venerdì, Aprile 19, 2024

Escalation dei ribelli Houthi in Arabia: sale la tensione

Nuova escalation di violenze da parte dei ribelli Houthi in Arabia Saudita. Negli ultimi giorni, le forze della coalizione saudita hanno intercettato una serie di droni e missili, in particolare nel Sud del paese. Le autorità del Regno attribuiscono la maggior parte degli attacchi proprio alle milizie sciite sostenute dall’Iran.

Nuova escalation dei ribelli Houthi?

I ribelli Houthi attaccano l’Arabia Saudita con missili e droni carichi di esplosivi. Negli ultimi giorni, le forze della colazione saudita hanno intercettato e respinto decine di attacchi missilistici, specialmente nel Sud del Regno. Molti dei quali rivendicati dagli stessi ribelli sciiti filo-iraniani. Ad ogni modo, una sequenza serrata. Procedendo a ritroso, il 3 maggio Riad ha dirottato un un missile balistico e due droni esplosivi lanciati dal gruppo yemenita verso la città meridionale di Najran. Mentre il giorno precedente, il 2 maggio, le forze regolari dell’esercito yemenita avevano inferto una sconfitta ai ribelli sostenuti dall’Iran sul fronte di Al-Kasara, nei pressi di Ma’rib. Stando a quanto riporta Al-Arabiya, durante gli scontri ha perso la vita il leader degli Houthi, Saleh bin Ali Ayed Al-Sharif. Nominato dai ribelli direttore del distretto di Majzar, è stato ucciso sul fronte di Al-Mashjah.

Altri attacchi

Il primo maggio, il Ministero della Difesa del Regno ha dichiarato che l’esercito saudita aveva neutralizzato un “mezzo aereo ostile”. Stavolta contro la città di Jeddah, nel Sud della penisola araba. Il 28 aprile, il gruppo yemenita aveva lanciato un drone in una base aerea militare nella città meridionale dell’Arabia Saudita di Khamis Mushait. Il portavoce militare dei ribelli, Yahya Sarea, ha rivendicato su Twitter l’attacco alla base aerea di King Khalid, a Khamis Mushait. Inoltre ha aggiunto: “Il colpo è stato preciso“. Le emittenti locali hanno confermato l’attentato. Tra queste la televisione nazionale saudita, Al Ekhbariya TV. L’emittente ha precisato che la coalizione di Riad aveva intercettato due droni esplosivi lanciati verso la base aerea. Mentre le forze saudite avevano individuato un altro drone diretto alla città di Jazan.


Yemen, a Marib scontri tra Houthi e coalizione araba: almeno 65 vittime


L’escalation dei ribelli Houthi

Quello stesso giorno, il 28 aprile, all’alba i ribelli Houthi avevano colpito un quartiere residenziale della città contesa di Ma’rib, nell’omonimo governatorato. Una regione ricca di gas, dove si affrontano le milizie sciite e l’esercito yemenita regolare sostenuto dagli Usa. Già in precedenza, la città settentrionale a 120 km a Est della capitale Sana’a era stata teatro di scontri. Quindi Ansar Allah, i ribelli Houthi, hanno continuato i loro attacchi transfrontalieri. Nonostante la proposta saudita del cessate in fuoco del 22 marzo. O in ragione di questa. A ben vedere, però, le tensioni erano divampate a gennaio. Nei primi mesi del 2021, infatti, il gruppo sostenuto dall’Iran ha intensificato gli attentati contro gli obiettivi sauditi.

Perché l’escalation dei ribelli Houthi?

Questo prendendo di mira dapprima gli impianti petroliferi, in particolare quelli della compagnia Aramco. Poi le città arabe, soprattutto quelle meridionali. In questo senso, la città di Najran rappresenta uno dei centri più colpiti. Ragion per cui questa nuova ondata di violenze non deve sorprendere, anzi. Gli Houthi hanno l’obiettivo di conquistare Ma’rib, l’ultima roccaforte del governo a Nord. Ora più che mai. Tanto che in una nota del 2 maggio, la coalizione saudita ha denunciato le milizie filo-iraniane di gravi violazioni della legge internazionale. Allo stesso modo, gli Emirati Arabi Uniti (UAE) hanno condannato gli attacchi che i ribelli rivolgevano contro gli obiettivi civili. Nella maggior parte dei casi compiuti in modo “intenzionale e sistematico”.


La violenza degli Houthi dilaga nello Yemen


Nessuna fine prossima

Pertanto, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale degli UAE aveva esortato la comunità internazionale a prendere una posizione. Soprattutto allo scopo di far cessare la guerriglia ai danni della sicurezza del Regno saudita. In tal senso, Abu Dhabi aveva fatto notare come il gruppo di militanti avesse preso di mira gli impianti per la forniture di energia. E, di conseguenza, la stabilità economica nazionale e mondiale. Per di più, la costante allerta avrebbe minacciato la pace e la stabilità regionali. Così, la tregua che era sostenuta dagli Usa e dalle Nazioni Unite non ha realizzato il risultato sperato. Piuttosto, ha rafforzato il morale e la combattività dei ribelli, che al momento detengono la maggior parte dello Yemen settentrionale.

Washington e i ribelli Houthi

Una volta assunto l’incarico, a gennaio, per Joe Biden i ribelli Houthi in Yemen sono diventati una priorità. Tanto che il presidente democratico ha nominato Tim Lenderking come inviato speciale Usa per lo Yemen. Il tutto allo scopo di rilanciare gli sforzi delle Nazioni Unite per raggiungere una soluzione della “guerra per procura”. A tal proposito, il 29 aprile Lenderking aveva tenuto colloqui esplorativi con funzionari governativi di Arabia Saudita e Oman. In prospettiva della visita, il Dipartimento di Stato Usa aveva dichiarato: “Le discussioni di Lenderking si concentreranno sull’assicurazione della consegna regolare e senza ostacoli di merci e assistenza umanitaria in tutto lo Yemen, sulla promozione di un cessate il fuoco duraturo e sulla transizione delle parti verso un processo politico“.


Ribelli Houthi: nuovo “regalo” dell’amministrazione Trump


Escalation dei ribelli Houthi per procura

La coalizione saudita era intervenuta nel conflitto in Yemen il 26 marzo 2015, dopo che i ribelli Houthi avevano estromesso il governo ufficiale dalla capitale Sanaa. Il golpe del 21 settembre 2014 era stato sostenuto dal precedente regime del defunto presidente Ali Abdullah Saleh. Da quel momento, i militanti sciiti radicati a Nord avevano cominciato a combattere per il controllo delle regioni meridionali del Paese. Così, si era aperta quella che sarebbe diventata una guerra per procura tra Arabia Saudita e Iran. Nonché una delle peggiori crisi umanitarie su scala internazionale, a detta delle Nazioni Unite. In un primo momento, il legittimo presidente Rabbo Mansour Hadi era stato confinato ai domiciliari presso la propria residenza nella capitale Sana’a.

Houthi contro Hadi

Questo fino a qualche settimana dopo, quando non era riuscito a fuggire. Prima ad Aden, la città portuale yemenita seconda per importanza. Nonché sede provvisoria del governo yemenita riconosciuto dalla comunità internazionale. E poi a Riad, capitale nel Regno saudita, dove ancora risiede. Al momento, Hadi è sostenuto dalla coalizione di paesi arabi capitanata da Riad. Tra questi, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Sudan e il Bahrain. Ma anche il Kuwait, il Qatar, l’Egitto, il Marocco, la Giordania e il Senegal. Dal canto loro, i militanti sciiti giustificano l’intervento per abolire un sistema corrotto e l’occupazione straniera. In questo, sono sostenuti dalle milizie libanesi filo-iraniane di Hezbollah e dall’Iran. Sebbene la Repubblica islamica assicuri che il suo sostegno ai ribelli sia solo politico.


Scontro Yemen Arabia Saudita: sale la tensione a Riad


Il ruolo dell’Iran

Intanto il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha ribadito il sostegno di Teheran a un cessate il fuoco in Yemen e a un ritorno ai colloqui. Questa apertura inaspettata era giunta in occasione della visita in Oman. Più precisamente nella capitale Muscat, dove il Ministro ha incontrato un portavoce del gruppo Ansar Allah, Mohammed Abdul Salam. Secondo un comunicato del dicastero, nel vertice Zarif “Ha osservato che una soluzione politica sia l’unica soluzione alla crisi dello Yemen“. Inoltre, il Ministro “ha ribadito il sostegno del nostro Paese al cessate il fuoco e ai colloqui tra yemeniti“. Nel suo incontro con Abdul Salam, che vive in esilio a Muscat, Zarif ha espresso rammarico per “i sei anni di guerra imposta al popolo dello Yemen”. Infine, il Ministro ha chiesto di porre fine alla guerra e di revocare l’embargo da parte dei sauditi. Come andrà a finire?


Situazione critica nello Yemen: Iran pro il cessate il fuoco

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

- Advertisement -spot_img

Latest Articles