giovedì, Aprile 25, 2024

Fiodor Dostoievskij, il padre del romanzo psicologico

Nasce a Mosca l’11 novembre del 1821 Fiodor Dostoievskij, padre del romanzo psicologico, uomo vertiginosamente profondo e sensibile che ha donato alla letteratura mondiale personaggi “umani, troppo umani” mostrando il fascino della psicologia umana.

Una vita, un manifesto letterario

“È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.” Nonostante Dostoievskij fosse nato da una famiglia bigotta e autoritaria, lacerata dalla figura del padre ubriacone e violento, la morte di entrambi i genitori fu l’origine del proprio trauma infantile dal quale nacquero poi attacchi epilettici che lo hanno accompagnato per tutta la sua vita. Seguendo con malavoglia gli studi alla scuola del Genio militare a Pietroburgo, da subito mostra uno spiccato interesse per la letteratura e con la pubblicazione del primo romanzo “Povera gente” sancisce il suo ingresso nel modo dei letterati e raggiunge alti elogi anche dai critici più severi. Nel 1849, dopo aver frequentato un circolo socialista, viene condannato a morte, ma graziato la pena si commutò in otto anni di lavoro forzato in Siberia. In questi anni la sua epilessia si acutisce, scrive in preda alle allucinazioni e nella sua mente si affollano pensieri sempre più confusi. Tornato a Pietroburgo nel 1858, riprende l’attività di scrittore e giornalista, ma la sua vita viene lacerata ancora di più dal vizio del gioco e della morte della moglie e della figlia. In questi anni Dostoievskij, avendo conosciuto la fragilità e la disperazione più cupa, dà luce ai suoi più grandi romanzi.

Dalla coscienza lacerata nasce il romanzo psicologico

Dostoievskij, padre del romanzo psicologico, dopo aver attraversato le vie più cupe e lacere della vita e della coscienza umana, dà vita a romanzi caratterizzati da una narrazione soggettiva, che filtra gli eventi attraverso l’animo contorto e tormentato dei personaggi senza mai spiegare i passaggi psicologici e lasciando nell’ambiguo il lettore. Lo scrittore sente la necessità di analizzare le situazioni e gli animi più miseri, spogli e controversi della società, gli emarginati e i pazzi: porta alla luce il senso della doppiezza della psiche umana (nel “Il Sosia”), conflitti laceranti della coscienza (nel “Delitto e Castigo) e soprattutto il sottosuolo della vita umana (in “Memorie del Sottosuolo”).

Le pagine dostoievskiane reggono le tensioni esasperate di ritratti nudi e febbrili di personaggi in cui si annida l’appollineo e il dionisiaco della coscienza umana, portata spesso all’esasperazione e abbandonata. Le parole di Dostoievskij non lasciano solo nessuno.


La morte di Dostoevskij il 9 febbraio 1881


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