giovedì, Aprile 25, 2024

ERNESTO CHE GUEVARA E “QUEL GIORNO DI OTTOBRE”

Quel 9 Ottobre 1967. Quella terra boliviana

«Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto, sapere a brutto grugno che Guevara era morto […] si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza perchè con lui era morta una nostra speranza». Le parole della canzone Stagioni di Guccini, una sorta di ode tutta per il Comandante sudamericano, descrivono un dispiacere autentico e grande. Ernesto Che Guevara è stato un politico, un saggio, un rivoluzionario, un combattente, un uomo vicino a tutti gli altri uomini. Il Che è stato un sognatore, un utopico verace. La sua morte segnò tutti: orientali, occidentali, sudamericani. Il ricordo di un uomo come Che Guevara ci fa sorridere perchè ci ricorda tutte le sue battaglie politiche, cosmopolite e ci stimola a rincorrere sempre le chimere perchè l’amore per la terra, per gli uomini, per la libertà e per la giustizia è forte, insormontabile, imperituro.

Un giovane Ernesto Guevara

Ernesto Che Guevara è amato da tanti giovani perchè è un esempio di limpidezza e coerenza, perchè non è mai stato demagogico, perchè quando parlava della difesa degli oppressi lo faceva perchè desiderava una vita egualitaria, senza l’imbarbarimento dettato dalle subalternità. Il Comandante Che Guevara sognava ma agiva, lottava con tenacia e amava con tutto il cuore; amava Cuba, la rivoluzione, la libertà. Amava il sapere e la politica, amava gli uomini senza distinzione. Odiava il capitalismo spietato, l’indifferenza per i drammi causati dalla povertà; ripudiava le catene, quelle visibili ma soprattutto quelle invisibili. Oggi, 9 ottobre 2019, è un giorno in cui commemoriamo non la morte del comandante ma la fine di una vita meravigliosa e piena. Rileggiamo l’ultimo capitolo della storia di Ernesto Che Guevara, quello dell’impresa in Bolivia.

L’IMPRESA IN BOLIVIA. LA MORTE DI CHI HA CREDUTO NELL’UNIVERSALITÁ DELLA RIVOLUZIONE

Il 15 Ottobre 1967 dalla bocca di Fidel Castro le parole, desolate e meste, annunciatrici della morte del Comandante Che Guevara, avvenuta il giorno 9 dello stesso mese e dello stesso anno. Il Che morì in Bolivia nel mentre di un progetto a lui tanto caro: l’internazionalismo della rivoluzione.

Ernesto Che Guevara fu interessato all’economia, all’industrializzazione ma ciò che per lui ebbe un peso prominente fu l’intenzione di diffondere negli altri paesi gli ideali della “Rivoluzione”. Che Guevara fu il fautore dell’esportazione della rivoluzione: desiderava portare la rivoluzione in ogni paese sfruttato, desiderava unire tutti gli oppressi e desiderava divenire il difensore di tutti gli aneliti dei più deboli. Perchè fu scelta la Bolivia come “giardino” su cui far germogliare la pretesa di una rivoluzione universale?

Inizialmente Che Guevara pensò all’Africa per creare e rafforzare “ribellioni” che rendessero più difficile all’imperialismo il soffocamento della rivoluzione; fu poi scelta la Bolivia rispettando la volontà di Fidel Castro. Fidel scelse la terra boliviana tenendo conto di alcuni fattori geopolitici come i confini strategici ma soprattutto la scelse perchè il Partito Comunista Boliviano sembrò essere molto in linea con le tensioni ideologiche cubane. In Bolivia l’obiettivo non fu una facile vittoria ma quello di costruire l’ossatura di un esercito continentale cementato nella lotta. Guevara inoltre pensò anche di poter rilanciare su basi nuove l’unità del fronte proletario e collegare le “ribellioni” del momento.

Il Che giunse in Bolivia per selezionare e allenare il nucleo dirigente del futuro esercito rivoluzionario continentale ma quando mise piede in terra boliviana trovò un Partito Comunista non molto sincero: il partito non fornì gli uomini promessi e scoraggiò tutti i militanti impegnati. Il partito boliviano inoltre reclamò di assumere la direzione politica e militare del progetto cubano. Ernesto Che Guevara si oppose alle richieste e seguì la rottura con i comunisti della Bolivia. Per Che Guevara la spaccatura significò la fine di ogni collegamento con le città, con i territori più favorevoli alla guerriglia, con un mondo più esterno. Il Diario che Che Guevara stilò nel periodo boliviano rivela una profonda inquietudine del comandante; tra le pagine del Diario si può leggere l’angoscia sull’isolamento e sulla mancanza di rinforzi ma soprattutto si palesa una sfiducia nel movimento comunista internazionale perchè per Ernesto Che Guevara fondamentale fu il tentativo di trovare un’altra via per consolidare il potere, una via diversa dagli sterili compromessi e dalle strategie di palazzo.

Gli inizi in terra boliviana non solo non furono buoni ma furono il presagio di una fine infausta: le guerriglie comandate da Ernesto Che Guevara ebbero un andamento difficoltoso. Le spedizioni condotte dal Che furono osteggiate da innumerevoli ostacoli: tranelli nemici, carenza di armi, di rinforzi, di viveri e soprattutto dagli attacchi delle truppe governative boliviane. Una prima e drammatica imboscata a scapito del Che e dei suoi uomini avvenne in settembre 1967; quello fu anche l’ultimo combattimento capeggiato dal comandante. Tra le cause dell’intercettazione e delle pessime condizioni in cui si svolse quella guerriglia, una era legata alla costante preoccupazione di Ernesto Che Guevara per i feriti, che gli fece escludere un sentiero non percorribile dai compagni invalidi. Sembrerebbe dunque che a decidere la sorte di Ernesto Che Guevara tuttavia fu praticamente solo il caso; infatti il comando delle truppe governative aveva già deciso di abbandonare la zona ossia di lasciare la ricerca dei ribelli comunisti nella convinzione che i guerriglieri avessero completato lo sganciamento. Solo l’insistenza di un Maggiore e il ritrovamento di un mozzicone di sigaretta fecero modificare l’ordine di lasciare la zona e resero inevitabile l’ultimo scontro: quella tragica conclusione della vicenda non era dunque “fatalmente” predeterminata. La decisione di uccidere Guevara, poi di farne sparire il cadavere, fu presa molto in alto e fu eseguita con notevole tempestività.

Il corpo di Che Guevara, martoriato e logorato, fu ritrovato solo nel 1997 e riportato a Cuba. Noi non smetteremo mai di essere grati a Ernesto Che Guevara, ai suoi sogni, ai suoi ideali e al suo volere bene al mondo.

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