla fine.

Ho sempre cercato di comunicare qualcosa con i miei libri e non parlo solo delle mie emozioni né dei miei sentimenti, anche perché i miei personaggi molte volte provano sentimenti opposti e possono avere idee contrastanti. Cerco di lanciare dei messaggi che il lettore può cogliere e scoprire di pensare e condividere anch’egli. Alla fine è a questo che serve leggere: capire gli altri per capire meglio se stessi.

3. Parlaci del tuo ultimo romanzo: chi sono i personaggi? Quali tematiche tratti?

I miei personaggi sono semplicemente gli Eroi sconfitti della nostra epoca, sospesi in un tempo che potrebbe essere trent’anni fa o appena ieri. Non sono gli inetti della letteratura del ‘900. Sono quelli che oggi pur avendo tutte le carte in regola per essere gli Eroi del racconto, pur avendo combattuto sono stati sconfitti. La vita si è burlata di loro e della loro dignità, a dispetto del karma, della legge del contrappasso e di tutte quelle teorie che le persone si inventano per convincersi che le aspetta sicuramente qualcosa di meglio.

E son queste le tematiche che tratta questo romanzo: l’amore, l’amicizia e lo scorrere inesorabile del tempo che dirada i capelli e accentua i solchi a zampa di gallina intorno agli occhi. Infine c’è la morte, che non è al termine del romanzo ma dietro. È come la postilla minuscola al margine del contratto che nasconde la grande truffa.

I miei personaggi hanno paura della morte e avvertono come davvero possano essere pesanti gli anni e i silenzi accumulati sotto il tappeto. Proprio loro che sono stati ingannati mentre appassiva pian piano la loro giovinezza e la fresca spensieratezza di quando si è ragazzi, quando i problemi non sono davvero problemi e le albe hanno un sapore diverso.

4. In che modo la tua vita privata entra all’interno delle tue narrazioni? Dici di essere appassionato di lavori manuali e navigazione: pensi che queste passioni influenzino in qualche modo la tua scrittura?

Dire che la mia vita privata non c’entri con le mie narrazioni sarebbe una bugia. Nelle mie narrazioni c’è un po’ la vita di tutti, è una trasposizione della realtà e la psicologia dei personaggi è solo il calco di quella di persone realmente esistenti. Queste poi si combinano tra loro creando caratteri sempre diversi e imprevedibili. Sono appassionato di lavori manuali, ma credo c’entri poco con il gusto di scrivere. Il fatto è che il mio obiettivo è sempre stato creare qualcosa di bello dal nulla. Questo per me vale un po’ in tutti gli ambiti, che sia poi un romanzo o un orologio di legno, o ancora una borsa di pelle, per me non c’è alcuna differenza.

5. Hai progetti letterari a cui stai lavorando? Se sì, ci regali qualche anticipo?

Ultimamente mi sto dedicando alla divulgazione scientifica, per quanto riguarda il mio ramo di conoscenze ovviamente. Cioè alla trasposizione di argomenti complessi in parole più semplici per dare modo a chi si approccia a questi studi di non gettare la spugna davanti ai primi ostacoli apparentemente insormontabili. Ancora peggio, accade anche troppo spesso che si finga o ci si autoconvinca di aver compreso un argomento o una questione, senza invece aver capito praticamente nulla. Proprio per ovviare a questi problemi, credo nell’utilità di una divulgazione seria ma che, al contempo, possa essere fruita da quante più persone possibili.

6. Ogni scrittore è prima di tutto lettore, di sé e degli altri. Abbiamo parlato della tua attività da scrittore, adesso passiamo alla tua vita da lettore. Cosa leggi? Quali generi preferisci? Ci sono libri che ti hanno segnato particolarmente?

Non ho un solo genere preferito. Il mio genere è uno stato d’animo. Dipende dal libro in sé piuttosto che dal genere a cui appartiene. Personalmente posso comunque dire di apprezzare i romanzi di formazione, mentre non apprezzo granché i thriller. Un libro secondo me deve essere un luogo in cui si ha piacere a restare e magari anche a tornare di tanto in tanto. Ah, amo molto anche i fantasy!

Ci sono dei libri che indubbiamente posso dire di portare nel cuore e che mi hanno sicuramente segnato. Per citarne alcuni: La Principessa Sposa di William Goldman, Il Deserto dei Tartari di Dino Buzzati, La Scacchiera Nera di Miki Monticelli, L’Ombra del Vento di Carlos Ruiz Zafon. Non sono titoli importanti e magari non sono gli scrittori blasonati del momento o del passato, eppure sono romanzi che hanno suscitato in me forti emozioni.

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