giovedì, Aprile 25, 2024

Eutanasia tra etica e Pietas

Senza parole

Chi non ha letto in questi giorni la storia di Noa Pothoven? Le notizie si sono susseguite rapidamente. E’ stato scritto che la ragazza aveva ottenuto l’eutanasia a 17 anni per una sofferenza psichica incurabile. I commenti hanno invaso il web: sull’eutanasia, sull’Olanda, sulla sacralità della vita, sull’incompetenza dei curanti. Poi qualcuno si è informato. Ha scoperto che Noa non ha ottenuto l’eutanasia, anzi, le è stata negata. Avrebbe dovuto sottoporsi a delle cure e poi eventualmente ripresentare la domanda a 21 anni. Troppi. Ha scelto di morire senza aiuti. Ha smesso di mangiare e di bere. Si è suicidata.

La sofferenza di Noa

I fatti raccontano di una ragazza che, nel corso della sua breve vita aveva subito due violenze sessuali e che da queste violenze aveva sviluppato un disagio psichico da quale non è più riuscita ad uscire. Ci ha provato? Certamente: ha scritto un libro, una modalità spesso efficace per elaborare i traumi, trasferire sulla carta le proprie emozioni equivale a esorcizzarle, renderle innocue. Ci hanno provato i familiari? Non ho dubbi. Ci hanno provato i medici? Anche qui non ho dubbi.

La violenza umana

La violenza ritorna come tema: come un disco rotto ripete la stessa frase in un inciampo della puntina.

E più la società è ‘civile’, più la violenza è traumatica. Perché apparentemente ci allontaniamo dalla bestialità umana che hanno vissuto le ragazze yazide, le donne africane nei campi libici, che sono immerse ancora in un mondo in cui prevale la legge del più forte e lottano per la sopravvivenza fisica: non c’è spazio per la malattia psichica nelle società arcaiche. Tutto si gioca sulla sopravvivenza della specie.

Siamo una società civile?

Ma noi? Noi ci attribuiamo il titolo di ‘società civile’, ci siamo dati delle regole, parliamo di ‘diritti umani’ e non siamo più pronti alla guerra. I nostri bambini giocano negli asili montessoriani, steineriani e apprendono ad essere protetti. Quando poi crescono però vengono bombardati da messaggi sessuali, dall’importanza del piacere, dal dover prendere dalla vita il più possibile. A fianco della notizia su Noa la pubblicità di un costume da bagno succinto, con una modella ammiccante che trasmette il messaggio di un femminile alla ricerca di esperienze sessuali.

Le nostre contraddizioni

La nostra ‘società civile’ è un coacervo di contraddizioni, in cui vale tutto e il contrario di tutto. Siamo invasi dai doppi messaggi, dalla doppia morale, e dall’ipocrisia che si annida sotto la morale. Difendiamo la vita di un embrione con la spada dell’etica e accettiamo la morte in mare di migliaia di persone in fuga. Difendiamo ‘la vita’ a prescindere. A prescindere da cosa? Dal suo senso. Parliamo della necessità di assecondare la natura ma siamo proprio noi che l’abbiamo sovvertita, in tutti i modi: quanta gente morirebbe se non ci fossero i trapianti? Ci siamo sostituiti al creatore in tutti i modi possibili, parliamo con l’arroganza di chi pensa di avere la verità. Non accettiamo la morte.

E’ quello il vero problema: proclamare a gran voce la fede nella resurrezione di Cristo e poi non accettare la caducità della vita. Non rispettare la fragilità, la diversità, strumentalizzare ogni dolore, manipolare la verità.

Eutanasia e suicidio

Nella civilissima Olanda tre uomini hanno abusato di una bambina, distruggendo la sua psiche per sempre, resistente alle cure, mancante di resilienza. Mancante di strumenti interiori, vittima della legge del più forte, della selezione naturale, reminiscenza dei luoghi e delle ere arcaiche. Noa era una bambina in una favola dove è comparso l’orco, e l’orco l’ha uccisa.

Etica e pietas

Non possono esserci giudizi, non c’è l’etica della vita, l’etica è stata persa molto tempo prima.

L’etica deve fare spazio alla pietas: il dovere del rispetto dell’altro, la devozione, la preghiera. L’attenzione compassionevole verso ciò che è mortale. Abbandonare l’onnipotenza e accettare la fragilità.

Laura Quagliarini
Laura Quagliarini
Faccio il medico psichiatra, sono sposata e ho tre figli. Ho sempre avuto la passione per la scrittura e ho sempre scritto, di tutto. Da poco tempo ho trovato il coraggio di condividere i miei scritti, le riflessioni e i disegni.

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