domenica, Ottobre 6, 2024

Friedrich Nietzsche, nasceva oggi il filosofo esistenzialista

Il 15 ottobre 1844 nasceva il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Precursore e iniziatore di molteplici linee di riflessione che verranno ampiamente sviluppate dall’esistenzialismo novecentesco, il suo ruolo nella storia del pensiero occidentale è preminente. Le riflessioni del filosofo, infatti, si mossero in aperta critica al paradigma positivistico imperante nella seconda metà dell’Ottocento e alle certezze ottimistiche di cui esso si faceva promotore. In questa posizione di controtendenza, Nietzsche diede rilievo a tematiche quali il senso di crisi, la noia, il dubbio, il sospetto e l’irrazionalismo, che saranno argomenti focali nel panorama filosofico del Novecento.

Nietzsche, un passo indietro

Nietzsche si forma come filologo classico nelle città di Bonn e Lipsia. Proprio durante questo periodo entra in contatto e si lascia affascinare dal pensiero di Arthur Schopenhauer, critico di quell’idealismo impersonato, in primo luogo, da Friedrich Hegel. A questi interessi, sempre nello stesso periodo, si aggiunse anche la passione per la musica del compositore romantico Richard Wagner. Con lui, il filosofo intreccia anche un buon rapporto di amicizia, salvo poi il venir meno del legame a causa di profonde divergenze intellettuali tra i due.

La nascita della tragedia

Non ancora terminato il dottorato, nel 1869 Nietzsche ha l’opportunità di intraprendere la carriera accademica, ricoprendo, sempre a Basilea, la cattedra di Filologia classica. Molti sono i saggi scritti durante questo periodo e la sua carriera come filologo procede brillantemente, pur non senza contrasti con altri accademici. Basti pensare alla querelle che suscita La nascita della tragedia dallo spirito della musica (1872), prima opera matura scritta dal filologo, a 28 anni, in cui si analizza come i due spiriti antiteticamente opposti e complementari di dionisiaco (irrazionale) e apollineo (razionale) abbiano contribuito alla formazione del genere tragico nella Grecia antica.

In quest’opera, almeno secondo l’intenzione di Nietzsche, scienza e arte – ossia filologia e filologia – dovevano convivere nella medesima opera, per meglio analizzare la materia trattata. Il lavoro dello studioso, però, viene o accolta freddamente per la sua eccessiva stravaganza, come dal maestro Friedrich Ritschl, o stroncata per la sua mancanza di scientificità, come fa Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, rispondendo all’opera nietzschiana con il pamphlet Filologia dell’avvenire! (1873).

Altre opere e la fine dell’attività accademica

Molte altre sono le opere scritte dal filologo in questo periodo, sempre più orientato verso orizzonti filosofici: si pensi alle quattro Considerazioni inattuali (1873-1876), riguardanti la condizione della cultura europea a lui coeva, e la raccolta di aforismi, con una dedica a Voltaire, Umano, troppo umano (1878), libro che causa la rottura con Wagner.

Le condizioni di salute di Nietzsche, tuttavia, vanno via via peggiorando. Sempre più fitti e ricorrenti sono, infatti, le manifestazioni di gravi disturbi psichici, destinati a degenerare in modo assai più pervasivo. Nel 1879, dato il perdurare e l’aggravarsi dello stato di malessere, all’età di 34 anni Nietzsche decide di abbandonare definitivamente l’insegnamento.

Le opere filosofiche di Nietzsche

La nuova fase della vita di Nietzsche si apre così all’insegna del senso di profonda solitudine e isolamento. A questo si aggiungono il declino del suo stato di salute mentale e i vagabondaggi tra la Svizzera e l’Italia settentrionale. Nel 1879 pubblica Opinioni e sentenze diverse, seguito, con data 1880, da Il viandante e la sua ombra. Queste due opere verranno poi, nel 1886, ripubblicate insieme come secondo volume di Umano, troppo umano. Nel 1881 è la volta di Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali.

Mentre si trovava a Roma, nel 1882, il filosofo fa la conoscenza, nella basilica di San Pietro, della scrittrice e psicoanalista Lou von Salomé. Insieme a lei e al filosofo Paul Rée, Nietzsche progetta un periodo di studi tutti insieme. Si vengono a creare tuttavia situazioni di profonde tensioni e conflittualità tra i tre, causate da un interesse non ricambiato che Nietzsche nutre per Salomé. Sempre a quest’anno risale La gaia scienza, opera in cui sono contenuti l’annuncio della morte di Dio – metafora della decadenza dei valori del mondo occidentale – e la teoria dell’eterno ritorno dell’uguale – che stabilisce l’infinita circolarità del tempo e degli eventi.

Übermensch

Segue il Così parlò Zarathustra (1883-1885), nel quale viene affrontato il tema dell’avvento dell’oltreuomo, spesso impropriamente detto anche “superuomo”. Il termine (Übermensch, in tedesco) designa quell’individuo che nel proprio percorso esistenziale, dopo aver attraversato la fase di nichilismo passivo derivante dalla scoperta della mancanza di senso della vita umana, si evolve verso uno stato di nichilismo attivo. In questa fase, è l’uomo stesso, in virtù della propria volontà (di potenza), a conferire senso alla realtà.

Nel 1886 il filosofo dà alle stampe Al di là del bene e del male. In quest’opera Nietzsche ripercorre i temi e gli argomenti del proprio percorso intellettuale, scagliandosi in particolare contro la vacuità morale dei filosofi del proprio secolo. Segue, poi, la Genealogia della morale (1887). Qui, oltre ai vari problemi circa l’origine di bene e male, si affronta anche la differenza tra la morale dei signori e quella degli schiavi. I primi, secondo Nietzsche, sono olteuomini che “dicono sì alla vita”, ossia dominano il proprio destino con atteggiamento vitalistico e positivo, imprimendo su di esso il senso che vogliono che abbia, anche mettendo a repentaglio la propria vita. I secondi, diversamente, pavidi e passivi non osavo esercitare la propria volontà creatrice e plasmante sull’esistenza che conducono, finendo per sottomettersi al dominio dei primi.

Prima della follia, che lo colpirà irrimediabilmente a Torino nel 1889, ha modo di portare a termine le proprie ultime opere. Queste sono il Crepuscolo degli idoli (1888) e L’Anticristo (pubblicata solo nel 1895, nonostante fosse coeva al Crepuscolo). Dello stesso anno vorrebbe essere anche La volontà di potenza. Tentativo di una trasvalutazione di tutti i valori, lavoro che però non sarà mai realizzato. Postuma, invece, esce Ecce homo, (1908, ma ultimata venti anni prima) autobiografia del filosofo il cui insegnamento, ancora oggi, insegna a “diventare ciò che si è”.

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