Ci sono importanti novità sul fronte delle indagini sull’esplosioni che ha devastato il porto di Beirut lo scorso agosto. La corte di cassazione libanese ha rimosso infatti il giudice che stava seguendo il caso, FAdi Sawan, tardando ancor di più le ricerche che milioni di libanesi vogliono conoscere. Sono passati infatti oltre sei mesi da quel terribile evento e non abbiamo ancora elementi per decifrare in maniera chiara chi e perchè ha voluto quell’attacco. Uno dei più grandi e devastanti che il Libano ricordi.
L’episodio è stato commentato negativamente da Human Rights Watch, perchè “è un insulto delle vittime“. “Il popolo libanese merita delle risposte“, ha commentato la ricercatrice HRW Aya Majzoub.
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Quando proseguiranno le indagini sulle esplosioni di Beirut?
La mossa di prelevare il giudice, come detto, tarderà indagini già di per se complicate. Nel dicembre 2020 il giudice Fadi Sawan, ora rimosso, ha accusato tre ex ministri e il primo ministro uscente di negligenza per l’esplosione di agosto, che ha devastato il già precario Libano. L’accusa del giudice era legata al fatto che il nitrato d’ammonio, colpevole dell’esplosione, era stato fermo in un hangar del porto per tredici anni. Hassan Diab e gli ex ministri Ali Hassan Khalil e Ghazi Zuaiter, entrambi del movimento sciita Amal, hanno spinto la corte di cassazione a rimuovere il giudice Sawan, per accuse infodate sulla loro persona. Questi ultimi prima si erano erano appellati all’immunità istuzionale. Ora la palla torna al governo centrale, al ministro uscente Marie Claude Najm, che deve nominare un nuovo giudice. Dietro la procedura di nomina si nascondono però numerosi cavilli che prorogheranno ancora di più questo processo, fondamentale per il futuro del piccolo, e sfortunato, paese mediorientale.
