martedì, Aprile 16, 2024

“Fimmina lingua longa e amica degli sbirri”. Il ricordo di Rita Atria.

Ragazza giusta, rivoluzionaria e onesta. Nata a Partanna, in provincia di Trapani, Rita Atria è figlia di un piccolo boss locale, Don Vito Atria. Cresciuta tra complotti, strategie e “uomini potenti”, seppur adolescente, inizia già a nutrire sentimenti di disprezzo verso un mondo corrotto, sporco e disonesto che si arricchiva grazie ai traffici di droga e al precedente terremoto che aveva colpito il suo paese. Nel 1985 il padre viene ucciso per mano mafiosa e la piccola Rita riversa tutto il suo affetto su Nicola, il fratello maggiore. Questo, nonostante i tentativi da parte della moglie di dissuaderlo dalla strada che voleva imboccare, decide di seguire le orme del padre.

Rita continua a coltivare un rapporto importante con il fratello che le rivela molti segreti sugli uomini che avevano ucciso il padre e sui traffici mafiosi del paese.

Ben presto la ragazza subirà un nuovo lutto. L’amato fratello venne infatti ucciso nel 1991. A seguito di questa tragica perdita la moglie, Pietra Aiello, donna di famiglia onesta che da sempre contestava gli affari del marito, collabora con la giustizia e per questo viene trasferita in una località segreta. A causa della scelta della cognata, Calogero, al tempo fidanzato di Rita, decide di lasciarla.

Un incontro speciale, però, le cambierà la vita. La ragazza conosce Paolo Borsellino, un uomo disposto ad ascoltarla e proteggerla. Lei ripone totale fiducia nel magistrato, raccontando tutte le sue conoscenze e indicando persone, compreso l’ex sindaco del paese che aveva governato nel post terremoto. A questo punto l’adolescente diventa orfana perché, oltre ad aver perso il padre, viene rinnegata dalla madre e insultata da tutto il paese che la vedeva come ” fimmina lingua longa e amica degli sbirri”. Rita raggiunge la cognata e diventa anch’ella testimone di giustizia.

Ricordiamo oggi, a distanza di 26 anni, la morte della giovane. La ragazza non ha retto il peso della perdita di Borsellino. Questo triste evento l’ha portata a togliersi la vita.

“Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza te sono morta”

Abbandonata da tutto il paese, Rita viene lasciata da sola anche nella morta. Al funerale, infatti, non si presenterà alcun concittadino e la madre, in un tempo successivo, si recherà al cimitero in cui riposava la figlia e la rinnegherà ancora una volta, infangandone il ricordo rompendo la foto che la rappresentava.

La ragazza, nel suo diario, parla così nelle sue notti di ricordi del paese d’origine:

” È notte e nel cielo c’è soltanto silenzio e un gran buio. La città intorno a me è ancora sveglia e piena di luci. Ascolto ma non sento. Quella città è troppo lontana da me o forse io da lei. Comunque sia non sapere qual è la mia città mi fa solo capire quanto sia dolce il dolore che ci lega ai suoi ricordi”

Nelle ultime pagine di questo diario troviamo poi un invito a combattere la mafia che c’è dentro noi, nel nostro modo di comportarci, prima di occuparci di quella più tipicamente sociale.

“Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici. La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi”

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