Francia – aeroporto di Orly: Ziyed Ben Belgacem, anche lui un “lupo solitario”?

Non convince la matrice islamica invocata dall’assalitore della pattuglia di militari. Il suo gesto sembra più il punto di non ritorno di un delinquente alla deriva che quello di un individuo pericoloso e radicalizzato. Un attacco terroristico “spontaneo” che sembrava rispondere all’appello “colpite i miscredenti d’Europa” effettuato dalle organizzazioni djihadiste ma che, in questo caso, non si rivela coerente con il profilo dell’aggressore.

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La dinamica dei fatti

Poco prima delle 7 di sabato mattina, Ziyed Ben Belgacem viene fermato per un controllo automobilistico per guida veloce. Favorisce i suoi documenti ma subito dopo apre il fuoco ferendo lievemente un agente di polizia; quindi si da alla fuga in direzione di un bar del quale è assiduo frequentatore. Lì minaccia i clienti e tira qualche colpo di pistola ma fortunatamente nessuno viene ferito; da quel momento, il processo distruttore si fa crescendo. Ruba una macchina e si dirige verso l’aeroporto.

Sono le 8.22 quando arriva al terminale sud di Orly ed aggredisce un gruppo di tre militari (due uomini ed una donna) che stanno effettuando una ronda in mimetica e con l’arma a tracolla, come prevedono le regole dello stato d’emergenza decretato dopo gli attentati parigini del 13 novembre 2015. L’uomo si avventa sulla soldatessa, l’afferra per un braccio e la usa come scudo puntandole il revolver alla tempia. Dopo una colluttazione che durerà più di due minuti, riesce ad impossessarsi del fucile mitragliatore della donna, fa di quest’ultima un ostaggio e grida “abbassate le armi, mani in testa, sono qui per morire per volontà di Allah (…) ci saranno dei morti”. Immediatamente i militari aprono il fuoco e al terzo colpo l’uomo viene abbattuto.

Su di lui saranno ritrovati il revolver, 750 euro, un pacchetto di sigarette ed un accendino; nel suo zaino, una tannica di benzina. L’esame autoptico rivelerà invece che Belgacem aveva nel sangue 0.93g/l di alcol, tracce di cannabis e di cocaina; in pratica l’uomo aveva bevuto l’equivalente di una mezza bottiglia di wisky e si era drogato.

Un piccolo delinquente

“Mio figlio non è mai stato un terrorista. Non pregava mai e beveva. Ed ecco dove si arriva  sotto l’influsso del l’alcool e del cannabis” dirà subito il padre dopo essersi spontaneamente presentato alla polizia.

Nato in Francia da genitori tunisini nel 1978, Ziyed Ben Belgacem era conosciuto dalla polizia ma solamente per delitti minori. Già dall’età di 22 anni rapinava gli uffici postali della regione parigina. Nel 2001 viene per la prima volta condannato a 5 anni di reclusione per furto a mano armata e nel 2009 a 3 e 5 anni per traffico di stupefacenti. Durante i suoi successivi anni di reclusione tra il 2011 e il 2012, verrà segnalato come essendo “al principio” di una radicalizzazione ma l’uomo non sarà mai schedato come “fiche S” (sicurezza dello stato); La sua casa verrà tuttavia perquisita nel 2015 nell’ambito dello stato d’emergenza ma non sarà trovato alcunché di rilevante. Dopo la sua ultima scarcerazione per furto a settembre del 2016, Belgacem si trasferisce al sesto piano di un immobile in un quartiere popolare della banlieue parigina, Garges-lès-Gonesse ed è sottoposto a controllo giudiziario. I suoi vicini lo descrivono come un uomo rinchiuso che nessuno conosce realmente; “un piccolo diavolo” ricorda Hatice la sua dirimpettaia. Anche l’ultima perquisizione di sabato scorso si è rivelata infruttuosa ai fini di ricostruire una qualsiasi appartenenza ad una cellula terroristica: Nessuna lettera di fedeltà all’ISIS, nessuna bandiera, nessun viaggio di addestramento in Siria e nessun segno di premeditazione; “solo” qualche grammo di cocaina, un machete ed alcuni contanti in divisa straniera.

Europol: “i lupi solitari sono psicotici, cosi gli attentati sono ancora più gravi”

In una nota integrativa in data del 20 luglio 2016 che aggiorna il rapporto annuale sul terrorismo in Europa, l’Europol pone l’accento sulla salute mentale degli attentatori, rilevando che il 35% degli autori di fatti avvenuti tra il 2010 e il 2015 soffriva di problemi mentali, “un aspetto che, legato all’ideologia o alla religione, diventa un’aggravante in grado di rafforzare l’attacco”.

L’agenzia sottolinea inoltre come sia difficile individuare ed impedire gli attacchi spontanei ed individuali e come questa sia oramai la tattica preferita dall’Isis e da Al-Qaeda. Un pozzo inesauribile di “soldati” pronti a servire o giustificare i loro istinti bestiali in nome di un’ideologia con la quale hanno poco in comune.

Ieri Berlino, Nizza, Orlando, Wurzburg, Parigi e oggi Londra. La lista è lunga e purtroppo non rimarrà esaustiva.