Esercito egiziano in appoggio a Bashar Al Assad

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l'esercito egiziano

Un nuovo colpo di scena nella lunga guerra siriana. 150 soldati scelti si sono recati in Siria. Combatteranno al fianco di Damasco. Cambierebbe la geografia del conflitto. La Lega Araba, finora compatta contro Assad, perderebbe il suo membro più importante. L’iniziativa militare dell’esercito egiziano riavvicina anche sul piano militare il Cairo e Damasco. Paesi, un tempo alleati di ferro e accomunate tra il 1958 e il 1961 nella Repubblica Araba Unita (RAU) di nasseriana memoria.

Esercito egiziano affianco all’esercito arabo siriano

Secondo fonti militari, l’Egitto ha inviato quasi 150 soldati in Siria. Truppe egiziane sono entrate in Siria attraverso l’aeroporto militare di Hama in coordinamento con le Guardie rivoluzionarie iraniane.

Sono state successivamente dispiegate nella campagna occidentale di Aleppo e nell’Idlib meridionale. Precisamente nella zona di Khan al-Asal, Aleppo e intorno alla città di Saraqib, Idlib.

I soldati egiziani sono soldati scelti e ben equipaggiati affiancheranno l’Esercito Arabo Siriano in prima linea contro le fazioni FSA “moderate” dell’opposizione siriana.

L’arrivo dei soldati egiziani coincide con il crescente dispiegamento di gruppi iraniani e di forze del SAA in prima linea contro le forze di opposizione dispiegate nella zona di de-escalation in occasione delle recenti violazioni del cessate il fuoco in corso nella regione.

L’Idlib rientra in una zona di disgregazione stabilita in un accordo tra Turchia e Russia alla fine del 2018. Le forze della FSA hanno costantemente violato i termini del cessate il fuoco, lanciando frequenti attacchi all’interno della zona.

Un protocollo del 6 marzo tra Ankara e Mosca ha esortato tutte le parti a fermare i combattimenti nella zona di de-escalation.

Presenza dell’esercito egiziano in Siria come risposta all’espansione Turca nella regione

Nel 2016 l’Egitto ha smentito la presenza di proprie forze militari in Siria, riportata dalla stampa libanese il 24 novembre.

Lo stesso giorno il presidente egiziano aveva espresso il proprio sostegno alle forze armate siriane. Smarcando in modo eclatante l’Arabia Saudita ed Emirati del Golfo Persico che finanziando Il Cairo ma sostengono anche i ribelli che combattono il governo di Bashar al Assad.

In termini militari le truppe di al-Sisi in Siria avrebbero l’opportunità di maturare un‘importante esperienza nelle operazioni contro insurrezionali. Azioni in cui le truppe siriane sono diventate maestre dopo nove anni di guerra. La collocazione anche militare del Cairo al fianco di Damasco ha del resto una precisa ragione strategica.


Haftar vuol trasferire il potere in Libia alla LNA


Esercito turco in Libia considerato ostile da Egitto

Le politiche espansionistiche della Turchia in Libia vanno in paralello a quelle perpetrate in Siria. Sostegno economico militare a militari e jihadisti per raggiungere i propri scopi geopolitici nella regione.

La destabilizzazione Siriana mira non solo il controllo delle risorse energetiche accessibili ai turchi ma anche quello del popolo Curdo in Siria.

L’aiuto egiziano a Haftar per contrastare i rifornimenti dell’esercito turco nei porti di Misurata e Tripoli è una reazione all’accordo di Erdogan siglato con il governo islamista di Fayez al-Serraj nel dicembre 2019. Serraj chiede un intervento militare in difesa di Tripoli.

La presenza di soldati egiziani a Khan Al-Asal e Saraqeb è un messaggio egiziano alla Turchia che la presenza militare turca vicino al confine egiziano [con la Libia] è ostile e ostilità che sarà accolta con una presenza militare egiziana vicino al confine turco.

Il segnale è indirizzato non solo alla Turchia ma anche a alle fazioni egiziane anti Assad. Fazioni che creano tensioni sociali tramite manifestazioni violente dove hanno tentato di inrompere nell’ambasciata Siriana per issare una bandiera del FSA.

La politica espanssionistica in Siria e in Libia hanno avvicinato l’Egitto a una collaborazione più attiva con la Federazione Russa. Collaborazione che mira allo stesso obbiettivo, contrastare l’influenza Turco-USA sia in Siria che in Libia per ristabilire la pace.